lunedì 26 settembre 2011

Caduta libera


I più autorevoli commentatori della stampa italiana sono tuttora concentrati a scrivere necrologi del Sistema Italia. Molti di loro sono anche illustri accademici oppure giornalisti economici; altri, molto più semplicemente, editorialisti. Mettendo da parte questi ultimi, che poco conoscono la materia, gli altri cosa dicono? Se ci fate caso, a parte numeri, tabelle e grafici, tutti parlano la stessa lingua. Perché? Il motivo deve ricercarsi nel fatto che l’ideologia liberista, dopo la caduta del muro di Berlino, non ha avuto alcun competitore valido nella corsa verso la supremazia globale, ragion per cui, anche a livello culturale, si è accreditata come l’unica via percorribile per raggiungere pace e sviluppo e prosperità. Nel momento attuale si butta la croce addosso al Cavaliere, reo di non aver saputo governare il paese e di averlo fatto precipitare sull’orlo dell’abisso. In realtà, poco conta il timoniere, quando la rotta è radicalmente sbagliata. Con questo non si vuole assolutamente assolvere il Cavaliere dalle sue precise responsabilità e, soprattutto, dal fatto che egli abbia a cuore la tutela dei suoi interessi privati. Tutt’altro. Uno Stato che ama definirsi tale deve tutelare gli interessi di tutti, non di un singolo cittadino. Ma la politica, in democrazia, serve solo a chi la esercita nelle aule parlamentari, non al popolo minuto, che si vede calare dall’alto norme che non condivide e non approva. Ci si riempie la bocca del verbo costituzionale, ma si dimentica, troppo spesso, che è proprio il dettato costituzionale ad essere disatteso.
E mentre le borse ondeggiano in balia del vento ingenerato dai mercati, i governi degli stati europei rimangono a guardare, ora facendo un timido accenno all’autorità europea, oppure facendo dietro front,dicendo di voler più autonomia di giudizio. Sta di fatto che le economie occidentali sono ingessate e non sanno far fronte comune contro le economie “emergenti” (i cosiddetti BRICK). I governi occidentali non sono in grado di fronteggiare una situazione al limite della schizofrenia. Da una parte, infatti, vi è l’esigenza di tenere i conti in ordine, arrivando se non al Pareggio di Bilancio, almeno ad un concreto risultato che riduca notevolmente il debito pubblico e, dall’altra, vi è la necessità, imprescindibile per un’economia capitalista, di stimolare la crescita. Le due esigenze sono in palese contrasto fra loro, ragion per cui ci si trova d’innanzi alla cosiddetta figura del “cane che si morde la coda”. Quello che accade qui non allarma solamente i paesi dell’eurozona, che vedono costantemente messa in seria crisi l’esistenza dell’euro, ma anche il FMI e la Banca Mondiale sono preoccupati al riguardo. In realtà, in questo scenario demenziale non c’è via d’uscita.
Le Banche appaiono come le “vittime”, come coloro che si accollano il debito pubblico degli Stati (il cosiddetto debito sovrano) acquistando a malincuore “Bond”, e gli stati appaiono come allegri dissipatori di denaro pubblico. La realtà, però, è alquanto diversa. Poiché se esiste un notevole spreco di danaro pubblico, esiste pure il problema, niente affatto irrilevante, del Signoraggio Bancario. Un problema, quest’ultimo, di cui nessuno parla. Non troviamo, difatti, alcuna informazione al riguardo, nemmeno un trafiletto nelle pagine interne dei giornali. Tutto il circuito mass mediatico (sia esso di destra o di sinistra) è totalmente controllato dalle Banche, per cui risulta assai difficile trovarne qualche traccia. Qualcosa la si trova in rete, ma viene immediatamente bollata come bufala ed archiviata nella voce “complotti e fantapolitica”. E’ difficile, dunque, sganciarsi dal potere delle Banche quando qualsiasi coalizione governativa, in barba alla volontà popolare, non è altro che una mera espressione di queste ultime. Il popolo deve poter rivendicare il diritto alla propria sovranità se vuole, a tutti gli effetti, essere padrone del suo destino. Sin quando il popolo non avrà il diritto di decidere per proprio conto, senza ingerenza alcuna, la politica monetaria,  il timone dell’economia rimarrà nelle mani di pochissime persone che continueranno a tirare i fili della politica mondiale. Il resto: il rispetto dei diritti umani, quelli del lavoro, dei nostri risparmi ecc. sono solo una diretta conseguenza.
© ♚Pierre

giovedì 22 settembre 2011

Spread


Lo spread, ossia la distanza  tra il valore, e quindi il tasso d’interesse , dei titoli di Stato dei paesi sicuri e di quelli meno sicuri, cresce improvvisamente a giugno 2011.  Lo spread  denota dunque  il differenziale tra il tasso di rendimento di un'obbligazione e quello di un altro titolo preso come  riferimento (benchmark
Non si tratta solo di un simbolo, perché stanno salendo gli interessi che dovremo ripagare in futuro per il nostro debito pubblico. Le banche devono vendere titoli e avere liquidità, preferiscono comprare solo titoli dei paesi sicuri. Il governo interviene: all’inizio, con una misura che sposta i sacrifici a due anni dopo, ma il mercato non si fida e i tassi salgono, portando alla necessità di una nuova manovra ad agosto. Anche questa non avrà successo, e Berlusconi si dimette. Nasce il nuovo governo tecnico.

sabato 3 settembre 2011

Debito Pubblico

Il debito contratto dal Governo di un Paese ( definito in maniera tale da includere sia il debito del Governo Centrale sia degli enti locali). 
Gli "economisti" hanno a lungo dibattuto se il debito sia da considerarsi un onere ed in caso affermativo, su chi esso pesi. 
Il giudizio su cui tutti concordano: il giudizio contratto con l'estero e oneroso perché deve essere pagato a valere sulle entrate in VALUTA ESTERA (che sono esse stesse un sacrificio, perché le esportazioni vengono prodotte, ma non consumate). 
Il debito contratto nei confronti dei cittadini non è oneroso per il paese nel suo insieme. 

© ♕Pier Luigi