domenica 27 novembre 2011

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Il più famoso quotidiano statunitense ormai non sembra avere dubbi: le grandi banche di affari stanno già facendo le prove tecniche sull'eventuale crollo dell'Euro. Il mercato, fra l'altro, sta già allontanandosi dall'eurozona, poichè non esiste un governo unico e dunque nessuna sicurezza. Se la moneta tedesca subirà una rivalutazione del 25% a noi toccherebbe una svalutazione del 50%. Non esistono in letteratura economica esempi significativi. L'unico a cui si potrebbe far riferimento, soprattutto in via temporale, è quello dell'Argentina. Per l'Islanda dovremo aspettare ancora prima di trarre qualche  bilancio.
Ciò si tradurrà con un aumento vertiginoso dei prezzi, soprattutto dei prodotti petroliferi e dei prodotti importati. Per tal via sarà utile mettere le auto straniere in garage e tornare ad utilizzare la cara vecchia 500. Niente maggiolone VolksWagen: anche i ricambi saranno in vendita a costi proibitivi. Il lato positivo della faccenda va invece a beneficio delle case automobilistiche italiane che potrebbero sfruttare il vantaggio di una moneta svalutata nel mercato globale. Di tale congiuntura economica beneficerebbe anche lo Stato Sociale che potrebbe avere le mani libere per conferire pensioni e assegni di disoccupazione. Per converso, chi ne farebbe le spese sono i detentori di titoli e azioni ed i risparmiatori in genere che vedrebbero assottigliarsi il loro capitale. 
Una soluzione equa potrebbe trovarsi nel rimborsare solo i risparmiatori italiani, mandando a ramengo quelli stranieri. Ci si troverebbe in pratica con il debito dimezzato  e la possibilità concreta di tagliare drasticamente le tasse. L'Italia tirerebbe un sospiro di sollievo. Almeno fino ad un eventuale invasione straniera.
  ©  ♔Pier Luigi

sabato 26 novembre 2011

Rischio


L'euro è a rischio: è vero.  I motivi sono noti. Ma tutti fanno finta di non conoscerli. Non è difficile capire cosa voglia dire in concreto.  I sostenitori della moneta unica ritengono che un ritorno alle valute nazionali sia una sciagura: fughe di capitali, disoccupazione e inflazione oltre ai problemi collegati alla riconversione di una parte degli euro in un'altra moneta. Il circolo finanziario dirige il circo mediatico con le solite "ricette" da propinare al popolo bue. La rinomata Moody's ritiene che i fallimenti multipli  non siano  ipotesi fantasiose ma una concreta possibilità. Come per dire: se gli stati sovrani non si metteranno in riga facendo quadrare i conti e i bilanci, saranno guai per tutti.  Oggi il tesoro italiano  ha dovuto emettere 8,8 miliardi in titoli poliennali. Le banche sono molto pessimiste al riguardo. Solo se la  cancelliera cambierà idea sugli eurobond la crisi si attenuerà. Viceversa più tempo passa perggio sarà! Se la BCE non assumerà il ruolo di prestatore di ultima istanza, le banche dovranno prepararsi al fallimento. La Cancelliera tedesca pretende che i singoli paesi mettano a posto i propri conti pubblici come condizione per intervenire, parla di unione fiscale e di revisione dei trattati. Cose che richiedono mesi, mentre i capitali abbandonano i paesi in difficoltà con la velocità della luce. Per questi ed altri fattori ancora la situazione sembra precipitare.

Ormai anche nelle segrete stanze berlinesi ci si prepara ad una uscita dalla moneta unica. Le tappe della dipartita sarebbero state elaborate dall'Università Helmut Scmidt di Amburgo, che fa capo alle forze armate. Chiusura delle Banche, emissione delle nuove banconote, rigidi controlli alle frontiere, doppia circolazione delle due monete ed infine il passaggio al nuovo marco rivalutato del 25% rispetto all'euro.

