sabato 3 marzo 2012

Domande sbagliate

Siamo arrivati, nostro malgrado, a 150 anni di vita nazionale. Viviamo in un mondo dove la democrazia è stata - di fatto - sospesa.  I poteri dei parlamenti nazionali, eletti dal popolo, sono stati esautorati e condannati all'immobilità, sia a livello nazionale sia a livello europeo. La sovranità popolare è stata umiliata ed infine affossata nel silenzio-assenso di tutte le principali forze politiche che, in un modo o nell’altro, appoggiano i governi tecnici.  Queste ultime si limitano ormai a dire si o no, attraverso un patetico voto di fiducia. Più si che no, a dire la verità. Nell'agenda della politica spiccano solo note di mera sopravvivenza, nessuna però di interesse generale. In particolare, le agende dei politici sono finite nelle mani dei "tecnici" che le gestiscono in funzione dei "mercati" e del potere bancario internazionale, in totale spregio del popolo sovrano. In questo  clima opaco  l'annosa "questione meridionale" - che nasce dopo l'unità d'Italia, insieme con l’emigrazione - è addirittura scomparsa dall'agenda. Ma oggi non possiamo - irresponsabilmente - dare ancora la colpa al Nord predatore, ai Savoia che non ci sono più. Oggi non abbiamo più alibi.
La sofferenza della nostra terra non si fermerà, poiché peggio vanno le cose qui, meglio vanno per i poteri forti. L’estrema inefficienza del sistema politico italiano non è frutto del caso: è un atto consapevole volto a consolidare il potere dell’oligarchia finanziaria. Mantenere il Sud arretrato e ignorante fornisce un pretesto alle banche per esigere un maggior prelievo fiscale dallo Stato.  Ci fanno credere che abbiamo speso più di quanto guadagnavamo. E' falso. Gli unici che hanno dissipato le casse statali sono i politici e i funzionari corrotti. Noi abbiamo preso quanto era necessario per vivere. Certo, il Sistema per legittimare i suoi sprechi, ha lasciato cadere le briciole dalla tavola e ha lanciato le ossa ai "cani". Ma si tratta, appunto, di briciole.
Ci siamo adeguati.  Proviamo a pensarci: guardiamo ciò che il Sistema ci propone attraverso la TV-spazzatura, ascoltiamo i canti cacofonici ed i rumori assordanti delle discoteche. Mangiamo ciò che il "sistema" pubblicizza e mette in vendita; persino nelle campagne sperdute del Sud, dove la refrattarietà ai supermercati era più forte, ci si è lentamente adeguati. D’altra parte produrre in proprio il fabbisogno in cibo non è più conveniente. "E' antieconomico": Così ci viene sovente ripetuto. Ed è vero poichè la governance ha fatto in modo che lo fosse. Per non parlare poi di tutte quelle norme inventate di sana pianta a Bruxelles che hanno reso impossibile anche l’allevamento di  piccoli animali da cortile. Chi ha permesso tutto ciò? "I politici" - direte voi. Allora è d'uopo proporre altre domande:
  1.  Chi ha eletto i rappresentanti del nostro territorio negli ultimi venti anni? 
  2. Come mai i nostri genitori con un solo stipendio riuscivano a mantenere una famiglia con due o tre  figli a carico, mentre adesso con un solo stipendio si riesce a malapena a vivere da soli? Eppure attraverso il progresso tecnologico è aumentato anche il prodotto individuale lavorativo. La tecnologia informatica ne da una dimostrazione evidente.
  3. Perché, ad un aumento della produttività, non viene corrisposto un aumento del salario individuale? In altre parole, dove è andato a finire il nostro potere di acquisto? 
Per rispondere a tutte queste domande occorre fare un passo indietro.
