venerdì 22 novembre 2013

Angela uber alles


L'elezione di Angela Merkel era pressochè scontata, vista l'inconsistenza dell'SPD e dei Liberali. Tuttavia alla culona teutonica  mancano 5 seggi per avere la maggioranza assoluta in parlamento. Un trionfo quasi scontato dunque, ma inaspettato nelle proporzioni. I liberali scompaiono dalla scena politica e si vedono affiancati dal partito anti-euro, guidato da un professore di Amburgo. Tuttavia, anche quest'ultimo rimane fuori dal Bundestag per una manciata di voti. Bernd Lucke raggiunge infatti il 4,7% dei votanti, tanti per un outsider, ma insufficienti per superare la soglia di sbarramento al 5%.

Dalle reazioni socialdemocratiche scaturite dalla notizia che i liberali non sarebbero entrati in parlamento si intuisce che ci sarà un accordo con la Merkel al fine di garantire la governabilità del paese.  Peer Steinbrück ha confermato, però, che non farà parte di un eventuale governo, lasciando la strada aperta ad altri nel suo partito. Il loro eventuale apporto nella prossima squadra di governo sarebbe comunque tutto da valutare. Il risultato dei socialdemocratici è stato assai deludente, al di là di ogni peggiore aspettativa. l 2,7% rispetto al 2009, con il 25,7% dei consensi l’Spd ha comunque registrato il suo secondo peggiore risultato di sempre. Questo pessimo risultato è merito della Merkel che ha fatto proprie le politiche socialdemocratiche.
Difficile immaginare un cambio di regia in ottica europea. I risultati spostano, almeno a livello partitico, il Parlamento a sinistra, “bocciando” sia lo spauracchio rappresentato dal cosiddetto partito anti-euro Alternative für Deutschland (che con il 4,7% ha comunque realizzato il migliore risultato mai raggiunto da una formazione appena formatasi) che i liberali dell’Fdp (4,8%) guidati da quel Rainer Brüderle che non ha mancato lo scorso marzo di ricordare come un’Italia fuori dall’euro sia possibile. Durante la scorsa legislatura l’Spd ha sempre appoggiato, con il voto in parlamento, tutte le proposte della Cdu/Csu in materia di Unione Europea ed euro. Se è vero che ad inizio campagna elettorale Steinbrück aveva cercato di portare il tema dell’Unione europea all’interno del confronto sottolineando le responsabilità mancate dalla Germania, con il passare delle settimane sia lui che la Merkel hanno quasi escluso la questione dai loro dibattiti. La Cancelliera è tornata a parlarne in maniera convincente solo ad una decina di giorni dalle elezioni, ribadendo l’importanza dell’Euro, solo per allontanare il rischio di un possibile successo di Alternative für Deutschland (fino a quel momento completamente ignorato da ogni sua uscita pubblica). Sarà necessario sottoscrivere un programma condiviso e probabilmente l’Europa sarà uno dei punti di cui discutere, ma nonostante la netta presa di posizione netta della Merkel sugli Eurobond (“mai con la Cdu/Csu al governo”), nel caso di una nuova Grosse Koalition, non sarà difficile trovare un punto di incontro.

Il possibile cambio di marcia potrebbe arrivare solo nel caso in cui la Merkel decidesse di rischiare la propria popolarità interna in cambio di un prestigio internazionale che ancora, almeno nei paesi del Sud Europa, non è riconosciuto a causa della sua pretesa di austerità nei conti pubblici.  

 I tedeschi abbracciano così la politica della culona teutonica,  e ci condannano allo stillicidio dell’austerità per altri anni. L’hanno capito bene i crucchi, le politiche di rigore imposte all’Europa dalla Merkel convengono eccome: il plebiscito riservato alla cancelliera blinda l’euro nel paese che beneficia più di tutti della moneta unica europea. Ma perché?
La risposta è molto semplice: l’euro è in realtà il vecchio marco che ha cambiato nome. Da quando il mortadellone Prodi ci trascinò a suon di tasse (e forse anche con qualche artificio di bilancio) nell’€uropa delle banche e della finanza apolide, abbiamo cominciato a pagare a peso d’oro il mezzo di scambio, mentre la Germania riesce ad ottenerlo dal “mercato” praticamente a interessi zero. Da quando siamo entrati in €uropa abbiamo conosciuto cosa significasse la parola “spread”, differenziale: la differenza che hanno i titoli di stato tedeschi con quelli del resto dell’eurozona.
Il meccanismo, ormai abbiamo imparato a conoscerlo è molto semplice: gli Stati ex-sovrani creano ex nihilo delle cambiali con le quali si indebitano chiamate “titoli di stato”.  In Italia le famigerate "cambiali" vengono gestite da un cartello di operatori finanziari autorizzati da Bankitalia, tra cui figurano le banche d’affari americane Goldman Sachs, Jp Morgan, Morgan Stanley, Barclays, Meryll Linch, City Group, accompagnate dai vari istituti nominalmente europei come Deutsche Bank, Bnp, HSBC, Unicredit ecc… 
Questi “specialisti” del debito pubblico italiano hanno il compito di piazzare i titoli del debito italiano nel cosiddetto “mercato finanziario”, ovvero tra le stesse banche che decidono quanti interessi far pagare all’Italia o alla Francia o alla Spagna ecc.., fissando come parametro di riferimento l’interesse sui titoli di stato tedeschi: se lo SPREAD BTP/BUND è a 250 significa che il titolo di stato italiano rende 2,5 volte di più che quello tedesco, ovvero che l’Italia dovrà pagare gli interessi sulla moneta che prende in prestito 2,5 volte di più rispetto alla Germania.

Il risultato è che mentre tutti gli Stati dell’Eurozona hanno perso la moneta sovrana non potendo più finanziarsi direttamente dalla Banca Centrale di riferimento, la Germania continua a finanziare il proprio debito come se la BCE fosse la Bundesbank: insomma la moneta è unica ma le condizioni con le quali si ottiene sono differenti, e la logica conseguenza è che alcuni Stati dovranno imporre più tasse ai cittadini (che servono a pagare il debito, non ad avere i servizi).
L’Euro quindi conviene solo alla Germania, che di fatto è la proprietaria nominale di questa €uropa. Ecco come si spiega la vittoria di Frau Merkel. Noi italiani ci meritiamo invece i vari Letta, Monti, Saccomanni e riverente servanza varia.Ma i problemi che poniamo sono sempre gli stessi: perché ci dobbiamo indebitare per ottenere il mezzo di scambio? Perché la BCE fa scontare ad interesse il denaro che crea ex nihilo? Di chi è la proprietà della moneta all’atto dell’emissione? Perché gli Stati possono emettere dal nulla titoli di Stato (che sono sempre una moneta) e non moneta circolante? Ma soprattutto, perché i politici europei non sanno o meglio, fanno finta di non conoscere queste differenze?