Esistono comunque molte difficoltà nella uscita dall'euro. La moneta non è solo un mezzo per comprare beni e servizi. La moneta ha tre funzioni fondamentali: unità di conto, mezzo di pagamento, e riserva di valore, ragion per cui, vi sarà, come sempre accade chi ci perde e chi si arricchisce. Sicuramente occorre evitare la fuga di capitali all'estero e bloccare lo scambio di merci finché tutto sarà più chiaro.

Per l'Italia occorre conoscere come saranno rivalutati i titoli di debito e, soprattutto, quanto perderanno i detentori, poiché se i BTP rispondono alla normativa italiana, non così avverrà per le obbligazioni piazzate a Wall Strett! Per questo motivo alla dichiarazione di default occorrerà non pagare il debito e seguire l'esempio islandese, facendo a meno dell'euro e del FMI.
Ma è difficile che i nostri governi (mera espressione dell'alta finanza) facciano una scelta del genere...
  ©  ♔Pier Luigi

giovedì 24 novembre 2011

Euro-petardi

All'’asta dei Bund tedeschi c’è stato un fiasco. Un botto pauroso che nessuno si aspettava. Un titolo decennale tedesco è andato per un terzo “non-coperto”. E’ un altro chiarissimo segnale di come la crisi non interessi solo i paesi mediterranei. La crisi è generale. L’unione non sa che pesci pigliare. Cosa significa ciò? In primis significa che i nostri politici ci hanno mentito all’atto di entrare nella cosiddetta moneta unica. Non è stato un buon affare, soprattutto considerato il cambio della Lira con l'Euro. A parlare così non sono i soliti pur autorevoli euroscettici, come Antonio Martino o Giorgio La Malfa. Il malcontento comicia ad essere bipartisan. Il rettore dell'Università Bocconi di Milano, ritenuto da tutti come uno stimato ed autorevole economista, ha affermato fra l'altro: "Bisogna ammettere che abbiamo sbagliato".   I titoli dei debiti pubblici sono denominati in euro ma è come se fossero quotati in valuta straniera.  Ciò dimostra, se ancora ve ne fosse bisogno, che questa unione è surrettizia. L'euro è servita principalmente alla Germania.  Servirebbe una modifica dei trattati di Maastricht e di Lisbona. Mister Mario sembra invece avere le idee ben chiare e prepara al salasso gli italiani che vivono del loro lavoro. Questi ultimi  si accorgeranno presto di cosa significa praticamente “governo tecnico”. 

mercoledì 23 novembre 2011

Back run

Giorno dopo giorno i mercati continuano a scommettere e le risposte continuano a mancare. In questo tragico quadro lo spread è tuttora in salita. Anche questo non aiuta il governo. Il permanere della difficile situazione finanziaria ha rafforzato le tesi di coloro che non vedevano di buon occhio il governo tecnico e il commissariamento della democrazia.  Ieri la Spagna ha smaltito la sbornia post-elettorale e la corsa ai depositi bancari è già incominciata. I bonos a tre mesi avevano 5,22 di punti in più da pagare rispetto a quelli tedeschi. In Grecia il ritiro dei depositi dalle banche commerciali è arrivato a circa un quarto del totale dei depositi nell’ultimo anno. Ma anche le altre Banche europee e soprattutto quelle tedesche registrano un calo sui depositi. Per UniCredit i depositi sarebbero diminuiti del 10% e Banca intesa avrebbe visto addirittura una diminuzione del 16 %.   E il Belgio, tanto per cambiare,  si aggiunge nella danza dello Spread. Da Barroso a SarKozy tutti vogliono i soldi tedeschi.
Nella vita quotidiana come reagisce l’italiano medio? L’immagine del Paese è quella di una Bisanzio decadente. I consumi si sono notevolmente ridotti. La gente comincia a rendersi conto della portata della crisi e si rinchiude in casa, pensando alla famiglia, a difendere ciò che si a più a cuore.
Le difficoltà oggettive che Monti deve affrontare sono dunque enormi. I sacrifici in arrivo saranno difficili da digerire. E’ evidente che non esistono ricette miracolose. Ma è altrettanto evidente che queste non siano affatto risolutive se non si prenderanno in considerazione quelle che andranno a destrutturare l’intero sistema, rimuovendo le sacche di inefficienza e innalzando il livello dell’occupazione giovanile. Quest’ultima langue da troppo tempo e se non verranno presi dei provvedimenti all’altezza della situazione c’è il rischio specifico che la situazione prenda una piega davvero irreversibile, con conseguenze disastrose per tutti.
Intanto arriva il BTP-day…. e incomincia la truffa dell’oro alla patria…
© ♕Pier Luigi