La tanto sbandierata globalizzazione ha portato più svantaggi che effettive occasioni di sviluppo. Dietro il falso mito della libera circolazione dei beni, delle persone e dei capitali si è celata una trappola gigantesca.  Fino a poco tempo fa pensare solamente di contraddire questo modo di intendere la vita  era praticamente impossibile. Si veniva tacciati di passatismo, di conservatorismo, di arretratezza culturale e perfino di essere d’intralcio al progresso scientifico. La globalizzazione assume una valenza strategica per il capitalismo nella fase attuale. Essa consiste prevalentemente nel dividere la catena di produzione tra Paesi diversi, localizzando ogni sua fase nel mercato che offre maggiori vantaggi. Per tal via si sceglierà un determinato paese dove è possibile reclutare manodopera a basso costo, un altro dove è possibile trovare le materie prime ed anche inquinare senza incorrere in una legislazione troppo sfavorevole, un altro dove commerciare il prodotto finito, ecc. In altre parole, il ciclo produttivo non è portato a compimento in un solo Paese, ma  in Paesi diversi. Tale strategia è imposta dalla concorrenza, pena il fallimento di una determinata società. Una strategia aziendale di questo tipo, per essere praticabile, presuppone la libera circolazione di merci, capitali e lavoratori. Infatti, se uno Stato limitasse l'import-export di determinati beni o i flussi di capitale, non potrebbe attuarsi alcuna globalizzazione. Ecco il motivo per cui qualunque forma di governo autoritario di destra o di sinistra viene  messo  all’indice. Altro suo presupposto (mai enunciato) è la povertà. Infatti, se non ci fossero Paesi dove sia possibile reclutare manovalanza a basso costo o dove vigesse  l’inamovibilità del posto di lavoro, non potrebbe esservi alcuna globalizzazione. E' evidente che tale modello di sviluppo è altamente penalizzante e non riduce la povertà nel mondo, come i suoi sostenitori vorrebbero farci credere, perchè si fonda proprio sul sottosviluppo, cioè sull'ineguale remunerazione dei fattori produttivi tra diverse aree geografiche. Viceversa esso tende a perpetuare l’arretratezza, al fine di garantire alle aziende globalizzate sempre maggiori utili.
Tuttavia la globalizzazione non è che un aspetto di un’ideologia assai più ampia: il mondialismo. Tale termine indica un modello di sistema economico e sociale basato, oltre che sulla mondializzazione del conflitto di concorrenza, anche sulla diffusione planetaria di modelli di consumo e valori omogenei. Non caratterizza soltanto l'organizzazione aziendale, ma pervade il costume, la società, la politica, l'etica, la religione. Il mondialismo, di cui parlerò più ampiamente in altro post, è il credo praticato dalla Trilateral Commission di cui fa parte anche il nostro presidente del Consiglio.
Attualmente, la politica vive una fase molto oscura, in quanto essa stessa subisce di continuo i ricatti del potere economico e, soprattutto,  finanziario. Non è europeismo mettersi in coda come pecore da tosare al cospetto del Pastore teutonico. La politica suicida che viene perseguita oggi, dietro diktat teutonico, porterà in Europa la più grave recessione che la storia umana abbia mai conosciuto. Il pareggio di bilancio è una regola aurea solo quando la spesa pubblica è assai contenuta. Nel nostro caso, a fronte di una spesa pubblica che supera il 50% del PIL, non è affatto consigliabile. Oggi registriamo un rapporto fra spesa pubblica e Prodotto interno lordo del 54%. Pareggiare il bilancio al 54% significa in poche parole che la pressione tributaria media sarà del 54%, il che significa che redditi inferiori alla media sopporteranno oneri non inferiori al 30-40%, e quelli superiori alla media arriveranno addirittura all' 80 o al 90%. Possono ancora sopravvivere le piccole e medie imprese in Italia? Questo è quanto il governo tecnico, sostenuto da larghe intese, sta facendo  in Italia fra l’osanna generale di maggioranza e opposizione.
Questo è quanto - attraverso il "Fiscal Compact" -  si vuole imporre a tutta l'Europa. L'euro, per esempio, è gestito direttamente dalla BCE che non gode di alcun controllo democratico. La BCE, come la Banca d'Italia prima, non deve rispondere ad alcun organismo di controllo. Essa è controllata dalle Banche medesime che ne possiedono le quote di partecipazione. Le stesse banche che avrebbero dovuto vigilare sui bond argentini, ad esempio.  Le nostre aziende (piccole e medie) registrano un mancato aumento degli utili dovuto per lo più alla crescita esponenziale degli interessi passivi e delle tasse (cuneo fiscale). La maggior parte del reddito pro-capite viene espropriato dallo stato per pagare il costo degli interessi passivi sul debito pubblico. Poiché la quantità di debito aumenta in modo esponenziale rispetto alla massa di liquidità circolante, si produce una sorta di rarefazione monetaria, per cui si ha la "domanda" ma non il valsente con cui pagare la domanda. In questo momento si registra una netta diminuzione del risparmio e, di rimando, si assiste ad un aumento di richiesta di credito che, però, non viene concesso. E' il cosiddetto "Credit Crunch", noto in lingua indigena come "stretta creditizia". Ciò avviene perché le maggior parte della gente ha perso il potere d’acquisto, attraverso l’aumento e l’imposizione di nuove tasse. Alla richiesta di delucidazioni,  i poteri locali preposti alla riscossione o eviteranno di rispondere o lo faranno sempre in modo evasivo. Ciò non lo si deve attribuire ad una loro eventuale malafede (che talora può anche esservi), ma, più propriamente, ad un progressivo svuotamento del loro potere intrinseco.
