La precipitosa nomina di Mario Monti a Senatore a vita risponde al diktat dei cosiddetti "mercati". Esso è stato sempre considerato, al di là della sua autorevolezza, uomo dei "poteri forti"; e la sua nomina si inserisce perfettamente in questo quadro. Sul suo conto si dice che la "fede nell'Europa" sia il migliore biglietto da visita. Ma, a questo punto, occorre chiedersi: in quale Europa crede Mario Monti?
Si dice pure che egli non risponda ai canoni del freddo tecnocrate, che non abbia interessi personali da perseguire e che abbia a cuore solo l'interesse dell'Europa. Cosa ha fatto in concreto per L'Europa Mario Monti?
Laureatosi in economia alla Bocconi di Milano ha poi conseguito una specializzazione alla Yale University, studiando con James Tobin, teorico della famosa tassa sulle transazioni finanziarie, meglio nota come "Tobin Tax". Ha insegnato inoltre economia alla stessa Università Bocconi. Nel recente passato, come commissario UE, accogliendo il ricorso della Sun Microsistems, ha inflitto alla Microsoft una mega multa di circa mezzo miliardo di euro, condannando il gruppo americano a consegnare i codici sorgente per rendere i server compatibili con quello di Bill Gates. Ha un curriculum impeccabile, dunque, ma non ha esperienza politica. Se venisse nominato Presidente del Consiglio dovrebbe trattare con quella masnada di avventurieri nominati alla camera e al Senato. Ogni sua decisione, perciò, dovrà sempre passare attraverso le forche caudine del parlamento.
A chi si impegna oggi nella destituzione di fondamento a questa accusa, bisogna ricordare che tutti gli uomini dell'establishment economico europeo non sono eletti, ma designati. La designazione odierna è una sorta di investitura oligarchica, che però non risponde ad alcun canone tradizionale; manca, in altre parole, qualunque legame dall'alto verso l'alto. Per tale preciso motivo, questa ed altre nomine analoghe, appaiono veramente fuori luogo, se non altro perché non rispondono alla volontà popolare, sempre richiamata ad ogni piè sospinto. Appare evidente che la nomina di certi uomini sia sempre funzionale al gioco di Banche d'affari come la Goldman Sachs. Mario Draghi e Gianni Letta rappresentano due esempi calzanti di questa strategia monetaria.
L'accellerazione imposta da Napolitano in favore di Monti è il preludio ad un eventuale incarico per l'ex commissario europeo. Lo schema che probabilmente seguirà Monti sarà quello del già collaudato modello Dini, con la formazione di un governo tecnico svincolato dalle segreterie dei partiti, in specie IdV e Lega Nord. Monti dunque sfrutterà l'art. 92 della Costituzione per avere le "mani libere" nella nomina dei ministri. I mercati, in realtà, non chiedono Monti, ma una chiarezza politica che manca da tempo e che, per converso, avrebbe autorizzato un ritorno alle consultazioni elettorali.
E la crisi non è stata ingenerata dai mercati e nemmeno dai lavoratori. La crisi è stata ingenerata dalle Banche e dalla loro politica usuraia che inevitabilmente si riversa sull'ultimo anello della catena.
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