sabato 19 novembre 2011

La nuova fase

Finalmente è calato il sipario sulle frivolezze italiche. Questa è l’unica nota gradevole. Il resto  si preannuncia come un concerto di note dolenti, a cominciare dall’Ici sulla prima casa. Intanto, i politicanti italiani, dopo le impertinenti incursioni giornalistiche che avevano messo a nudo la loro ignoranza in fatto di economia e finanza, sono alle prese con lo “Spread”, non per risolverlo, ma per imparare cosa sia, ovviamente… del resto come potrebbero risolvere qualcosa? Non hanno saputo far nulla per diciassette anni, a parte dire “si”, ed oggi sarebbe fin troppo ingeneroso chiedergli altro. All’uopo hanno cominciato a seguire dei corsi accelerati di economia e finanza. C’è da ben sperare, dunque.

A questo proposito, giova segnalare che i rischi di peggioramento per l’economia dell’eurozona sono aumentati, e le banche sono in estrema difficoltà. Da un paese vessato, ingessato in politiche rigoristiche, non ci si può aspettare niente di nuovo; ed è anche irrealistico credere che dopo la “cura Monti” vi sarà una rapida ripresa economica con una conseguente  crescita delle esportazioni. La globalizzazione dei mercati ha imposto una sonora batosta alla competitività del Paese-Italia che, per via della tassazione sul lavoro e sulle imprese, si trova- di fatto - spiazzato di fronte alle “tigri asiatiche”.  A questo devesi aggiungere la concorrenza sleale che viene fatta ai paesi dell’eurozona, in un contesto così fiacco di domanda mondiale e specialmente europea.

E mentre tutto ciò accade fra gli applausi scroscianti dell’opposizione e i continui ringraziamenti a Napolitano,  cosa pensa il Cavaliere? Ce ne eravamo dimenticati, tutti presi dall’insolvenza degli stati sovrani. Eppure lui, come sempre, è al lavoro.  Nei corridoi di Palazzo Grazioli si mormora che egli stia preparandosi per la campagna elettorale. Sta cercando infatti d’imbellettare il fido Alfano, per prepararlo alla “pugna”.  La tecnica è la tecnica. E, almeno qui. siamo allo stato dell’arte.

Quello che ci manca è una politica realmente popolare. Una politica che restituisca la parola e la moneta al popolo, non a chiacchiere, però. Una politica  che riesca a conferire a questa parola il suo valore semantico più alto, visto che oggi appare del tutto destituita di qualsiasi fondamento.

