giovedì 28 febbraio 2013

Dilemmi manichei


Di sicuro non è la prima volta che esprimo a chiare lettere il mio giudizio sulla democrazia, la quale non è mai stata, a parere di chi scrive, un buon metodo di governo.  Tuttavia, questo non fa di me un sostenitore dell'autocrazia, men che meno quando essa diventa ereditaria.
Certamente non arrivo a darne un giudizio assai tranchant, seguendo la via tracciata da taluni pensatori tradizionali come l'Evola o il Guénon, secondo cui essa rappresenta il frutto bacato della modernità, in quanto rispondente, in tutto e per tutto, alle sacre leggi dei cicli cosmici. Non ripeterò qui, dunque, cose trite e ritrite, già scritte e sviscerate in altri luoghi e dibattiti.
Cercare una strada alternativa al metodo democratico oggi è assai difficile, per non dire impossibile, a meno che non si voglia sperimentare un ritorno assolutistico che, dati gli ordinamenti attuali, assumerebbe le vesti di un governo privo di legittimazione popolare e dunque pienamente asservito all'usurocrazia tecno-finanziaria.
Allo stato attuale, sicuramente, la democrazia rappresenta una mistificazione, un tradimento del mandato elettorale che i cittadini hanno affidato ai loro rappresentanti.  Su questo non vi è alcun dubbio.
Ma di qui a tracciare un quadro specularmente opposto ce ne passa... La democrazia esige non solo una partecipazione attiva, ma soprattutto consapevole. Qui sta il nocciolo della questione. Non è possibile demandare ad altri il proprio pensiero... ma, non è possibile nemmeno farsi coinvolgere in becere strumentalizzazioni di parte che non hanno a cuore l'interesse generale e il bene del proprio paese. Bisogna, in altre parole, diffidare  di tutte quelle campagne elettorali svolte all'insegna dei favoritismi personali e di tutto l'armamentario utilitaristico utilizzato sinora. Parimenti bisogna respingere i precetti demo-populisti del "tutto e subito", specificando che se è vero che "nessun pasto è gratis" è vero altresì che esistono moltissime persone che mangiano a sbafo, sfruttando il lavoro altrui. Occorre avere una "bussola" interna che orienti il nostro pensiero in modo corretto. Altrimenti non se ne esce. Occorre si una classe politica nuova... ma occorre pure una nuova consapevolezza. Altrimenti non vi saranno dei cambiamenti sostanziali ma solo mere rivisitazioni dell'esistente, piccoli aggiustamenti e inutili déjà vu.
D'altra parte, che la metodologia corruttiva non sia morta e sepolta è ampiamente provata ad abbundantiam proprio dallo svolgimento delle vicende politico-giudiziarie della cosiddetta seconda repubblica... alle quali, volens nolens, tutti devono far riferimento. 
In questo quadro vanno appunto collocate le ultime consultazioni elettorali che hanno visto salire sul proscenio politico una forza del tutto nuova nell'agone nazionale. Tuttavia, non si è verificata la scomparsa del Cavaliere di Arcore che, in barba ai sinistri pronostici,  è riuscito, dopo la caduta, a risalire sul cavallo della libertà, seppure utilizzando la collaudata tecnica del venditore di tappeti.  Il partito di Pierluigi Bersani non è stato premiato dalle urne e, seppure la sua coalizione abbia ricevuto la maggioranza relativa alla camera per effetto del Porcellum, al Senato permane una situazione di estrema incertezza che non permette al PD di governare da solo. Una situazione di sostanziale parità che ha visto  il Centro esaurito in una coalizione senza futuro e peso politico, una sinistra che ha ridimensionato notevolmente i suoi consensi e un centro-destra ringalluzzito da chi lo dava per spacciato. Fini e Di Pietro sono tornati a casa con la coda fra le gambe a far compagnia ai loro sfortunati compagni di viaggio.
Sul Movimento cinque Stelle e, soprattutto, sul suo simpatico istrione è stato scritto di tutto. Quindi è inutile aggiungere altra carne al fuoco. Qui sarà necessario individuarne il comportamento e le ragioni. 

