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domenica 27 novembre 2011
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sabato 26 novembre 2011
Rischio
Ormai anche nelle segrete stanze berlinesi ci si prepara ad una uscita dalla moneta unica. Le tappe della dipartita sarebbero state elaborate dall'Università Helmut Scmidt di Amburgo, che fa capo alle forze armate. Chiusura delle Banche, emissione delle nuove banconote, rigidi controlli alle frontiere, doppia circolazione delle due monete ed infine il passaggio al nuovo marco rivalutato del 25% rispetto all'euro.
Esistono comunque molte difficoltà nella uscita dall'euro. La moneta non è solo un mezzo per comprare beni e servizi. La moneta ha tre funzioni fondamentali: unità di conto, mezzo di pagamento, e riserva di valore, ragion per cui, vi sarà, come sempre accade chi ci perde e chi si arricchisce. Sicuramente occorre evitare la fuga di capitali all'estero e bloccare lo scambio di merci finché tutto sarà più chiaro.
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giovedì 24 novembre 2011
Euro-petardi
mercoledì 23 novembre 2011
Back run
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sabato 19 novembre 2011
La nuova fase
Finalmente è calato il sipario sulle frivolezze italiche. Questa è l’unica nota gradevole. Il resto si preannuncia come un concerto di note dolenti, a cominciare dall’Ici sulla prima casa. Intanto, i politicanti italiani, dopo le impertinenti incursioni giornalistiche che avevano messo a nudo la loro ignoranza in fatto di economia e finanza, sono alle prese con lo “Spread”, non per risolverlo, ma per imparare cosa sia, ovviamente… del resto come potrebbero risolvere qualcosa? Non hanno saputo far nulla per diciassette anni, a parte dire “si”, ed oggi sarebbe fin troppo ingeneroso chiedergli altro. All’uopo hanno cominciato a seguire dei corsi accelerati di economia e finanza. C’è da ben sperare, dunque.
A questo proposito, giova segnalare che i rischi di peggioramento per l’economia dell’eurozona sono aumentati, e le banche sono in estrema difficoltà. Da un paese vessato, ingessato in politiche rigoristiche, non ci si può aspettare niente di nuovo; ed è anche irrealistico credere che dopo la “cura Monti” vi sarà una rapida ripresa economica con una conseguente crescita delle esportazioni. La globalizzazione dei mercati ha imposto una sonora batosta alla competitività del Paese-Italia che, per via della tassazione sul lavoro e sulle imprese, si trova- di fatto - spiazzato di fronte alle “tigri asiatiche”. A questo devesi aggiungere la concorrenza sleale che viene fatta ai paesi dell’eurozona, in un contesto così fiacco di domanda mondiale e specialmente europea.
E mentre tutto ciò accade fra gli applausi scroscianti dell’opposizione e i continui ringraziamenti a Napolitano, cosa pensa il Cavaliere? Ce ne eravamo dimenticati, tutti presi dall’insolvenza degli stati sovrani. Eppure lui, come sempre, è al lavoro. Nei corridoi di Palazzo Grazioli si mormora che egli stia preparandosi per la campagna elettorale. Sta cercando infatti d’imbellettare il fido Alfano, per prepararlo alla “pugna”. La tecnica è la tecnica. E, almeno qui. siamo allo stato dell’arte.
Quello che ci manca è una politica realmente popolare. Una politica che restituisca la parola e la moneta al popolo, non a chiacchiere, però. Una politica che riesca a conferire a questa parola il suo valore semantico più alto, visto che oggi appare del tutto destituita di qualsiasi fondamento.venerdì 18 novembre 2011
Veline ed evidenze
L'operazione si è resa necessaria per evidente incapacità dei nostri politicanti, che non hanno voluto assumersi direttamente la responsabilità di fare il "lavoro sporco".
giovedì 17 novembre 2011
Super Mario
mercoledì 16 novembre 2011
Mister Mario
lunedì 14 novembre 2011
Crisi di Stato
Chi non si adegua ai parametri imposti da Bruxelles viene prima redarguito, poi ricattato e, infine, commissariato. Ed è proprio attraverso il perverso sistema del commissariamento che l'eurocrazia impone i suoi diktat. I paesi che non si adeguano vengono esautorati completamente da ogni potere decisionale. Ogni cosa viene decisa altrove in modo palese, lasciando agli emissari delle banche centrali e di affari il ruolo di guide.
domenica 13 novembre 2011
Quel diavolo di Spread
I governi tecnici rispondono ai dettami del capitale gestito dai privati in modo maggiore rispetto a quelli politici. Le uniche preoccupazioni dei privati sono quelle di ricavare utili e dividendi, non altro. Ai privati non interessano il numero dei disoccupati in aumento o quello dei cassa integrati. Non che con i governi politici ciò non accada. Anzi. I governi politici, però, devono - in un certo qual modo - rendere conto al proprio elettorato delle norme che di volta in volta varano, anche se poi - nella prassi - sono soliti fregarlo.
