domenica 13 novembre 2011

Quel diavolo di Spread

La prima cosa che ho fatto ieri, appena saputa la notizia delle dimissioni ufficiali, è stata quella di ungermi nuovamente il deretano. Noi italiani dobbiamo ancora fare i conti con quello che ci aspetta prima di emettere gridolini di gioia. Non conosciamo con esattezza le dimensioni del siluro fiscale che ci verrà proprinato sicuramente per via anale. Non credo si tratti di una dolce euchessina...tanto per intenderci. Quindi, è' quanto meno prematuro stappare una bottiglia di champagne, anche per chi aspettava da tempo il fatidico momento.  Gli ingenui ritengono che la dipartita di Berlusconi dal governo del Paese sia una sorta di antidoto contro tutti i mali, depressione inclusa. Per questo mi riesce veramente difficile comprendere quei gesti sconsiderati fuori e dentro le aule parlamentari. gesti sicuiramente indegni di un paese che ama definirsi civile. La situazione avrebbe richiesto un atteggiamento assai diverso, soprattutto da parte di quel ceto medio riflessivo a cui anche io aspiro ad appartenere. Invece no. Si è preferita la caciara, il lancio di monetine, il boato di gioia, i canti partigiani,  per il tiranno costretto alla resa. Si festeggia l'ennesimo 25 Luglio o 25 aprile che dir si voglia. Si possono comprendere i politicanti che hanno tutto l'interesse di sostituirsi al tiranno per tirare le fila in modo "democratico". Costoro lamentano un deficit di democrazia: vero! Ma come pensano di risolverlo questo deficit? Pensano davvero che senza Berlusconi tutto torni alla "normalità democratica"? Non sarà un governo tecnico o di salute pubblica a riportare in auge la democrazia. Al contrario.
 I governi tecnici rispondono ai dettami del capitale gestito dai privati in modo maggiore rispetto a quelli politici. Le uniche preoccupazioni dei privati sono quelle  di ricavare utili e dividendi, non altro. Ai privati non interessano il numero dei disoccupati in aumento o quello dei cassa integrati. Non che con i governi politici ciò non accada. Anzi. I governi politici, però,  devono - in un certo qual modo - rendere conto al proprio elettorato delle norme che di volta in volta varano, anche se poi - nella prassi - sono soliti fregarlo.
A ben vedere dunque occorre cambiare il Sistema. Nessuno indaga sulla perversione che è alla base della emissione monetaria. Nessuno ha il coraggio di denuciare chi si appropria del nostro lavoro attraverso l'emissione di interessi sulla "nostra" moneta. Abbiamo, complice il governo Prodi, regalato agli eurocrati l'emissione monetaria e, soprattutto, il controllo sul debito. In pratica siamo passati dalla padella alla brace.
Siamo vittime dello spread, il nuovo moloch a cui sarannno immolate le vittime in onore del Dio Mercato. Con questo precedente, infatti, anche il meccanismo parzialmente democratico delle elezioni sarà sottoposto al vaglio dei mercati tramite lo Spread.  In pratica, se un eventuale candidato alla guida del Paese facesse salire lo "spread" lo si sostituirà con uno che gradito ai mercati, in modo tale che lo spread rimanga entro una certa soglia gradita agli eurocrati.
Per tal via anche la leggenda secondo cui quanto sta accadendo sia tutta colpa nostra, per via delle mancate riforme, è una sonora bufala. Le riforme non c'entrano niente con la crisi. La crisi è parte integrante del Sistema.
Per uscire dal baratro occorre prendere una strada che nessuno vi consiglierà:uscire dall'Euro e riprendersi il diritto di battere moneta, facendo a meno dei banchieri e della loro ingerenza usuraia nella creazione del debito.

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