Finalmente è calato il sipario sulle frivolezze italiche. Questa è l’unica nota gradevole. Il resto si preannuncia come un concerto di note dolenti, a cominciare dall’Ici sulla prima casa. Intanto, i politicanti italiani, dopo le impertinenti incursioni giornalistiche che avevano messo a nudo la loro ignoranza in fatto di economia e finanza, sono alle prese con lo “Spread”, non per risolverlo, ma per imparare cosa sia, ovviamente… del resto come potrebbero risolvere qualcosa? Non hanno saputo far nulla per diciassette anni, a parte dire “si”, ed oggi sarebbe fin troppo ingeneroso chiedergli altro. All’uopo hanno cominciato a seguire dei corsi accelerati di economia e finanza. C’è da ben sperare, dunque.
A questo proposito, giova segnalare che i rischi di peggioramento per l’economia dell’eurozona sono aumentati, e le banche sono in estrema difficoltà. Da un paese vessato, ingessato in politiche rigoristiche, non ci si può aspettare niente di nuovo; ed è anche irrealistico credere che dopo la “cura Monti” vi sarà una rapida ripresa economica con una conseguente crescita delle esportazioni. La globalizzazione dei mercati ha imposto una sonora batosta alla competitività del Paese-Italia che, per via della tassazione sul lavoro e sulle imprese, si trova- di fatto - spiazzato di fronte alle “tigri asiatiche”. A questo devesi aggiungere la concorrenza sleale che viene fatta ai paesi dell’eurozona, in un contesto così fiacco di domanda mondiale e specialmente europea.
E mentre tutto ciò accade fra gli applausi scroscianti dell’opposizione e i continui ringraziamenti a Napolitano, cosa pensa il Cavaliere? Ce ne eravamo dimenticati, tutti presi dall’insolvenza degli stati sovrani. Eppure lui, come sempre, è al lavoro. Nei corridoi di Palazzo Grazioli si mormora che egli stia preparandosi per la campagna elettorale. Sta cercando infatti d’imbellettare il fido Alfano, per prepararlo alla “pugna”. La tecnica è la tecnica. E, almeno qui. siamo allo stato dell’arte.
Quello che ci manca è una politica realmente popolare. Una politica che restituisca la parola e la moneta al popolo, non a chiacchiere, però. Una politica che riesca a conferire a questa parola il suo valore semantico più alto, visto che oggi appare del tutto destituita di qualsiasi fondamento.
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