I “più” vi risponderanno che deve decidere il libero mercato.

La dittatura del “libero mercato.


Il libero mercato è un mito: non esiste. Esiste, invece, il cartello bancario composto dalle banche centrali e dalle banche commerciali. Costoro sono l’unica fonte di emissione di credito e di denaro. Attraverso l’esercizio di questo vero e proprio monopolio dell’usura, la quantità di circolante viene ristretta od espansa (a seconda dei casi)  a tutto vantaggio dei potentati finanziari (poteri forti). 
Coì muore la libertà: fra scroscianti applausi…
I mass-media asserviti al Sistema, quando indagano, fanno sempre le domande sbagliate, per tal via si ottengono sempre risposte inutili. Infatti se si continuano a porre le domande sbagliate non ci si deve giocoforza preoccupare delle risposte. Ed è ciò che avviene nell'andirivieni giornalistico della politica politicante, che dice tutto e niente.
Per essere onesti le brutte storie di male amministrazione e quelle di Berlusconi non servono a capire come vanno le cose nella realtà. Anzi, esse rappresentano dei veri e propri strumenti di distrazione di massa. Ciò perché i comportamenti razionali nell'uomo non rappresentano la regola ma, semmai, l'eccezione.  E i giornali assecondano questa tendenza. Tanto per fare  un esempio, invece di battere il tasto sulla (pur giusta) richiesta di diminuire il numero dei parlamentari, bisognerebbe far luce sulla modifica dei regolamenti parlamentari che hanno ridotto il parlamento ad un mero strumento di validazione di decisioni prese altrove.
Su “la Repubblica” di ieri viene riportata la notizia secondo cui i disoccupati sarebbero arrivati a due milioni e trecentomila. In un anno ci sarebbero stati  trecentomila disoccupati in più, a fronte di appena diciotto mila nuovi occupati. Un divario che la dice lunga sulla mancanza di lavoro in Italia.  Non dimentichiamo che non fu tanto l'iperinflazione creatasi nella Repubblica Weimar a portare Hitler a surclassare tutti i suoi diretti concorrenti (comunisti compresi) e ad arrivare al potere in modo assolutamente democratico ma fu la disoccupazione pressoché totale che regnava allora in Germania a determinare quel successo.
Cominciamo allora a trarre qualche conclusione: fin tanto che non ci saranno gli Stati Uniti d'Europa nessuno ci può obbligare a seguire un trend così distruttivo per la nostra economia. Viceversa, è assai sbagliato pensare di poter fare marcia indietro e tornare al vecchio modello dello Stato-nazione, scaturito dalla Rivoluzione Francese.  Uno Stato siffatto  - fallimentare sin dalla nascita - non conterebbe un fico secco, nell'economia mondiale.
Persino la Germania, la Francia o la Gran Bretagna, prese singolarmente, non potrebbero minimamente pensare di poter concorrere con paesi come la Cina, l'India, o gli Stati Uniti d'America. Pensare dunque di uscire dall'euro e ritornare alle monete nazionali è solo un falso miraggio.

Ma cosa ha determinato questo stato di cose così disastroso?   Torniamo ai giorni nostri.
Tutto nasce da un errore clamoroso, apparentemente solo tecnico, che ha avuto delle conseguenze economiche e politiche sconvolgente per l'occidente: Stati Uniti d'America ed Europa messi insieme. 
  1. aver permesso alla Cina di entrare del W.T.O. con la pia illusione di allargare il mercato a milioni di persone. E questo poteva anche essere positivo se la Cina fosse stato un paese di consumatori e non principalmente di produttori. Per questo bisognava non concedere  il "pacchetto complessivo" ma, al limite, dare accesso solo ad una fetta del mercato e, in particolare, quello degli scambi commerciali.
  2. la miopia yankee e la proverbiale stupidità dei governanti europei. Si è concesso alla Cina il privilegio assoluto di decidere politicamente ogni giorno quale deve essere il valore della loro valuta.  In altre parole invece di dire: "Vuoi entrare nel commercio mondiale? Bene.  Allora devi lasciar "fluttuare" il valore monetario dello Yuan, così come accade per tutti gli altri paesi.  In altre parole si è concesso l'enorme privilegio alla Cina di sfruttare il vantaggio del mercato mondiale, ma, al contempo, di evitare l'enorme disastro di essere attenzionata dai mercati finanziari, attraverso speculazioni monetarie sulla valuta e quant'altro.