venerdì 18 novembre 2011

Veline ed evidenze

Mentre le veline bancarie e confindustriali ci assicurano che il governo Monti non è espressione dei poteri forti, gli studenti ritornano nelle principali piazze italiane propriio per contestare Mario Monti e, guarda caso, le Banche. Un segnale inquietante, sicuramente da non sottovalutare, ragion per cui i "poteri forti" si attiveranno immediamtamente, onde non far precipitare la situazione.
D'altro canto, come non dar ragione a quei giovani che vedono spodestati due governi sovrani, di cui uno, la Grecia, perfettamente in grado di governare e, soprattutto, con un premier senza scheletri  o "donnine" nell'armadio. Sarà anche per questa ragione che le veline "democratiche" si cimentano, ogni giono che passa, nell'elevare lodi al governo nascente. Vi è tutto un "fiorire" di articoli, di basso ed alto spessore culturale, inneggianti alla sobrietà del governo Monti, e alla palese differenza con quello precedente. Che il nuovo governo sia nettamente differente da quello precedente è un dato acclarato e pure condiviso. Nessuno, con un po' di sale in zucca, si sognerebbe di paragonare Mara Carfagna ad  Elsa Fornero, o la Prestigiacmo ad Anna Maria Cancellieri; ma che in tutto questo ci sia stata una palese sospensione della pur debole democrazia esistente, pure questo è assolutamente evidente.

Intanto il PDL, per bocca del cavaliere, dopo aver dato il suo sostegno a Mister Mario, rovescia la clessidra e incomincia il conto alla rovescia: "Gli diamo 100 giorni di tempo , poi usciamo e si va alle urne". Il messaggio del Cavaliere è fin troppo chiaro: Monti rimanga lo stretto necessario per varare le riforme impopolari (reintroduzione dell'ICI sulla prima casa, tagli alle pensioni di anzianità, riforma del mercato del lavoro, ecc.), e poi se ne vada.
Il guaio è che per varare certe misure non era affatto indispensabile  un governo "tecnico". Questo, infatti, nonostante sia un governo "snello", "ancorato all'austerity", ci costa circa il doppio!
L'operazione si è resa necessaria per evidente incapacità dei nostri politicanti, che non hanno voluto assumersi direttamente la responsabilità di fare il "lavoro sporco".
Ora, lega nord a parte, tutti voteranno questi provvedimenti, quindi, diretti o complici, poco cambia.

giovedì 17 novembre 2011

Super Mario

Ci si limita alle reazioni ufficiali, alle cose trite e ritrite, al fatto che il Signor Mario sia l’uomo giusto: prestigio, cultura, autorevolezza, ecc. Tutte chiacchiere che aspettano di trovare una verifica seria nel futuro prossimo.  Vedremo se saprà far uscire dalle secche della crisi il nostro paese. Anche se prima dovrebbe esser chiaro il significato reale della crisi, non il suo pretestuoso ingresso per via d’una strategia speculativa che nulla ha in comune con l’economia reale di questo paese.
Si tratta di un aspetto assai importante che non va affatto sottovalutato, soprattutto adesso, dove le aspettative nei confronti del nuovo governo sono in continua crescita.
Più chiaro sembra invece il piano di qualcosa di premeditato, di lungamente preparato nella "cucina" della UE.
Non a caso il nuovo  capo del governo sa che l'atteggiamento dei partiti è dettato da un mix delicatissimo di utilitarismo e coercizione e se questo equilibrio fra i due componenti si rompe, anche che il suo mandato potrà finire prima del tempo. Sullo sfondo rimane l’amaro in bocca d’ una speculazione finanziaria ancora in atto con un Euro in bilico tra la vita e la morte prematura. Mario Monti è consapevole del fatto che è un emissario, e di come l'Italia sia percepita ed usata dai mercati internazionali come mezzo di ricatto e dalla Ue tenuto come Paese sotto osservazione. La sua è un operazione difficile, ma avrà dalla sua la stampa asservita al potere finanziario globale. E, in tal modo, con i giusti appoggi dovrà convincere l'opinione pubblica italiana che :“abbiamo vissuto oltre le nostre possibilità”,  (quali?) che è “il momento di farsi «formiche» serie e operose”, e bla bla bla…
Si tacciono i problemi veri, quelli cioè che, invece, sono all’origine del dissesto. D’altronde, non potrebbe essere altrimenti, pena la fine del sistema.
Ad ogni Buon conto se Mister Mario sarà veramente come dicono (Super) dovrà dimostrarlo. E per farlo non serve assecondare i mercati, subendo il loro continuo ricatto. Quello che serve è saper prevedere le loro mosse e anticiparle, insomma. George Soros Docet.