Il successo dell'armata grillina nelle urne dovrà trovare la sua conferma nel Parlamento.  Purtroppo però all'interno del movimento serpeggia una sorta di terrore mal dissimulato per il potere, una specie di allergia da contatto che gli impedisce di agire, per paura di essere contagiato.  La paura ha una sua fondatezza e non può perciò essere sottovalutata ma neppure esorcizzata. La paura "paralizza" l'azione, perciò deve considerarsi una cosa negativa, soprattutto per chi decide di fare politica attivamente. Diversamente si rimane nell'atteggiamento di chi "rimane alla finestra a guardare" mentre il paese sprofonda nella disperazione. 
Purtroppo, però, chi va al mulino s'infarina, inevitabilmente. E allora accade che, per rispetto delle istituzioni, si dovranno fare cose che magari non si sarebbero fatte sul web... 
Il non contatto non è evitabile. Il terrore del potere si scontra con la sua rivendicazione. 

Il pronostico negativo, però, non mi esime da un'analisi ragionata e, soprattutto, attenta alla situazione attuale, che è in effetti assai anomala e provvisoria. Mi riferisco soprattutto al risultato venuto fuori dalle urne. Un risultato nefasto che, di fatto, ha consegnato il Bel Paese ad una palese ingovernabilità che difficilmente potrà ricomporsi in parlamento, vista l'aperta ostilità del Movimento  5 stelle su PD e PDL ed anche dalla non praticabilità di un governo PD-PDL. 
La giustificazione dei grillini contro chi li accusa di irresponsabilità è fondata. Infatti se il movimento cedesse alle dolci lusinghe che gli vengono mosse da destra o da sinistra, cadrebbe anche la credibilità dell'intero Movimento. Per questo motivo Grillo e il suo mentore, GianRoberto Casaleggio, si prodigheranno affinché una cosa del genere sia di fatto scongiurata. Il Sistema è marcio sin dalle sue fondamenta e, su questo, concordo con Grillo. Ma proprio per questo è assai difficile riuscire a trovare il bandolo della matassa per uscire dall'impasse.
Che fare? L'interrogativo di Leniniana memoria s'impone in tutta la sua lapalissiana evidenza. I protagonisti si trovano immersi in una nebbia fitta e, in più, devono fare i conti con compagni di viaggio  del tutto sconosciuti. 
Il nodo vero è legato ad una questione futura che dovrebbe in pratica materializzarsi entro dopo l'entrata della primavera, ossia immediatamente dopo le consultazioni che il capo dello Stato è chiamato a fare.  In quel caso Bersani spera nella clemenza di Napolitano, Un modo soft per chiedere, col cappello in mano, almeno un incarico esplorativo. Ma qualora ricevesse l'incarico a cosa servirebbe? I grillini possono essere d'accordo su una legge che regoli o abolisca il conflitto d'interesse, sulla riduzione dei parlamentari. Ma sul resto? In primis c'è la questione monetaria: l'Euro è la moneta-debito par exellence. Grillo pensa ad un referendum sulla eventuale uscita dell'Italia dall'euro. Ma la cosa non è fattibile a  meno che non si voglia uscire dall'Europa. Una cosa inaudita non solo per il PD meno ELLE, ma per la totalità dell'universo "democratico". Per non parlare della politica estera, dei rapporti con USA e, soprattutto, con Israele. 

Il disaccordo è prevalente rispetto alle convergenze assai parziali.

La carta costituzionale è l'unico punto fermo a cui tutti devono rifarsi, pena l'esclusione dal sistema. Del resto, la costituzione è alla base di qualsiasi Stato, abrogarla significherebbe distruggere lo Stato con tutto quello che una cosa del genere comporta.  Essa costituisce la base del nostro vivere civile, peccato però che essa non sia stata mai veramente applicata, nemmeno nel suo enunciato. In tempi bui come questi, in cui pericoli di ogni genere e risma possono profilarsi all'orizzonte, dobbiamo essere solerti e guardinghi guardiani del dettato costituzionale, affinché quel poco che ancora rimane dello Stato di diritto non si trasformi, di fatto in uno stato di barbarie, dove la prevaricazione dei più forti abbia ragione su tutto e tutti.

©  ♚Pierre