I Cinesi, d'altronde, hanno una cultura millenaria quanto la nostra, e non sono affatto degli sprovveduti.  Anzi, sono piuttosto furbi. Cosa hanno combinato immediatamente? Essi si sono agganciati al dollaro (peg the dollars) e g li Stati Uniti hanno pensato che svalutando il dollaro potessero riequilibrare il loro eccesso di consumo, e stimarono che il dollaro arrivasse a 1,80 - 1,90 sull''euro! Chiunque di buon senso può immaginare le conseguenze esplosive di questa sciocchezza. Il paradosso è che in queste condizioni di squilibrio reale, dove la crisi speculativa si è abilmente inserita, si è continuato a consumare insensatamente, illudendo la gente di poterlo fare. La radice reale sta nel fatto che i nostri soldi  (euro e dollari) vanno in Cina per acquistare merci (700-800 miliardi di dollari all'anno). I cinesi (furbi) che invece al loro interno mantengono un'economia eterodiretta (altro che libero-mercato) risparmiano i nostri soldi e, successivamente, dopo averli investiti e fatti fruttare, tornano da noi per comprarci. “Cosa comprano?” -  direte voi? Certamente non i giocattoli di cui dispongono in larga quantità. Comprano aziende, Titoli di stato, infrastrutture ecc. Essi hanno infatti comprato il porto di Barcellona, ossia uno snodo logistico. Il tutto  nel silenzio assoluto dell'Occidente.
Ancora. Gli Stati Uniti d'Europa, alla luce di quanto appena esposto,  sono l'unica speranza di poter contare a livello mondiale.  Ma non con questo mefitico modello di sviluppo. Non seguendo i diktat della BCE.
Ogni 10 centesimi  del cambio Euro - Dollaro (siccome lo Yuan è collegato al dollaro) significa (per l'Europa della zona euro) mezzo punto di crescita in meno a parità di riforme strutturali!
In questi dieci anni, attraverso questo mefitico meccanismo, l'Europa ha perso ben il 20 % del PIL! Siamo ad un livello di prodotto interno lordo che è il 20% in meno (a parità di condizioni strutturali) dovuto esclusivamente a questo peccato originale. In questo paradosso c'è stato un arbitro che ha giocato sporco e ha arbitrato in modo truffaldino. Questo arbitro sono le grandi banche coadiuvate dalle agenzie di rating. Costoro hanno creato la Bolla finanziaria servendosi di questo reale squilibrio, hanno creato denaro con un tratto di penna, al prezzo della carta, determinando un impoverimento generale della classe media (che sta arretrando vistosamente) e abbiamo assistito alla più grande sperequazione tra ricchezza e povertà.  E alla fine, beffa delle beffe,  con i soldi dei cittadini si è dovuto pure salvare le banche. Si assistito dunque alla colonizzazione finanziaria straniera che ha comprato Bot e titoli di stato.
La differenza principale  tra la democrazia e la dittatura non consiste nella mancanza del voto, ma cosa determina praticamente il voto del cittadino. E cioè chi mi rappresenta in Parlamento e chi mi governa. Se il cittadino non può decidere queste due cose, votare è praticamente inutile. E se nella prima repubblica era almeno possibile scegliere chi mi rappresentava non era però possibile scegliere il governo. Adesso avviene esattamente il contrario. Ma la sostanza non cambia: il popolo viene gabbato due volte. Con l'illusione di decidere e con l'espropriazione della sua sovranità.
L'Europa ha dichiarato il default della Grecia già un anno e mezzo fa. Ma nessuno ha avuto il coraggio di dirlo, o di scriverlo,  tanto meno il circuito mas-mediatico di cui parlavo pocanzi. Ancora oggi si parla di salvare la Grecia. Ma con quale barbaro coraggio? Si sostiene che i greci, all'atto di entrare nell'eurozona, abbiano falsificato i bilanci. Allora, se questo è vero, bisognerebbe chiedere alla BCE: chi ha controllato?
Allora, delle due l'una. Tertium non datur. O chi ha controllato non è stato in grado di fare bene il suo lavoro e, in tal caso, è meglio che si tolga di torno; oppure, se sapeva, era consenziente, quindi peggio. Scelgano lor signori quale delle due soluzioni vogliono fare propria. In ogni caso, l'UE, così come è stata creata, è un cattivo affare.