mercoledì 16 novembre 2011

Mister Mario

Le veline politicamente corrette ce lo descrivono come un uomo serio, senza fronzoli,  distaccato, privo di supponenza ed ostentazione, sobrio nel vestire e parco nel mangiare; una sorta di "englishman in Italy".  Un personaggio lontano anni luce dal suo predecessore.  A pochi concede familiarità e sorrisi, parla quanto basta, con un tono semirobotico, si limita all'essenziale. E' stato invocato dai poteri forti per fronteggiare la tempesta speculativa che si  abbattuta  sull'Italia. Dubito, però, che il suo mandato si  limiti a questo. Speriamo che la sua sobrietà non si tramuti in una sorta di autoritarismo dispotico,  foriero d'una eccessiva tassazione e riduzione di beni e servizi.

lunedì 14 novembre 2011

Crisi di Stato

Quella che appariva come la forma meno perniciosa delle altre, si sta rivelando, alla prova dei fatti, la peggior forma di governo. E non mi riferisco solo al caso italiano, dove un parlamento eletto dal "popolo" abdica la sua sovranità e la mette al servizio della tecnocrazia monetaria. Il mio discorso è di ordine generale, e investe tutto il panorama occidentale. Chi sosteneva che vi fosse un matrimonio inscindibile tra mercato e democrazia tralasciava il fatto, nient'affatto secondario, che il mercato va sempre contro natura e alla democrazia predilige il liberismo economico, che tutto può dirsi fuor che essere democratico. Il liberismo si accoppia facilmente con il tecnocratismo, distruggendo la sovranità popolare. Vissuti e culture diverse sono costrette ad omologarsi, a diventare dei nuimeri equivalenti e sovrapponibbili. I poteri delle multinazionali si espandono portando al lumicino quelli nazionali. Le prevaricazioni del mercato finanziario su quello dei beni reali non si contano; e oggi anche le aziende italiane "diversificano" le loro attività trasformandosi da produttori di merci in produttori di utili. E' la mefitica mentalità mercatista che, sin dalla fine '800, ha lentamente invaso la nostra penisola, producendo vieppiù prevaricazioni e disuguaglianza sempre più ampie. Si sbagliava di grosso, allora, Winston Churchill, quando coniò il famigerato aforisma sulla democrazia. La democrazia non è "il migliore dei sistemi possibili", non è un valore universale a cui tutti devono, volenti o nolenti, adeguarsi. Basta dare un'occhiata al governo che si sta preparando per avere un'idea più chiara di come ci stanno gabbando.

 Chi non si adegua ai parametri imposti da Bruxelles viene prima redarguito, poi ricattato e, infine, commissariato. Ed  è proprio attraverso il perverso sistema del commissariamento che l'eurocrazia impone i suoi diktat. I paesi che non si adeguano vengono esautorati completamente da ogni potere decisionale. Ogni cosa viene decisa altrove in modo palese, lasciando agli emissari delle banche centrali e di affari il ruolo di guide.

Voi direte che non c'è più la maggioranza, che il Cavaliere non ha più i numeri per governare. Io invece affermo che - da tempo immemorabile - non esiste più lo Stato, quello con la S maiuscola.
Un vero Stato in grado di esprimere una politica estera esente dalle ingerenze esterne; uno Stato capace di assumere le scelte in piena autonomia, senza l'ausilio dei poteri forti, uno stato che sappia fare a meno delle Banche e sia in grado di restituire la moneta al popolo, unico e vero sovrano.