A ben vedere dunque occorre cambiare il Sistema. Nessuno indaga sulla perversione che è alla base della emissione monetaria. Nessuno ha il coraggio di denuciare chi si appropria del nostro lavoro attraverso l'emissione di interessi sulla "nostra" moneta. Abbiamo, complice il governo Prodi, regalato agli eurocrati l'emissione monetaria e, soprattutto, il controllo sul debito. In pratica siamo passati dalla padella alla brace.
Siamo vittime dello spread, il nuovo moloch a cui sarannno immolate le vittime in onore del Dio Mercato. Con questo precedente, infatti, anche il meccanismo parzialmente democratico delle elezioni sarà sottoposto al vaglio dei mercati tramite lo Spread. In pratica, se un eventuale candidato alla guida del Paese facesse salire lo "spread" lo si sostituirà con uno che gradito ai mercati, in modo tale che lo spread rimanga entro una certa soglia gradita agli eurocrati.
Per uscire dal baratro occorre prendere una strada che nessuno vi consiglierà:uscire dall'Euro e riprendersi il diritto di battere moneta, facendo a meno dei banchieri e della loro ingerenza usuraia nella creazione del debito.
sabato 12 novembre 2011
I signori della moneta e la "cura proibita".
Luca Papademos e Mario Monti |
L'uso di termini sanitari è quanto mai appropriato, ivi compresa la "cura" Anche gli uomini, nemmeno a farlo apposta, sono intercambiabili. Quella che non cambia, però, è la cura: aumento della pressione fiscale, taglio di beni e servizi pubblici, innalzamento dell'età pensionabile, riforma del mercato del lavoro, ecc. In altre parole, si tratta di varare manovre massimamente antipopolari: le cosiddette manovre "lacrime e sangue". E' l'ennesima solfa che i cosiddetti scienziati della finanza propongono ad ogni ricorso ciclico della crisi. Non è la prima volta e non sarà l'ultima se non si cambia sistema. Sono almeno venti anni, senza andare troppo indietro nel tempo, che ciò accade. Tutti ricorderanno la tempesta finanziaria che nel 1992 si abbattè sulle Lire (italiana e britannica) ad opera dello finanziere speculatore filosofo George Soros, a cui fece seguito il famigerato repulisti ordito dai magistrati attraverso Tangentopoli. Per questo ed altro vengono evocati i cosiddetti "governi tecnici", così come si farebbe con un demiurgo in una tragedia greca. Costoro non dovranno dar conto a nessuno, eccezion fatta per i "signori della moneta". Tutti sanno che i debiti con la Bce (che poi sono in gran parte debiti contratti con le banche francesi e, soprattutto, tedesche) non verranno mai onorati. Perché allora vengono sempre concessi? A queste domande non è facile rispondere rimanendo seri e soprattutto sinceri.
Nel caso di un ritorno alla moneta nazionale (sia essa dracma o Lira) vi sono diversi fattori che vanno considerati; in quanto adesso, oggettivamente, la situazione è mutata. I debiti contratti in euro diventeranno sicuramente più onerosi attraverso il ritorno alla moneta nazionale. E nessuno potrebbe impedire che essi vengano calcolati in euro, in dollari o in altra valuta pregiata. Per evitare una tale nefasta prospettiva si renderebbe necessario un netto rifiuto di onorare il debito; in quanto sarebbe pressoché impossibile chiedere di rifinanziarlo sui mercati internazionali, attraverso una moneta svalutata. Allora bisognerebbe congelare i conti correnti in gran segreto, evitare di far conoscere le proprie intenzioni ai banchieri centrali (per questo costoro hanno emissari ovunque!) bloccare qualunque esportazione di valuta all'estero e quindi uscire dalla Unione Europea e ricominciare ad emettere moneta per proprio conto, facendo a meno delle cosiddette Banche Centrali e, soprattutto, dell'emissione di denaro pubblico dietro pagamento di un esoso interesse.