martedì 31 dicembre 2013

L'albero della cuccagna e i camerieri dei banchieri

Nell' attuale clima festivo, realtivo al periodo natalizio, non poteva mancare un grosso regalo alle banche private.
Il 23 dicembre u.s. si è tenuta l'assemblea dei soci partecipanti al capitale di Banca d'Italia. In questa seduta la Banca Centrale ha modificato il suo statuto, non aspettando il parere consultivo della BCE, ben sapendo che esistono delle forti perplessità in ambito europeo, in specie da parte della teutonica Bundesbank.
Lo Statuto della Banca è stato modificato sulla falsariga del Decreto Legge varato dal Governo Letta. Questa modifica è stata del tutto irrituale. La Banca, cioè, ha deciso di modificare il suo statuto senza previo esame parlamentare e, soprattutto, senza aspettare il parere consultivo della BCE, pur sapendo che la Bundesbank nutriva dubbi di fondo nel merito di questa insolita trasformazione.
Ora, seppure il capitale fosse fermo al 1936, una rivalutazione delle quote di un Istituto che si fregia dell'aggettivo pubblico (ma che, in effetti, è saldamente detenuto da privati) è una cosa del tutto INAUDITA!


A questo proposito, giova ricordare che la proprietà della banca centrale è al 95% privata, anche se viene faresaicamente definita come Istituto di Diritto Pubblico. Ora, siccome noi siamo obbligati per legge ad accettare l’euro come moneta in corso legale, la Banca d’Italia ha acquisito nel tempo una chiara posizione dominante nell'espletamento di un diritto pubblico. Di qui la confusione che tal cosa comporta. I banchieri privati si sono, gradualmente, con  l’approvazione unanime di tutti i politici, impossessati di un istituto giuridico pubblico, gestendo per conto loro un bene (la moneta), che invece dovrebbe essere di tutti.  Bankitalia, da questo punto di vista, è assolutamente privata, perché antepone il profitto dei suoi azionisti (inflazione bassa ai limiti della deflazione, cospicui dividendi, prestiti agevolati ai politici complici della truffa) a quello dei cittadini (piena occupazione, bassa tassazione, regolarità del credito a famiglie e imprese).
Dopo questa breve disamina, sulla situazione pregressa, possiamo assolutamente certificare che con questa manovra si è fatto un balzo in avanti nella gestione privatistica di un Istituto che solo i camerieri dei banchieri si ostinano a definirlo come Pubblico.
Si tratta dunque della più grande strenna natalizia che Babbo Natale (leggi i cittadini italiani) ha fatto ai soci azionisti (ormai è inutile chiamarli partecipanti) della Banca d'Italia. Questa ulteriore manovra truffaldina legalizza e consolida quelle precedenti.

Ricordiamo che negli anni '90, per mano del dott. Sottile, abbiamo assistito alla Privatizzazione del Capitale della Banca d'Italia.  Questo decreto si pone sulla falsa riga della legge Amato-Ciampi e rivaluta il capitale da 156.000 € (ossia 300 milioni di vecchie lire) a - udite udite - ben 7 miliardi e mezzo di Euro! Una cifra altissima, più alta della media delle grandi banche centrale europee, per intenderci. Molte di queste banche, in specie quelle più deboli, avevano elevato la loro quota di libor che detenevano, come Carige ed MPS... E' un caso che il valore indicato (sette miliardi e mezzo) sia allineato con quelle Banche che avevano le quote più alte e l'assetto patrimoniale malandato, ossia Carige ed MPS?Dicono: nessuna di queste banche potrà avere più del 3%.... Ma attenzione: questo è solo uno squallido trucco, spacciato come garanzia.  Significa semplicemente che vi sarà un ulteriore distribuzione degli utili a favore di Unicredit e Intesa. Quindi le grandi banche che detengono tuttora il 60% delle azioni saranno tenute a liberarsi delle quote in eccesso e, cosa più importante, verranno ripagate a questo prezzo e potranno farlo in due anni di tempo. Nel frattempo, la Banca d'Italia, al fine di evitare che possano entrare soci non graditi,  può riacquistare le quote eccedenti, utilizzando le riserve in suo possesso e pagare le banche che le detenevano.  Il risultato è questo: un grosso regalo a Unicredit e Intesa con i soldi degli italiani. Dal punto di vista economico si tratta di un patto scellerato tra le Banche socie e  lo Stato, attuato attraverso lo scambio di plus valenze con TASSE.
Perchè allora questo patto scellerato? Presto detto. Lo Stato incasserà subito € 1,5 miliardi a copertura di un mancato gettito, privandosi però per gli anni a venire di un sicuro introito derivante dalle tasse e dalla redistribuzione degli utili di Banca d’Italia. E’ lo stesso tipo di errore che si commette quando si vogliono utilizzare i proventi delle privatizzazioni. Si pensa all'oggi, senza alcuna previdenza per il futuro!


Altra cosa sottaciuta ed anche minimizzata  è il pericolo di costituire un vero e proprio mercato internazionale delle quote di Banca d’Italia. E' infatti difficile controllare se una Goldman Sachs qualsiasi acquisisce o scala un altro azionista. 