domenica 13 novembre 2011

Quel diavolo di Spread

La prima cosa che ho fatto ieri, appena saputa la notizia delle dimissioni ufficiali, è stata quella di ungermi nuovamente il deretano. Noi italiani dobbiamo ancora fare i conti con quello che ci aspetta prima di emettere gridolini di gioia. Non conosciamo con esattezza le dimensioni del siluro fiscale che ci verrà proprinato sicuramente per via anale. Non credo si tratti di una dolce euchessina...tanto per intenderci. Quindi, è' quanto meno prematuro stappare una bottiglia di champagne, anche per chi aspettava da tempo il fatidico momento.  Gli ingenui ritengono che la dipartita di Berlusconi dal governo del Paese sia una sorta di antidoto contro tutti i mali, depressione inclusa. Per questo mi riesce veramente difficile comprendere quei gesti sconsiderati fuori e dentro le aule parlamentari. gesti sicuiramente indegni di un paese che ama definirsi civile. La situazione avrebbe richiesto un atteggiamento assai diverso, soprattutto da parte di quel ceto medio riflessivo a cui anche io aspiro ad appartenere. Invece no. Si è preferita la caciara, il lancio di monetine, il boato di gioia, i canti partigiani,  per il tiranno costretto alla resa. Si festeggia l'ennesimo 25 Luglio o 25 aprile che dir si voglia. Si possono comprendere i politicanti che hanno tutto l'interesse di sostituirsi al tiranno per tirare le fila in modo "democratico". Costoro lamentano un deficit di democrazia: vero! Ma come pensano di risolverlo questo deficit? Pensano davvero che senza Berlusconi tutto torni alla "normalità democratica"? Non sarà un governo tecnico o di salute pubblica a riportare in auge la democrazia. Al contrario.
 I governi tecnici rispondono ai dettami del capitale gestito dai privati in modo maggiore rispetto a quelli politici. Le uniche preoccupazioni dei privati sono quelle  di ricavare utili e dividendi, non altro. Ai privati non interessano il numero dei disoccupati in aumento o quello dei cassa integrati. Non che con i governi politici ciò non accada. Anzi. I governi politici, però,  devono - in un certo qual modo - rendere conto al proprio elettorato delle norme che di volta in volta varano, anche se poi - nella prassi - sono soliti fregarlo.
A ben vedere dunque occorre cambiare il Sistema. Nessuno indaga sulla perversione che è alla base della emissione monetaria. Nessuno ha il coraggio di denuciare chi si appropria del nostro lavoro attraverso l'emissione di interessi sulla "nostra" moneta. Abbiamo, complice il governo Prodi, regalato agli eurocrati l'emissione monetaria e, soprattutto, il controllo sul debito. In pratica siamo passati dalla padella alla brace.
Siamo vittime dello spread, il nuovo moloch a cui sarannno immolate le vittime in onore del Dio Mercato. Con questo precedente, infatti, anche il meccanismo parzialmente democratico delle elezioni sarà sottoposto al vaglio dei mercati tramite lo Spread.  In pratica, se un eventuale candidato alla guida del Paese facesse salire lo "spread" lo si sostituirà con uno che gradito ai mercati, in modo tale che lo spread rimanga entro una certa soglia gradita agli eurocrati.
Per tal via anche la leggenda secondo cui quanto sta accadendo sia tutta colpa nostra, per via delle mancate riforme, è una sonora bufala. Le riforme non c'entrano niente con la crisi. La crisi è parte integrante del Sistema.
Per uscire dal baratro occorre prendere una strada che nessuno vi consiglierà:uscire dall'Euro e riprendersi il diritto di battere moneta, facendo a meno dei banchieri e della loro ingerenza usuraia nella creazione del debito.

sabato 12 novembre 2011

I signori della moneta e la "cura proibita".

Luca Papademos  e Mario Monti
Non è un caso se Atene e Roma, pur così lontane, siano in realtà vicinissime. Mentre qui si traccheggia per proporre un governo di emergenza guidato dall'economista Mario Monti, ad Atene si trova l'intesa per un governo di "salute pubblica" con a capo Luca Papademos.   Due economisti, dunque.  E se qui lo scandaloso Cavaliere aveva offerto il fianco ai suoi sinistri detrattori per  le sue performances erotiche,   il buon vecchio Papandreu, per converso, era rimasto casto come un amanuense. Indi, a ben vedere, almeno nel caso della Grecia, l'invocazione del governo di salute pubblica è stata quanto meno strumentale. Per non parlare poi del gioco delle tre carte che avviene "normalmente" fra i mercati e politica...
L'uso di termini sanitari è quanto mai appropriato,  ivi compresa la "cura" Anche gli uomini, nemmeno a farlo apposta, sono intercambiabili.  Quella che non cambia, però, è la cura: aumento della pressione fiscale, taglio di beni e servizi pubblici, innalzamento dell'età pensionabile, riforma del mercato del lavoro, ecc. In altre parole, si tratta di varare manovre massimamente antipopolari: le cosiddette manovre "lacrime e sangue". E' l'ennesima solfa che i cosiddetti scienziati della finanza propongono ad ogni ricorso ciclico della crisi. Non è la prima volta e non sarà l'ultima se non si cambia sistema.  Sono almeno venti anni, senza andare troppo indietro nel tempo, che ciò accade.   Tutti ricorderanno la tempesta finanziaria che nel 1992 si abbattè sulle Lire (italiana e britannica) ad opera dello finanziere speculatore filosofo George Soros, a cui fece seguito il famigerato repulisti ordito dai magistrati attraverso Tangentopoli. Per questo ed altro vengono evocati i cosiddetti "governi tecnici", così come si farebbe con un demiurgo in una tragedia greca. Costoro non dovranno dar conto a nessuno, eccezion fatta per i "signori della moneta". Tutti sanno che i debiti con la Bce (che poi sono in gran parte debiti contratti con le banche francesi e, soprattutto, tedesche) non verranno mai onorati. Perché allora vengono sempre concessi? A queste domande non è facile rispondere rimanendo seri e soprattutto sinceri.

Sicuramente un ritorno alla vecchia lira potrebbe risolvere in parte il problema; anche se sarebbe stato meglio rimanere fuori dall'Euro e aspettare almeno che all'unità monetaria fosse affiancata quella politica e, soprattutto, quella economica. E' praticamente impossibile gestire un paese con una moneta unica attraverso distinti debiti pubblici, senza un fondo di garanzia comune e, soprattutto, non tenendo conto che il PIL non potrà mai essere uguale per tutti gli Stati dell'unione.
In altre parole si sarebbero dovuti cambiare i parametri e il sistema.

Nel caso di un ritorno alla moneta nazionale (sia essa dracma o Lira) vi sono diversi fattori che vanno considerati; in quanto adesso, oggettivamente, la situazione è mutata.  I debiti contratti in  euro  diventeranno sicuramente più onerosi  attraverso il ritorno alla moneta nazionale.  E nessuno potrebbe impedire che essi vengano calcolati in euro, in dollari o in altra valuta pregiata. Per evitare una tale nefasta prospettiva  si renderebbe necessario un netto rifiuto di onorare il debito; in quanto sarebbe pressoché impossibile chiedere di rifinanziarlo sui mercati internazionali, attraverso una moneta svalutata. Allora bisognerebbe congelare i conti correnti in gran segreto,  evitare di far conoscere le proprie intenzioni ai banchieri centrali (per questo costoro hanno emissari ovunque!) bloccare qualunque esportazione di valuta all'estero e quindi uscire dalla Unione Europea e ricominciare ad emettere moneta per proprio conto, facendo a meno delle cosiddette Banche Centrali e, soprattutto, dell'emissione di denaro pubblico dietro pagamento di un esoso interesse.

Per questi motivi molti partiti politici giudicano poco conveniente appoggiare un governo tecnico.  Infatti, in tal caso, si sarebbe chiamati a pagarne il prezzo in valuta "elettorale", il che risulterebbe molto sconveniente allorquando il governo tecnico finirà il suo mandato. La fragilità di un ipotetico governo Monti è racchiuso in questi precisi parametri: appeal popolare,  appoggio incondizionato del parlamento, accettazione e della manovre "lacrime e sangue". Costi quel che costi. Di qui discendono tutti gli appelli al rigore, al senso di responsabilità, all'unità nazionale ecc. Sono tutti pretesti utili per creare un salvacondotto alle politiche "lacrime e sangue". Nulla di più.

venerdì 11 novembre 2011

L'uomo dai "poteri forti"

La precipitosa nomina di Mario Monti a Senatore a vita risponde al diktat dei cosiddetti "mercati". Esso è stato sempre considerato, al di là della sua autorevolezza, uomo dei "poteri forti"; e la sua nomina si inserisce perfettamente in questo quadro. Sul suo conto si dice che la "fede nell'Europa" sia il migliore biglietto da visita. Ma, a questo punto, occorre chiedersi: in quale Europa crede Mario Monti?
Si dice pure che egli non risponda ai canoni del freddo tecnocrate, che non abbia interessi personali da perseguire e che abbia a cuore solo l'interesse dell'Europa. Cosa ha fatto in concreto per L'Europa Mario Monti?
Laureatosi in economia alla Bocconi di Milano ha poi conseguito una specializzazione alla Yale University, studiando con James Tobin, teorico della famosa tassa sulle transazioni finanziarie, meglio nota come "Tobin Tax". Ha insegnato inoltre economia alla stessa Università Bocconi. Nel recente passato, come commissario UE, accogliendo il ricorso della Sun Microsistems, ha inflitto alla Microsoft una mega multa di circa mezzo miliardo di euro, condannando il gruppo americano a consegnare i codici sorgente per rendere i server compatibili con quello di Bill Gates. Ha un curriculum impeccabile, dunque, ma non ha esperienza politica. Se venisse nominato Presidente del Consiglio dovrebbe trattare con quella masnada di avventurieri nominati alla camera e al Senato. Ogni sua decisione, perciò, dovrà sempre passare attraverso le forche caudine del parlamento.

A chi si impegna oggi nella destituzione di fondamento a questa accusa, bisogna ricordare che tutti gli uomini dell'establishment economico europeo non sono eletti, ma designati. La designazione odierna è una sorta di investitura oligarchica, che però non risponde ad alcun canone tradizionale; manca, in altre parole, qualunque legame dall'alto verso l'alto. Per tale preciso motivo, questa ed altre nomine analoghe, appaiono veramente fuori luogo, se non altro perché non rispondono alla volontà popolare, sempre richiamata ad ogni piè sospinto. Appare evidente che la nomina di certi uomini sia sempre funzionale al gioco di Banche d'affari come la Goldman Sachs. Mario Draghi e Gianni Letta rappresentano due esempi calzanti di questa strategia monetaria.

L'accellerazione imposta da Napolitano in favore di Monti è il preludio ad un eventuale incarico per l'ex commissario europeo. Lo schema che probabilmente seguirà Monti sarà quello del già collaudato modello Dini, con la formazione di un governo tecnico svincolato dalle segreterie dei partiti, in specie IdV e Lega Nord. Monti dunque sfrutterà l'art. 92 della Costituzione per avere le "mani libere" nella nomina dei ministri. I mercati, in realtà, non chiedono Monti, ma una chiarezza politica che manca da tempo e che, per converso, avrebbe autorizzato un ritorno alle consultazioni elettorali.
E la crisi non è stata ingenerata dai mercati e nemmeno dai lavoratori. La crisi è stata ingenerata dalle Banche e dalla loro politica usuraia che inevitabilmente si riversa sull'ultimo anello della catena.