martedì 21 febbraio 2012

Avidità

Avidità fa rima con solidità; ed appare dunque positiva secondo questo semplice apparentamento. Forse se c'è una cosa che non può imputarsi a questo peccato capitale è questa:  è eterno; nel senso che non ammette pentimenti, quindi, come i diamanti,  è per sempre.
Per contro, l'opulenza non è un incentivo alla saggezza e nemmeno al funzionamento virtuoso di una comunità. Nell'ago della bilancia, dunque, si  dovrebbe dare preferenza all'avidità, piuttosto che alla sobrietà. Però, seguendo la rima, anche sobrietà fa rima con solidità. E la sobrietà combatte l'avidità ne respinge l'etica ed il comportamento.
Nell'agio ci si rilassa, si è contenti, appagati del proprio status, quindi, perché cambiare? Invece è la fame che fa l'uomo curioso e, soprattutto, furbo.
Allora, si dovrebbe dedurne che i più affamati sono quelli del terzo e quarto mondo. E lo sono sicuramente, ma non nel senso auspicato dal liberal-capitalismo. E' necessario infatti che a questa "fame" individuale vi sia anche l'ambiente adatto a farla sviluppare nel senso giusto. In tal caso  si potrebbe persino pensare che un anonimo Stefano Lavori, nato e vissuto nei quartieri spagnoli, figlio di una baldracca napoletana, sia capace di costruire una profittevole "mela" partenopea, in grado di surclassare i diretti concorrenti d'oltreoceano. E poi, magari creare pure un impero dal nulla, magari facendolo nascere in un basso abusivo dell'hinterland napoletano. Chi si è recato – almeno una volta nella vita – in una  Banca per chiedere un prestito sa benissimo a cosa va incontro.
                              Stefano Lavori e Stefano Vozzini si recano in Banca per chiedere un Finanziamento alla loro “idea”.
"Stay hungry, Stay foolish".  Detta così, la follia legata alla fame non porta a nulla di buono. Ma se Steve Jobs fosse nato a Napoli cosa sarebbe accaduto? Sarebbe diventato ugualmente l'inventore dei PC dalla mera iridata?  Esiste una Napoli dell’immaginario che esce dal solito cliché degli spaghetti e mandolini?  O, molto più semplicemente, si sarebbe limitato a vendere gli orologi Rolex clonati dai cinesi,  agli angoli di Piazza Garibaldi? Fantasie.
Una volta ascoltando la santa messa l'officiante pronunciò quella famosa frase del Vangelo secondo cui "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli..." Rimasi turbato. E non perché io fossi ricco e facessi una vita agiata.Il motivo era un altro. E perché mai non dovrebbe anche lui, anche se ha peccato, godere del perdono divino? Subito qualcuno mi risponderà che si, è possibile salvarsi, anche in questo caso.
Ma il mio, evidentemente, è un discorso di ordine più generale. Mi spiego meglio. Perché un ricco dovrebbe trovarsi in una condizione di partenza assai sfavorevole rispetto ad un povero? Forse per restituire nell'al di là ciò che è stato tolto nell'al di qua? Allora, però, occorre dire che l'al di là è eterno, mentre qui l'esistenza è un soffio di vento.
Non sono tutti figli del medesimo Dio? Non siamo forse tutti uguali di fronte al figlio dell'Uomo?
Evidentemente no. Da qui ne discende il fatto che la giustizia non presuppone l'uguaglianza. Ma, appunto, l'esatto contrario.
Sul fronte eminentemente pratico le cose si fanno ancor più interessanti. Nella vita di ogni giorno come si comporta l'avidità?
E' solo negativa o assume anche aspetti positivi?
Ieri, per caso, mi sono imbattuto in un vecchio film di Oliver Stone: "Wall Street".
            Interessante monologo di Gordon Gekko, diretto al suo “apprendista”,Bud Fox.

Il protagonista principale è un trader senza scrupoli,  che scala società "decotte" e mal gestite; le rileva per quattro soldi, ne assume il controllo, le smembra e le rivende, pezzo per pezzo, guadagnandoci sopra una fortuna. Il suo nome è tutto un programma: Gordon Gekko, pronunciato con la G molto dura e gutturale, stigmatizza perfettamente l'avidità: "Greed is godd".
Gekko nel mondo di Wall Street è assurto ad icona, a modello da imitare e seguire. Gekko è un mito. E' la produzione di denaro per il denaro, per il possesso fine a se stesso. E' la ricerca incessante di ricchezza, come unico fine da osservare e perseguire. Possedere il lusso in quanto tale, ostentarlo per suscitare invidie e frustrazioni. Il tutto evidenziato da volgari cliché, che ne mostrano l'estrema tracotanza. Anche la cultura è al suo servizio: legge l'arte della guerra di Sun Tzu e la mette abilmente in pratica. In lui non domina il mezzo tono, i colori sbiaditi. Tutto è chiaramente aggressivo.
Anche il suo sguardo è penetrante e sembra violentare chi gli sta di fronte. Lo si nota allorquando rimira con soddisfazione il suo  timido apprendista, il quale ammette candidamente che prima di diventare ricco non aveva mai capito quanto fosse povero.   Il suo allievo è un certo Bud Fox che, stufo della solita routine come broker, vuole uscire dall'anonimato e diventare come Gekko. Dopo varie peripezie, dove viene continuamente messo alla prova da Gordon, che in questo caso, assume il ruolo di una sorta di collaudatore antropologico, riesce quasi nel suo intento. Ma per farlo dovrà passare sul corpo di suo padre. Di lì la svolta che, a mio parere, da un senso a  tutto il  film. Gordon Gekko non è solo il prototipo del rampantismo, Gekko è la risposta "democratica" a chi è ricco sin dalla nascita. Infatti il suo nemico principale è Sir Larry Wildman, un facoltoso nobile  inglese, trasferitosi a New York. Gordon rappresenta il nuovo potere americano che si sostituisce a quello inglese nel dominio del mondo.
In effetti, tale modello sarà seguito negli Usa da tutti coloro che, in un modo o nell'altro - vedi il caso Enron - faranno dell'avidità la loro unica bandiera.
Gordon Gekko, contrariamente a quanto si può pensare in questi casi, non è solo un personaggio creato dalla fantasia del suo regista, non è un "anti-eroe" che vive solo nel mondo della celluloide; egli può davvero assurgere a mito calato nella realtà. E non è unico. Proprio perché è una risposta “democratica”, egli avrà tantissimi esempi reali. E la realtà, in questo caso, supera la fantasia.

mercoledì 15 febbraio 2012

Sfide inquietanti


Nell'euro area c'è bisogno di tirare su circa €93.5bn  per far fronte allo swap del debito; e non è detto che tale somma basti. Questo è quanto si legge sul Financial Times di oggi a firma di Peter Spiegel. E dopo questa notizia provatevi ad essere ottimisti.

venerdì 3 febbraio 2012



“C’è un detto secondo cui i politici sanno cosa fare ma non sanno come farsi rieleggere; è così che i popoli vengono ingannati e i politici vengono – a loro volta-  sostituiti dai tecnici che non hanno, o pensano di non avere, bisogno dei popoli,  E’ arrivato il tempo per interrompere questo circuito”.
da Uscita di Sicurezza di Giulio Tremonti.




Di fronte alla precedente crisi finanziaria, si era arrivati al punto in cui si era compresa l’urgenza di imporsi un comune standard di regole affinché la finanza sregolata (la finanza per la pura finanza) fosse ricondotta almeno ad una cornice di legalità,  attraverso l’adozione comune e condivisa di regole chiare e cogenti a livello internazionale (global legal standard). L’alta finanza, di fronte a questa possibilità, ha reagito come una bestia feroce e ha sferrato un vero e proprio colpo di coda. 
Questo evento metapolitico si è tradotto sulla “terra” della politica attraverso questi ultimi eventi. 
I tecnici della finanza si sono re-impadroniti dell’agenda politica. E, a  quel punto, i “politici” si sono divisi in due:
  1. chi ne capiva  poco (di economia e finanza) ha continuato (intimorito)  a rincorrere il  mercato,  spesso assecondandolo; a continuato imperterrito  a ripetere pappagallescamente i soliti falsi slogan e le sue parole vuote (“spread” ecc.);
  2. chi, viceversa, conosceva bene i meccanismi usurocratici globali si è messo al completo servizio della finanza.
Dunque, in definitiva, la finanza senza regole e, soprattutto, senza scrupoli, continua a crescere in modo esponenziale, a dominare incontrastata, in quanto la politica è ormai assente sia a livello nazionale sia a livello europeo ed ha perso totalmente il controllo della propria agenda. 
Quello che è successo negli ultimi quattro lustri  appare come una vera e propria rivoluzione. 
E’ una modificazione totale del manifestarsi del capitalismo selvaggio. Secondo Carlo Marx il capitale era il capitale fisso: cioè il capitale delle industrie e delle Banche che si opponeva alla forza-lavoro. Il capitale fisso circola in base al capitale circolante (che però è un ausiliario, un mero accessorio). A causa dell’instaurazione di una nuova situazione geografica (chiamata globalizzazione), di una nuova tecnologia (internet) il  capitalismo precedente (capitalismo perdente) era limitato alla ricchezza fisica… la nuova tecnologia informatica, invece,  ha consentito agli speculatori di andare oltre il capitale fisico… d’inventare in modo virtuale una ricchezza fittizia, infinita, una ricchezza reale inesistente se non nella comune convenzione e credenza che ci sia. Questo dato di fatto ha portato la finanza derivata ad superare di moltissime volte il valore del PIL; la qual cosa è abbastanza curiosa… perché se il PIL è il PIL la finanza non può (e non dovrebbe) essere maggiore del PIL medesimo. Non contenta di ciò l’alta finanza ha provveduto a corredare la sua pratica diabolica di un nuovo supporto ideologico, in quanto riteneva il liberismo  ormai una pratica desueta, superata, non più adatta alle nuove esigenze.  Al servizio è giunto immediatamente un nuovo clone ideologico: il mercatismo, che è in effetti la teoria del dominio assoluto dei mercati sulla politica e sul mondo. 
Noi ci troviamo dunque in una situazione mai verificatasi prima nella storia: il capitale circolante è divenuto il capitale dominante, ingenerando la cosiddetta dittatura del denaro. Essa domina su tutto: sul vecchio capitalismo, sugli stati che le hanno ceduto (in tutto o in parte ) la sovranità e sui popoli.

Questi ultimi reclamano inutilmente la sovranità. Non si sono accorti che adesso sono fuori tempo massimo.  Cosa ancora più grave e terrificante è che questo meccanismo finanziario, non è – come si potrebbe pensare – un “Sistema economico” come poteva essere il vecchio capitalismo o anche il modello socialista sovietico. Così l’apparente “tregua” odierna, non è il frutto di scelte ragionate ed assennate. Al contrario, esso non è altro che una mera variante sullo stesso tema, un abile escamotage per non dar nell’occhio e, soprattutto, per far si che i popoli (gregge belante) vengano depredati di tutte le loro ricchezze, senza che vi siano rivolte e tumulti significativi. Questo sistema è fondamentalmente anarchico. E’ un “Non – Sistema”. Una realtà fuorviante, attualmente fuori controllo. Una sorta di imbroglio alchemico, ingenerato dal maligno. In altre parole qui non c’è il liberismo di un Adam Smith  che voleva la ricchezza delle nazioni… qui il capitale è una sorta di Idrovora che divora tutto, nazioni comprese. Appare chiaro che quando questa idra avrà  “ingurgitato” le nazioni e  bevuto il sangue dei popoli divorerà se stessa, non avendo più nulla da cui attingere linfa vitale.
© ♚ Pierre