In nessun altro contesto internazionale esiste un mercato secondario regolamentato delle quote di partecipazione al capitale di una banca centrale, dato che queste ultime rappresentano ovunque una semplice certificazione azionaria fittizia che non può essere trasferita, venduta, prestata, acquistata. L’Italia sarebbe all’avanguardia in questo settore, visto che il progetto in questione prevede chiaramente che le quote siano facilmente trasferibili e in grado di attrarre potenziali acquirenti. La smania di incentivare l’arrivo di capitali esteri ha contagiato pure uno dei settori in cui la presenza straniera non è affatto necessaria. 

Che cosa accadrebbe se un giorno Banca d’Italia diventasse interamente di proprietà straniera? Potrebbero le grandi banche pretendere tutto l’oro e il patrimonio accumulato da Banca d’Italia in passato, grazie soprattutto ai privilegi di gestione concessi dallo Stato italiano?

Nessun quotista privato dovrebbe avere un diritto sugli utili, cosa che viene costantemente disattesa, in barba alla Costituzione Italiana. E' un'operazione ingannevole a favore del sistema bancario italiano, in vista delle elezioni europee e in merito alla governance.

Altro che principio liberale sulla separazione dei poteri! Altro che rispetto della democrazia e della Trasparenza! In pratica stiamo assistendo alla plateale privatizzazione dei diritti di Signoraggio, che dovrebbero essere di appannaggio statale...  Le maggiori Banche italiane ricaveranno MILIARDI a spese nostre!

giovedì 26 dicembre 2013

Riflessioni sotto l'albero di Natale


E' tempo di feste ed è tempo di Bilanci.  Quanto scritto sinora è potuto apparire come incomprensibile.
Scriverlo non appare emozionate, ma  ammetterlo, probabilmente, è un sinonimo di serietà. Sta di fatto che nell'ultimo periodo i Banksters hanno sguinzagliato i loro mastini da guardia. Si erano accorti che il loro sistema stava vacillando ed occorreva dunque correre ai ripari. 
D'altro canto noi non possiamo rimanere con le mani in mano a guardare, ma nemmeno possiamo permetterci reazioni scomposte, che invece di avvantaggiarci finirebbero per screditarci ulteriormente.

Invochiamo tanto la giustizia sociale e poi ci manca il coraggio di condannare senza remore il sistema mafioso delle BANCHE CENTRALI. Ci facciamo strenui garanti della Costituzione e poi lasciamo che le autorità sovranazionali facciano scempio dell'art. numero 1 che è  - a tutti gli effetti - quello più importante.  Siamo, cioè, orbi, incapaci di vedere oltre la punta del naso; e, nello stesso tempo, non siamo in grado nemmeno di vedere cosa vi sia sotto il proprio naso...

Lettaame democratico
In questo momento tremiamo al solo pensiero che un paio di spese natalizie vadano in fumo e non ci accorgiamo della realtà circostante, lobotomizzati come siamo da Giornali e Tv che ci parlano di una fine della recessione e di tante altri buoni propositi. Intanto il Lettame di governo consegna Telecom Italia a Telefonica nell'indifferenza più assoluta. Uno dopo l'altro, come birilli, cadono tutti i paletti che la separano dal controllo di della compagnia telefonica italiana. Anche la bomba annunciata sul Corsera circa un'indagine della Magistratura contro i cugini spagnoli si è rivelato un petardo natalizio.  Del resto se la magistratura avesse veramente intenzione di fare qualcosa di serio lo avrebbe fatto da tempo, impedendo lo scippo criminale della nostra sovranità, giudicando incostituzionale l'adesione all'EURO e al famigerato Trattato di Maastricht. Mi fermo qui. E' Natale e non ho alcuna voglia di polemizzare e gettare altra carne sul fuoco. 

Tuttavia, prima di lasciarvi ai bagordi natalizi volevo sottoporre alla vostra attenzione UN PICCOLO DECALOGO di  domande:
  1. Qual è il motivo per cui ogni giorno vi alzate dal vostro giaciglio?
  2. Cosa vi spinge ad affrontare una giornata di impegni e di difficoltà?
  3. Che cosa avete fatto oggi? 
  4. Cosa farete domani?
  5. State vivendo - senza costrizioni - la vita che vorreste? 
  6. Perchè lavorate così tanto e avete pochissimo tempo a disposizione? 
  7. Perchè, nonostante tutti gli sforzi che fate,  riuscite a malapena ad arrivare alla fine del Mese?
  8. Perché la politica - di destra e di sinistra - non riesce ad allontanare lo spettro del Debito Pubblico? 
  9. Siamo in una democrazia? 
  10. Chi sono le persone che decidono il nostro modus vivendi? 
Se non sapete rispondere chiaramente e sinceramente a queste domande, allora è il caso di seguirmi e di interagire con discrezione.





venerdì 22 novembre 2013

Angela uber alles


L'elezione di Angela Merkel era pressochè scontata, vista l'inconsistenza dell'SPD e dei Liberali. Tuttavia alla culona teutonica  mancano 5 seggi per avere la maggioranza assoluta in parlamento. Un trionfo quasi scontato dunque, ma inaspettato nelle proporzioni. I liberali scompaiono dalla scena politica e si vedono affiancati dal partito anti-euro, guidato da un professore di Amburgo. Tuttavia, anche quest'ultimo rimane fuori dal Bundestag per una manciata di voti. Bernd Lucke raggiunge infatti il 4,7% dei votanti, tanti per un outsider, ma insufficienti per superare la soglia di sbarramento al 5%.

Dalle reazioni socialdemocratiche scaturite dalla notizia che i liberali non sarebbero entrati in parlamento si intuisce che ci sarà un accordo con la Merkel al fine di garantire la governabilità del paese.  Peer Steinbrück ha confermato, però, che non farà parte di un eventuale governo, lasciando la strada aperta ad altri nel suo partito. Il loro eventuale apporto nella prossima squadra di governo sarebbe comunque tutto da valutare. Il risultato dei socialdemocratici è stato assai deludente, al di là di ogni peggiore aspettativa. l 2,7% rispetto al 2009, con il 25,7% dei consensi l’Spd ha comunque registrato il suo secondo peggiore risultato di sempre. Questo pessimo risultato è merito della Merkel che ha fatto proprie le politiche socialdemocratiche.
Difficile immaginare un cambio di regia in ottica europea. I risultati spostano, almeno a livello partitico, il Parlamento a sinistra, “bocciando” sia lo spauracchio rappresentato dal cosiddetto partito anti-euro Alternative für Deutschland (che con il 4,7% ha comunque realizzato il migliore risultato mai raggiunto da una formazione appena formatasi) che i liberali dell’Fdp (4,8%) guidati da quel Rainer Brüderle che non ha mancato lo scorso marzo di ricordare come un’Italia fuori dall’euro sia possibile. Durante la scorsa legislatura l’Spd ha sempre appoggiato, con il voto in parlamento, tutte le proposte della Cdu/Csu in materia di Unione Europea ed euro. Se è vero che ad inizio campagna elettorale Steinbrück aveva cercato di portare il tema dell’Unione europea all’interno del confronto sottolineando le responsabilità mancate dalla Germania, con il passare delle settimane sia lui che la Merkel hanno quasi escluso la questione dai loro dibattiti. La Cancelliera è tornata a parlarne in maniera convincente solo ad una decina di giorni dalle elezioni, ribadendo l’importanza dell’Euro, solo per allontanare il rischio di un possibile successo di Alternative für Deutschland (fino a quel momento completamente ignorato da ogni sua uscita pubblica). Sarà necessario sottoscrivere un programma condiviso e probabilmente l’Europa sarà uno dei punti di cui discutere, ma nonostante la netta presa di posizione netta della Merkel sugli Eurobond (“mai con la Cdu/Csu al governo”), nel caso di una nuova Grosse Koalition, non sarà difficile trovare un punto di incontro.

Il possibile cambio di marcia potrebbe arrivare solo nel caso in cui la Merkel decidesse di rischiare la propria popolarità interna in cambio di un prestigio internazionale che ancora, almeno nei paesi del Sud Europa, non è riconosciuto a causa della sua pretesa di austerità nei conti pubblici.  

 I tedeschi abbracciano così la politica della culona teutonica,  e ci condannano allo stillicidio dell’austerità per altri anni. L’hanno capito bene i crucchi, le politiche di rigore imposte all’Europa dalla Merkel convengono eccome: il plebiscito riservato alla cancelliera blinda l’euro nel paese che beneficia più di tutti della moneta unica europea. Ma perché?
La risposta è molto semplice: l’euro è in realtà il vecchio marco che ha cambiato nome. Da quando il mortadellone Prodi ci trascinò a suon di tasse (e forse anche con qualche artificio di bilancio) nell’€uropa delle banche e della finanza apolide, abbiamo cominciato a pagare a peso d’oro il mezzo di scambio, mentre la Germania riesce ad ottenerlo dal “mercato” praticamente a interessi zero. Da quando siamo entrati in €uropa abbiamo conosciuto cosa significasse la parola “spread”, differenziale: la differenza che hanno i titoli di stato tedeschi con quelli del resto dell’eurozona.
Il meccanismo, ormai abbiamo imparato a conoscerlo è molto semplice: gli Stati ex-sovrani creano ex nihilo delle cambiali con le quali si indebitano chiamate “titoli di stato”.  In Italia le famigerate "cambiali" vengono gestite da un cartello di operatori finanziari autorizzati da Bankitalia, tra cui figurano le banche d’affari americane Goldman Sachs, Jp Morgan, Morgan Stanley, Barclays, Meryll Linch, City Group, accompagnate dai vari istituti nominalmente europei come Deutsche Bank, Bnp, HSBC, Unicredit ecc… 
Questi “specialisti” del debito pubblico italiano hanno il compito di piazzare i titoli del debito italiano nel cosiddetto “mercato finanziario”, ovvero tra le stesse banche che decidono quanti interessi far pagare all’Italia o alla Francia o alla Spagna ecc.., fissando come parametro di riferimento l’interesse sui titoli di stato tedeschi: se lo SPREAD BTP/BUND è a 250 significa che il titolo di stato italiano rende 2,5 volte di più che quello tedesco, ovvero che l’Italia dovrà pagare gli interessi sulla moneta che prende in prestito 2,5 volte di più rispetto alla Germania.

Il risultato è che mentre tutti gli Stati dell’Eurozona hanno perso la moneta sovrana non potendo più finanziarsi direttamente dalla Banca Centrale di riferimento, la Germania continua a finanziare il proprio debito come se la BCE fosse la Bundesbank: insomma la moneta è unica ma le condizioni con le quali si ottiene sono differenti, e la logica conseguenza è che alcuni Stati dovranno imporre più tasse ai cittadini (che servono a pagare il debito, non ad avere i servizi).
L’Euro quindi conviene solo alla Germania, che di fatto è la proprietaria nominale di questa €uropa. Ecco come si spiega la vittoria di Frau Merkel. Noi italiani ci meritiamo invece i vari Letta, Monti, Saccomanni e riverente servanza varia.Ma i problemi che poniamo sono sempre gli stessi: perché ci dobbiamo indebitare per ottenere il mezzo di scambio? Perché la BCE fa scontare ad interesse il denaro che crea ex nihilo? Di chi è la proprietà della moneta all’atto dell’emissione? Perché gli Stati possono emettere dal nulla titoli di Stato (che sono sempre una moneta) e non moneta circolante? Ma soprattutto, perché i politici europei non sanno o meglio, fanno finta di non conoscere queste differenze? 

venerdì 11 ottobre 2013

La mina vagante del "credit crunch"

Mentre infuriano le polemiche sulla legge Bossi-Fini e scoppia la bagarre tra Beppe Grillo e i suoi parlamentari ribelli, ci si dimentica dei problemi reali che affliggono quotidianamente la gente comune.

E allora quale migliore occasione per parlare nuovamente di BANCHE?
Distratti come eravamo dalle immagini pietose giunte da Lampedusa e dintorni, ci eravamo dimenticati di due problemi fondamentali:

  1. una finanza pubblica estremamente erronea; 
  2. il famigerato  "Credit Crunch"
Commercial Banker
Partiamo da quest'ultimo punto, anche se ci sarebbe molto da dire sul primo... La restrizione del credito continua a navigare in cattive acque, intorno al - 4%, ad esser pignoli. A questo proposito, occorre ricordare che l'andamento nominale dell'offerta creditizia dovrebbe aggirarsi oltre l'andamento dell'inflazione.  Invece, dobbiamo registrare un andamento assai negativo che perdura ormai da oltre due anni.  Ma perché le Banche, nonostante l'iniezione di liquidità ad un tasso d'interesse assai basso, continuano a non elargire credito alle imprese?

Ciò è presto detto: esiste un patto scellerato tra gli stati nazionali (o quel che ne rimane) e le banche commerciali. Le banche commerciali, in seguito alla crisi dei debiti sovrani ingenerati dall'impennata dello SPREAD, si sono riempite la "pancia" di titoli del debito pubblico e in cambio gli azionisti non hanno diluito la loro quota di controllo, le fondazioni non scendono e d'altra parte il regolatore arriva tardi e male per attivare gli aumenti di capitale; in questa situazione accade che mentre le banche prendono la carta-straccia allo 0,5%, queste possono applicare a coloro che hanno un conto corrente e vanno in rosso senza avere un fido, un tasso di interesse fino al 25%! Ora se non è usura questa ditemi voi cos'è!?! 
Eppure, nonostante l'apparenza truffaldina, tutto avviene secondo la legge. Quindi, a rigor di logica, non c'è usura. Banca Intesa per esempio applica questo metodo fissando il tasso al 22%, senza incorrere nel reato di usura.
Ma, in definitiva, chi è il legislatore? Il Politico. Quindi si conferma la tesi secondo cui, costui è il cameriere del banchiere. Ma veniamo al dunque.

Inizialmente l'usura era considerata quella praticata oltre il 50% . Fino al 1996 il reato di usura non era ancora ben definito,  in quanto non era stata fissata una soglia precisa. Poi si è cercato di fissare il reato di usura in una maniera che i giornalisti prezzolati definiscono "obiettiva".  
Costoro hanno preso il tasso medio per una determinata categoria, scoperto di conto corrente, eccetera. Ora, se il tasso medio era il 20% allora l'usura era il 30%. In finanza, però, ricorrere agli automatismi non serve a molto.

Inoltre, questa soglia appare ridicola oltre che perversa, se alla piccola usura praticata dalle banche commerciali viene paragonata quella -assai più imponente- delle Banche Centrali che prestano il denaro, creato ex nihilo

Ciò perché - occorre ripeterlo - "Chi da valore alla moneta non è chi l'emette ma chi l'accetta". 

Quindi non le Banche, ma i cittadini sono i veri proprietari! Sono questi ultimi a creare ricchezza con il proprio lavoro e la accettano come moneta di scambio.
Questo è vero in base al  Principio del Valore Indotto della Moneta (mai riconosciuto dagli ebeti del diritto e dai criminali delle banche centrali). Ma, appunto, siccome questo principio non viene nemmeno considerato tale, tutto il nostro ragionamento va a farsi benedire. 

La verità, tuttavia, è questa; e nessun Banchiere Centrale e nessun economista la potrà mai cancellare. 

Chi è proprietario del mezzo di scambio, è virtualmente il proprietario di tutti i beni prodotti dalla collettività che mediante esso vengono scambiati. Per questo preciso motivo,  il compianto Prof Auriti sosteneva che l'Euro, il Dollaro e qualunque moneta emessa e registrata nelle poste passive della Banca CENTRALE è una MONETA-DEBITO
Central Banker
Attualmente, il cittadino è solamente un proprietario virtuale, momentaneo. Il proprietario effettivo e permanente è la Banca Centrale
I detrattori del pensiero auritiano sostengono che, in tal modo, si renderebbe la Banca Centrale inutile. 
E' vero. Occorre essere onesti intellettualmente ed ammettere questa chiara verità, 

L'Istituto poligrafico dello Stato e il Ministero del Tesoro detengono tutte le competenze in materia di emissione monetaria. Perchè affidare ad un altro ente la gestione e l'emissione della moneta? 

La teoria secondo cui le banche centrali sono dirette ad assicurare la stabilità monetariaavrebbero come compito primario quello tenere sotto controllo l'inflazione e la disoccupazione appare come una mera petizione di principio che non affonda i dati nella realtà.

Accreditare allo Stato la moneta senza che questa finisca direttamente, attraverso il reddito di cittadinanza ad ognuno e il prelievo alla fonte delle tasse, significa solo cambiare le carte in tavola e lasciare tutto pressocché invariato. 
Quindi affermare che la  Banca Centrale di Emissione dovrebbe essere pertanto un Istituto di Diritto Pubblico anziché Privato, è fuorviante e non risolve il problema; poiché questi sistemi consentono entrambi ai grandi gruppi di investitori privati di accaparrarsi gran parte, se non tutte, le quote di proprietà.
La prova provata è stata la banca centrale nazionalizzata dell'URSS e, in particolare,  sotto Stalin
La quota di proprietà, non è cedibile e, soprattutto, non  è cumulabile! Essa nasce insieme con l'uomo o e decade automaticamente con la sua morte.  Per questo a rigor di logica essa dovrebbe essere consegnata ad ogni cittadino al momento della nascita, associando ad essa un vitalizio, scaturente dai proventi delle attività di emissione, sotto forma di Reddito di Cittadinanza, per il semplice fatto di essere cittadino Italiano. Ma così non avviene perché nessuno ha fatto proprie le teorie sulla proprietà popolare della moneta e del suo valore indotto.

lunedì 9 settembre 2013

Salario e reddito di cittadinanza



Ormai siamo di fronte ad un vero e proprio stillicidio di parole, senza che, ad esse, seguano FATTI veri e propri. Tasse si, tasse no. Troppe tasse, evasione fiscale, elusione fiscale, riduzione del "cuneo fiscale", persecuzione fiscale e chi più ne ha, più ne metta. 

Per forza di cose, i più, a seconda del rispettivo schieramento d'appartenenza, hanno concentrato le loro energie per far apparire l’altra parte come il massimo dell’incompetenza e, soprattutto, dell’irresponsabilità.

Così i fan di "Gargamella" hanno dato dell’incosciente al Banana,  mentre quelli del PDL hanno ribaltato l’accusa al PD, reo di voler  mettere le mani nelle tasche dell'Italia che produce. Da una parte,  dunque,  l'immagine fuorviante di individui con la testa sulle spalle, che eseguono pedessiquamente i dettami dei banchieri e,  proprio per questo, invisi alla popolazione a causa d'una tassazione sempre più cinica e vessatoria; dall’altra, quella di un partito che, ormai privo del senso del ridicolo, si erge a paladino della “libertà”, compresa quella di evadere ed eludere il fisco, nella speranza, per nulla recondita,  di guadagnare consensi e fare il più bieco proselitismo. 

Eppure, in tutto quest'ambaradan. c’è un aspetto rimasto completamente ignorato dai mass media "embedded". di destra e di sinistra. Vediamo qual è...

Quando la moneta era d'oro o anche d'argento, le tasse rappresentavano sicuramente un ATTO DOVUTO, e chi non le pagava era sicuramente un evasore. La stessa cosa non può dirsi oggi perché la moneta è creata dal nulla, ed è a costo nullo. Oggi la moneta viene emessa in quatitativi illimintati per lo più per ricapitalizzare le banche che si sono arrischiate in operazioni sporche con i famigerati derivati.
Ma nulla arriva nelle tasche del cittadino. E questa è senza alcun dubbio LA PIU' GRANDE INGIUSTIZIA.

Ma adesso veniamo all'annoso problema della riduzione del Cuneo fiscale... Nel confronto odierno, un aumento del cuneo fiscale è visto come uno spostamento verso una redistribuzione della ricchezza; mentre una sua diminuzione è percepita come indice di una maggiore efficienza delle imprese e rappresenterebbe un contributo maggiore a favore dei lavoratori. Attualmente la destra ne auspica una forte riduzione, mentre la sinistra ritiene possibile solo una riduzione di pochi punti percentuali.  E' la solita storia della "coperta corta". Discorso analogo deve farsi per la flessibiltà.
Tutti, chi più chi meno, abbiamo sentito parlare di "flessibilità del lavoro". Ma cosa significa esattamente tutto ciò?
Allora, per gli operai significa, essenzialmente,  produrre di più e guadagnare di meno. Una cosa inaudita ed inammissibile per qualsiasi prestatore d'opera, soprattutto rispetto agli alti stipendi che intascano gli Amministratori delegati delle aziende. Eppure, dati alla mano, i costi della mano d'opera incidono assai di più rispetto ai pur alti stipendi dei colletti bianchi. 
Inoltre, come se non bastasse, "la moderazione salariale non basta per ridare slancio all'economia e creare nuova occupazione". 

Queste sagge parole  pronunciate  dall'allora governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, la dicono lunga circa l''impossibilità di praticare una politica siffatta per rilanciare la crescita economica.
Allora, balza alla mente il quesito di leniniana memoria: CHE FARE?

E' grave che una tal cosa non sia stata mai recepita e concepita dai Sindacati Ufficiali. Il sindacato, nato come strumento di rivoluzione, al fine di rivendicare nei confronti del datore di lavoro una parte del plusvalore sottratto al lavoratore, ha commesso un grave errore. 
Carlo Marx sosteneva che il datore di lavoro gabba il lavoratore, sottraendogli una parte del plusvalore. Il Sindacato, per questo preciso motivo, si è sempre proposto di restituire all'operaio, attraverso l'aumento del salario, la parte del plusvalore mancante. E qui si è ingenerato un grosso equivoco.
Il salario come qualunque economista sa, non è propriamente un reddito ma è essenzialmente un costo di produzione, ragion per cui ad un aumento del salario corrisponde necessariamente un aumento del costo di produzione. All'aumento del costo di produzione corrisponde, a sua volta, un aumento del prezzo. Il tutto causa un aumento dell'ìnflazione, ingenerando un effetto ciclico a catena interminabile. 
Qual è allora la linea maestra da seguire?




Tuttavia, seppure quello rappresentato nel grafico risulta un passo in avanti in direzione della vera equità, ciò non è quanto effettivamente auspicabile. Si può fare di più. PRETENDENDO e non elemosinando un obolo qualsiasi.
Ai lavoratori va dato il salario e ai cittadini va dato il reddito. Il reddito si differenzia nettamente dal salario. poichè esso non scaturisce dal lavoro, bensì dal fatto di esistere. Così facendo si elide alla fonte ogni sorta di conflitto contrattuale. Il contratto, per venir posto in essere, necessita necessariamente di due parti contraenti. Inoltre per garantire un contratto equo è altresì necessario porre sullo stesso piano i contraenti.
Come si può ottenere tutto ciò?

Occorre stabilire, dunque,  il principio della proprietà popolare della moneta. La proprietà della moneta va attribbuita a chi l'accetta non a chi la emette. Oggi la moneta ha un costo trascurabile. Le banche centrali la creano dal nulla, al costo di carta e inchiostro. 
Quando la moneta era d'oro una tal cosa era assai onerosa, dato l'alto costo del conio stesso. 
Ma oggi, dove pure la carta sta pian piano scomparendo, essendo stata sostituita da impulsi elettronici, una tal cosa è quanto di più urgente possa attuarsi. "La moneta ha valore per il solo fatto che noi ci mettiamo d'accordo che lo abbia. E non si capisce il perché la Banca Centrale, finita la farsa della riserva, detenga la proprietà della moneta all'atto dell'emissione. Su questa premessa, al cittadino va conferito il reddito di cittadinanza, gratuitamente, senza che lavori, per il fatto stesso di essere cittadino. Questo è vero in base al principio aureo secondo cui "Non esiste ricchezza in un mondo di morti".
Il salario, viceversa, rappresenta il compenso per il lavoro svolto. Su questa base è altresì possibile ridurre il salario, senza costringere il lavoratore ad uno stato di estrema indigenza, poiché il lavoratore disporrà anche del reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza va consegnato ad ognuno, indipendentemente dal censo che ricopre. In tal modo si è rafforzata la parte contraente più debole: il lavoratore.
Solo quando il lavoratore sarà affrancato dall'indigenza, potrà accettare un contratto di lavoro liberamente e a qualsiasi prezzo. Anche a costo zero.
© ♚Pierre

domenica 28 luglio 2013

Avviso a tutti i naviganti


Prima di congedarmi da questo Blog, ritengo giusto dare il mio parere su un tema molto importante: Il Signoraggio Bancario.

Il chiarimento è indispensabile visto che le mie posizioni divergono nettamente da quelle di Pierre.
Tanto si doveva per amor di verità-
Vincit omnia veritas.
Pier Luigi


mercoledì 3 luglio 2013

IL NEMICO VI ASCOLTA, TACETE!

Il celebre manifesto di Gino Boccassile
Così recitava la didascalia di un famoso manifesto di Gino Boccassile, ambientato nella seconda guerra mondiale. E, nonostante di acqua sotto i ponti ne sia passata parecchia, il motto sembra più che appropriato oggi, dopo che le rivelazioni della spia pentita Edward Snowden hanno fatto il giro del mondo. 
Mr Abbronzatura, dal canto suo,  assicura agli alleati che chiarirà tutto...ma l’Europa non sembra intenzionata a lasciar correre e minaccia ritorsioni.  
Insomma, dopo la divulgazione delle informazioni top secret,  i vertici europei sembrano cadere dalle nuvole e lanciano fulmini e saette contro la White House, minacciando di bloccare l’avvio dei negoziati per la creazione di una zona transatlantica di libero scambio. In realtà più che una minaccia, questa presa di posizione ci appare come una sorta di "scoperta ipocrita". Così, infatti, l'ha giustamente definita Maria Giovanna Maglie, giornalista di "Libero". Per questo ed altro, è lecito aspettarsi un rapido dietro-front della schiera degli indignati a comando. Costoro simulano un'indignazione che la storia smentisce con i fatti. Bluffano sperando di gettare fumo negli occhi della gente. 
Innanzitutto, i responsabili della sicurezza europei avevano già riscontrato cimici ed intercettazioni telefoniche e si erano immediatamente attivati per individuarne la fonte. In quella occasione si era constatato che i segnali venivano generati dall’attività di una struttura collocata nell’area schermata del quartier generale della Nato, nei pressi della municipalità di Evere, dove ha sede anche la NSA. Ebbene quali importanti decisioni vennero prese nel merito?
Difatti, a parte le flebili proteste avverse alla NSA, cosa è stato fatto in concreto? Nulla. Ecco la  nuda verità. Di fronte all'immobilismo di ieri, stride oggi l'atteggiamento ipocrita delle istituzioni europee che, ripeto, FINGONO di INDIGNARSI.

Il Sistema di spionaggio capillare statunitense rivelato da Snowden è in realtà qualcosa di assolutamente risaputo nell'ambiente dei cosiddetti servizi.  Siamo in presenza di una storia assolutamente "normale", che invece oggi viene spacciata come uno scoop senza precedenti.

Non bisogna dunque meravigliarsi per quanto accaduto, poiché Bruxelles (come Roma del resto) altro non è che una succursale della Casa Bianca a Washington D.C.
Perché allora tanto chiasso?

Tutte queste semplici riflessioni ci fanno ritenere, senza tema di smentita, che il cosiddetto Datagate è la conferma di tante ipotesi prima bollate come "fumoserie complottiste" ma che oggi acquisiscono cittadinanza nell'informazione mainstream, generando scalpore nelle opinioni paludate dei commentatori affezionati al genere "politically correct".  Per questo  ed altro, si cerca di ostentare indignazione a più non posso di fronte alla cruda realtà dei fatti che non possono essere in alcun modo smentiti.


Michael Barnier


In questo quadro appaiono sincere  le dichiarazioni del commissario francese Michel Barnier, il quale sostiene che gli europei devono evitare di essere doppiamente naif"Credere a un mondo idilliaco senza spionaggio" e "pensare che l'europa possa evitare di sviluppare capacità proprie in termini di materiali sensibili e cyberdifesa".

Ad ogni buon conto, a parte la pantomima di quanti continuano ad agitarsi e a stracciarsi le vesti contro lo scandalo del datagate, occorre fare il punto della situazione, prescindendo dai facili proclami e dagli isterismi dell'ultima ora.
In un mondo come quello attuale, dove il controllo delle reti costituisce un'arma politico-economica che annulla di fatto la sovranità degli stati nazionali, è necessario disporre - come sostiene Barnier - di "sistemi rigorosi e trasparenti di protezione dei dati personali". Per fare ciò evidentemente l'europa deve disporre di "capacità autonome per la sua sicurezza al di là della difesa".

In parole povere, prendersela con gli americani è puerile se non si dispone di una rete reale di protezione autonoma.
Infatti, il punto rilevante della questione, che nessuno fa presente, indignazioni a parte,  è Cui Prodest?

Attualmente queste rivelazioni "choc" hanno fatto il gioco della Cina, che è riuscita a far dimenticare i suoi attacchi informatici e, soprattutto, i suoi furti di brevetti e dunque di consistenti proprietà intellettuali.. La Cina è riuscita ad appropriarsi di ingenti quantità di brevetti e segreti industriali che valgono miliardi di dollari, compresi i progetti sensibili per la difesa.
In questo clima di buonismo intellettuale, l'europa sta arretrando e invece di costituire ed accrescere le sue "cyberdifese" si attarda in inutili minacce che scandalizzano solo i grulli ed i criminali.

©♚Pierre

martedì 11 giugno 2013

Congedo

Il Blog "Scleramenti" chiude, nel senso che non sarà più aggiornato. 


Tuttavia esso rimarrà in linea per essere consultato da chi vorrà farlo. 

Esso è stato concepito in maniera tale da venire incontro alle esigenze di tutti coloro che si avvicinano all’argomento trattato a seconda del loro grado di conoscenza, proprio come fosse un corso di economia organizzato in diversi livelli di difficoltà. 

Il Signoraggio Bancario - argomento principe del Blog - è stato affrontato prendendo in considerazione i più disparati punti di vista, mantenendo però l'ago della bilancia sull'interesse generale.

Non pensiate che tale approccio sia derivato da una qualche sorta di presunzione culturale, bensì, molto semplicemente, da una pura constatazione della realtà, con particolare riferimento all’informazione mass-mediatica italiana degli ultimi periodi ( carente o assai fuorviante).
Di qui ne è derivata una struttura "duplice" pensando  di doverci rivolgere sia a coloro già introdotti agli argomenti e alle vicende del tema trattato, sia a coloro che vi si sono avvicinati senza alcun bagaglio informativo pregresso e che avrebbero trovato quindi insostenibile la lettura. 

A questo scopo è stata adottata una scrittura virtuale a "quattro mani", magari, prendendo a spunto tesi opposte, per evidenziare e, possibilmente, risolvere il medesimo problema.  

Da qui l’esigenza di produrre anche "dibattiti virtuali" e una sorta di excursus ad usum delphini e la pubblicazione di pagine famose, come quella del compianto Professor Giacinto Auriti, o quella del redivivo Avv. Alfonso Luigi Marra. 

La cosa ha sortito un certo successo. Ma adesso, come tutte le cose di questo mondo, è arrivata l'ora di salutarci. 

© ♚Pierre

Ps. Per chi volesse seguire le mie elucubrazioni può farlo qui: http://ilrapportoaureo.blogspot.it/

Il regno della grande madre

La società contemporanea ha spodestato lo Stato riducendolo ad un mero simbolo per la raccolta fiscale, togliendogli, non di meno, il ruolo di "padre".  Così facendo lo ha definitivamente desautorato della sua aura regale, che invece è stata trasferita alla sua contro parte femminile: la società.
In questo modo lo Stato ha assunto il ruolo di spauracchio dilapidatore, di fustigatore della ricchezza privata, di persecutore del risparmio familiare. All'uopo sono stati elevati sull'altare della patria, la multa, la galera e la legge fine a se stessa.
Di questa femminilizzazione spicca in primis il primato dell’economia sulla politica, la prevalenza del consumismo sulla produzione, l'uso abnorme della discussione in luogo della decisione, il declino dell’autorità, una volta regale,  in favore del “dialogo democratico”, ma anche l’ossessione nella tutela  dei più deboli, siano essi omosessuali, donne o minori.




Nel costume stiamo purtroppo assistendo alla messa in berlina della vita privata, attraverso una spettacolarizzazione delle confessioni più intime, anche attraverso un uso smodato delle intercettazioni  telefoniche, usate al posto delle classiche indagini di poliizia, ed indi inserite nel panorama della “tele-realtà” (reality-TV).
A questo devesi aggiungere la moda dell’umanitario” e della carità pelosa massmediale, dove se non scuci l'obolo, vieni immediatamente messo all'indice ed emarginato dalla cosiddetta società civile. Basta accendere la Tv per accorgersi di quante collette televisive siano attive nella raccolta di fondi per le cause più disparate. Nella società odierna l’accento viene  posto costantemente sui problemi legati alla sfera intima,  alla salute, all’apparire, in luogo dell'essere;  del voler piacere a tutti i costi, attraverso un'ostentazione delle cura estetiche.

In questo quadro è stata completamente stravolta la figura maschile che ormai non ha nulla da "invidiare" a quella femminile...
Cure estetiche, tatuaggi, lifting, massaggi, trapianti di capelli e tutto quanto serve all'omologazione imperante.
E, via di questo passo, si è proceduto celermennte alla  la femminilizzazione di talune professioni: scuola, magistratura, psicologia, operatori sociali ecc. Non è un caso se oggi il maestro nelle scuole elementari sia diventato un caso più unico che raro e, per converso, assistiamo alla parificazione completa dei due sessi. Pensiamo all'assoluta omologazione dei ruoli nei compiti di Polizia, attraverso l'ingresso delle donne a pieno titolo in tutti i rami delle forze armate.

Inoltre con l'ostentazione del matrimonio d'amore stiamo assistendo alla parossistica avanzata delle separazioni e dei divorzi, quasi a giustificare il fatto che quando l'amore finisce, si tronca pure l'istituto matrimoniale. Dimenticano costoro che il matrimonio non è solo un legame affettivo... Il matrimonio, correttamente inteso, è un Istituto, attraverso cui si stipula un contratto sociale. Non è afferente solo al sesso, ma alla vita. Il matrimonio è un'istituzione di carattere giuridico con risvolti profondamente etici, destinato alla propagazione ordinata del genere umano, attraverso la costituzione della Famiglia.
In questo senso appaiono inconcepibili i recenti atti legislativi volti a sradicare questo tradizionale istituto che presuppone due parti contraenti di sesso diverso.   Matrimonio ed omosessualità sono concetti e parole che si escludono a vicenda. L'omosessualità, al di là di ogni considerazione morale o religiosa, è un legame sessuale tra persone dello stesso sesso. Tale legame è - per sua stessa natura - infecondo, inadeguato anche per la crescita della prole. Per questo appare innaturale dare a certe persone che sono state desautorate dalla natura la potestà di avere una famiglia.
Nell'antica Roma la famiglia era la cellula della civitas e il matrimonio assicurava, appunto, la continuità della gens, garantendo, altresì, la stabilità sociale. Cicerone infatti così la definiva:  Seminarium rei pubblicae (De OFFICIS, 1,54). La FAMIGLIA, insomma, rappresentava il modello di tutta la società.

In questo ambito cresce sempre più la moda dell'ideologia vittimistica, la difesa tout court del "sesso debole"  che, invece, alla prova dei fatti, ha prodotto il più largo numero di padri e mariti Homeless che la storia ricordi.
In questo triste scenario assistiamo ad un vero e proprio capovolgimento dei ruoli e della realtà che spesso si sofferma a tratteggiare negativamente la condizione dell'uomo moderno, mancando del tutto cosa spinge l'uomo di oggi a tali ed assurdi atteggiamenti.
I centri della Caritas e le associazioni cattoliche registrano un aumento esponenziale di questo fenomeno. Il marito, oggi, nel rapporto di coppia è sempre più la vittima non segnalata e quasi mai protetta, a differenza della sua naturale controparte.
In questo senso avanza il mercato dell’emotività e della compassione, che invece di aiutare effettivamente, anche attraverso il varo e la modifica delle leggi vigenti, si limita a registrare il fenomeno come una evoluzione dei tempi.

La nuova concezione della giustizia fai da te, dove tutti hanno ragione, ed ognuno si erge a giudice, compresi i colpevoli acclarati, mette in secondo piano chi attende giustizia da anni. L'iter processuale, estraordinariamente lungo e laborioso, più consono a zelanti azzeccagarbugli e causidici legulei che a persone oneste che attendono il corso della giustizia, è costruito in modo tale da defatigare chiunque non disponga di risorse e pazienza eccezionali.  Grazie al buonismo rimangono impuniti i tossici che compiono reati e gli statali condannati in via definitiva.  Queste due decisioni (opposte per materia e reati) sono assimilabili perchè affermano il principio della deresponsabilizzazione. