lunedì 14 novembre 2011

Crisi di Stato

Quella che appariva come la forma meno perniciosa delle altre, si sta rivelando, alla prova dei fatti, la peggior forma di governo. E non mi riferisco solo al caso italiano, dove un parlamento eletto dal "popolo" abdica la sua sovranità e la mette al servizio della tecnocrazia monetaria. Il mio discorso è di ordine generale, e investe tutto il panorama occidentale. Chi sosteneva che vi fosse un matrimonio inscindibile tra mercato e democrazia tralasciava il fatto, nient'affatto secondario, che il mercato va sempre contro natura e alla democrazia predilige il liberismo economico, che tutto può dirsi fuor che essere democratico. Il liberismo si accoppia facilmente con il tecnocratismo, distruggendo la sovranità popolare. Vissuti e culture diverse sono costrette ad omologarsi, a diventare dei nuimeri equivalenti e sovrapponibbili. I poteri delle multinazionali si espandono portando al lumicino quelli nazionali. Le prevaricazioni del mercato finanziario su quello dei beni reali non si contano; e oggi anche le aziende italiane "diversificano" le loro attività trasformandosi da produttori di merci in produttori di utili. E' la mefitica mentalità mercatista che, sin dalla fine '800, ha lentamente invaso la nostra penisola, producendo vieppiù prevaricazioni e disuguaglianza sempre più ampie. Si sbagliava di grosso, allora, Winston Churchill, quando coniò il famigerato aforisma sulla democrazia. La democrazia non è "il migliore dei sistemi possibili", non è un valore universale a cui tutti devono, volenti o nolenti, adeguarsi. Basta dare un'occhiata al governo che si sta preparando per avere un'idea più chiara di come ci stanno gabbando.

 Chi non si adegua ai parametri imposti da Bruxelles viene prima redarguito, poi ricattato e, infine, commissariato. Ed  è proprio attraverso il perverso sistema del commissariamento che l'eurocrazia impone i suoi diktat. I paesi che non si adeguano vengono esautorati completamente da ogni potere decisionale. Ogni cosa viene decisa altrove in modo palese, lasciando agli emissari delle banche centrali e di affari il ruolo di guide.

Voi direte che non c'è più la maggioranza, che il Cavaliere non ha più i numeri per governare. Io invece affermo che - da tempo immemorabile - non esiste più lo Stato, quello con la S maiuscola.
Un vero Stato in grado di esprimere una politica estera esente dalle ingerenze esterne; uno Stato capace di assumere le scelte in piena autonomia, senza l'ausilio dei poteri forti, uno stato che sappia fare a meno delle Banche e sia in grado di restituire la moneta al popolo, unico e vero sovrano.

Nessun commento:

Posta un commento