venerdì 5 ottobre 2012

La retorica della demagogia

La Crisi dell'euro zona ha rinverdito la demagogia populista, che ha avuto buon gioco nel buttarsi a rotta di collo nella beatificazione delle vecchie monete nazionali e nella santificazione di Giacinto Auriti, "patrono" della proprietà popolare della moneta. Il tutto portato a compimento dai suoi indegni epigoni, promotori delle cosiddette "monete locali": simec, scec, fiorito, ecc.

D'altro canto - scherzi a parte - non mi pare nemmeno lecito beatificare "Man Draghi" come salvatore dell'euro. Nella prima settimana del mese scorso, "Man Draghi" si è tolto  la maschera: ha assicurato - nonostante i divieti stabiliti dal Trattato di Maastricht -  che la B.C.E.  assumerà, qualora si rendesse necessario, il ruolo di prestatore di ultima istanza per tutti i governi della zona Euro. Con il banale pretesto di salvaguardare i finanziamenti a tassi convenienti per lo stato, ha reiterato la solita solfa circa l’importanza della “stabilità dei prezzi", compito primario della Banca Centrale.
Allo stato attuale, il governatore della BCE ha salvaguardato esclusivamente le quotazioni di hedge fund, la solidità delle banche e fondi pensione, le cui sorti dipendono ormai solo dagli indici borsistici, tenuti artificialmente in vita tramite massicce iniezioni di liquidità ("fiat money") creata "ex nihilo" dalle banche centrali di tutto il mondo.
A questo punto, un tentativo si deve pur fare. Modesto, come sempre, franco e amichevole come spesso avviene su questo Blog.
In altre parole qualcuno dovrà pure cercare di chiarire l’anomalia italiana ai non addetti ai lavori  e a tanti altri semplici curiosi che si dividono tra quelli che l’hanno capita, e insistono nel darle sonoramente al Cavaliere, attribuendogli tutti i mali di questo mondo, anche quando dice clamorosamente la verità, e quelli che hanno difficoltà a capirla, perché è l’anomalia più anomala e complicata del mondo.
L'Italia è il paese con il più alto debito sovrano al mondo (al primo posto ci sarebbe il Messico ma occorre far mente locale e rimanere coi piedi piantati per terra senza cercare di andare oltremanica ed attraversare l'oceano a nuoto). L'Italia è altresì il paese europeo dove si registra il prelievo fiscale più cospicuo di tutta l'Europa.  Ciò nonostante l'Italia è un polo manifatturiero senza eguali e ha un risparmio privato senza dubbio ragguardevole. 
Molti - a sinistra - risponderanno immediatamente dicendo che esiste pure un altissimo tasso di evasione/elusione fiscale, ragion per cui causerebbe un prelievo fiscale da record.
Sul debito pubblico altri - a destra  - risponderanno che, dopo decenni di sperpero di danaro pubblico, sarebbe ora di fare dietro front e tagliare recisamente i costi sociali di scuola, sanità e pubblica amministrazione.
Entrambe le risposte contengono un ampio margine di verità, ma entrambe sono viziate da un difetto fondamentale: aver sottovalutato il continuo innalzarsi sopra il livello di guardia del debito pubblico, fatto questo denunciato dall'inizio degli anni '80 dai radicali; e, di contro, aver sopravvalutato il problema del signoraggio bancario e della sovranità monetaria.

La svolta

Giovedì 26 Luglio il Governatore della BCE ha lanciato la sfida al "dio mercato" credendo di avere - senza alcun merito - l'asso nella manica: la stampa della moneta.

Stampare, stampare, stampare...

Stampare moneta è quello che chiedono tutti i keynesiani del mondo. Non solo: anche i banchieri  fanno la medesima richiesta, a cominciare dagli USA. I partiti seguono a ruota: e, conservatori e progressisti, si ritrovano uniti. Vi siete mai chiesti il perché? Stampare moneta e magari magari distribuirla a pioggia alle banche è l'asso nella manica di Man Draghi, è quello che gli speculatori chiedono insistentemente come prezzo da pagare onde evitare di stringere la cima del nodo scorsoio al collo dei popoli europei. Niente di miracoloso dunque ma la semplice, antica professione che tutti i governanti hanno messo in pratica come ultima risorsa prima del tracollo imminente; e, in sintesi, al fine di risolvere problemi che poco hanno a che fare con la moneta e molto, invece, con gli equilibri sociali ed economici, con i terremoti profondi che si generano sotto la crosta del Pianeta.
Due ovvie considerazioni:
  1. Quei paesi che negli ultimi anni hanno stampato moneta a trilioni, ridotto a zero i tassi, cosa hanno ottenuto? Costoro hanno, senza tema di smentita, aumentato i deficit, allentato le regole contabili, tollerato scandali, malversazioni e buchi di regolamentazione. E tuttavia non hanno visto una significativa ripresa dell'economia e/o una riduzione della disoccupazione. L'ultimo esempio è la Gran Bretagna, entrata ufficialmente di nuovo in recessione prima delle Olimpiadi: hanno stampato denaro, ridotto i tassi, consentito gli scandali (JPMorgan, LIBOR ecc. ) ma l'economia arretra e la disoccupazione avanza. E il Giappone, che da vent'anni stampa soldi, aumenta i debiti e ha tassi a zero. E gli Stati Uniti, che hanno sempre stampato - e si apprestano a ristampare - 2 trilioni di dollari, tassi a zero "almeno fino al 2015", debito /PIL oltre 100% per "crescere" dell'1,5%, con la disoccupazione ufficiale all'8% (quella reale al 15%) hanno forse risolto qualcosa ? L'Europa ha già "stampato" 3 trilioni di euro senza risolvere nulla, rinviando solo di anno in anno il problema principale, cioè lo squilibrio dei paesi legati dalla moneta unica. E qui sarebbe il caso aprire la seconda riflessione;
  2. Lo scontro tra i vertici della Volkswagen e il Marchionne della Fiat è la metafora più recente della crisi dell'euro. Marchionne sa benissimo da anni che la Fiat in Europa, con il vincolo dell'euro, perderà progressivamente quote di mercato a favore dei tedeschi.
Quest'ultimo, viceversa, ha una presa reale sull'economia visto che la Germania non è l'Italia e viceversa.

Conclusioni

Le differenze tra i sistemi economici e sociali dell'Italia e della Germania non consentono alla Fiat di poter produrre a Torino o a Pomigliano. La Fiat per rimanere in Italia ha bisogno di tornare alla Lira. In altre parole occorre  poter svalutare almeno del 20% per compensare il gap tra sistema tedesco e quello italiano.  Per invertire la tendenza a comprare tedesco occorre, in effetti, rendere
le auto italiane più convenienti. In alternativa, l'unico evento che potrebbe - forse - tenere ancora insieme due sistemi profondamene diversi sarebbe un cambio Euro - Dollaro sotto il rapporto 1,10. Ma quel cambio farebbe scattare altre conseguenze negli equilibri mondiali. Per questo lo scontro FIAT - Volkswagen è il campanello d'allarme dell'euro: con la moneta unica in Europa solo le fabbriche tedesche sarebbero competitive e neanche i francesi si salverebbero. Anche il caso ILVA, a ben vedere, è un altro sintomo di questa malattia: stante l'euro, ai costi attuali, (e dentro i costi ci sono anche quelli per rendere ecologicamente compatibili alcuni impianti) l'acciaio in Europa possono produrlo solo i tedeschi, a meno di non mettere a carico dello Stato il differenziale dei costi, alla faccia dei debiti. L'Italia, secondo analisi tecniche non inclini al conformismo culturale dilagante, avrebbe da guadagnarci ad uscire dall'euro in determinate condizioni. Alcuni azzardano addirittura che l'Italia potrebbe uscire dall'Euro prima di altri paesi - e non per il pericolo di un ritorno del Berlusca - ma per semplice convenienza, per il calcolo costi - benefici. E allora a cosa serve, stampando euro, difendere una moneta senza economia?

Che Draghi, presidente della BCE, difenda il suo posto di lavoro è comprensibile, ma nessuno cerchi di far credere ai disoccupati italiani, spagnoli o greci che stampare moneta sia la soluzione di tutti i problemi. D'altra parte i politici non si farebbero scappare un'occasione così ghiotta. Ed è proprio in questo frangente che si originano tutti i complotti del mondo. I politici sarebbero "costretti" ad agire in tal modo non perché detengano (come sosteneva falsamente Auriti, riprendendo le teorie paranoidi di Pound) animo servile, ma perché "Camerieri dei Banchieri". Un dogma vero e proprio (questo si) basato su illazioni, teorie campate per aria e,tanta, tantissima fantasia. L'unico modo per rimanere tutti sulla barca europea sarebbe quello di prendere atto che la "crescita" drogata e non rispondente all'economia reale dell'eurozona, deve lasciare il passo ad una "decrescita" ordinata e solidale. Ridurre la velocità dei debiti assieme a quella dei costi, delle diseguaglianze, delle speculazioni e delle corruzioni. Ma non chiedetelo a Mario Draghi.
© ♕Pier Luigi

2 commenti:

  1. IL DEBITO PUBBLICO E' UNA BUFALA! Il vero problema è aver perso la SOVRANITA'MONETARIA! Da quando gli stati europei sono stati privati dell'emissione monetaria non possono più stampare a debito!

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  2. Non si comprende l’opera di Auriti se non si com-prende ( si prende con se) la rivoluzione che essa opera, il cambiamento di prospettiva che essa inaugura. Tale cambiamento è l’inverso del mutamento dei poli che la modernità è ed è stata.
    La modernità inverte la polarità: è il basso ad essere fondante di qualsiasi prospettiva: ciò è molto evidente nei pensatori politici per mezzo dei quali la modernità è nata (secoli XVI-XVIII d.C.). Quali che siano le differenze interne, anche notevoli e grosse, tutti son d’accordo nel far iniziare dal basso ogni cosa, che sia il potere politico, oppure il processo cosmico; poi, sarebbero venuti quelli che non solo facevano iniziare dal basso, ma che negavano tutto ciò che superasse un certo livello, molto basso (gli "istinti", la "materia", la "massa", il "voto", il "consenso", la "sovranità ‘popolare’", e così via). Inizia tutto prima con la Banca d'Inghilterra e poi si concretizza sul piano istituzionale con la Rivoluzione Francese... Insomma credo non basterà un mio commento a farti cambiare idea ci vorranno uno o più post...

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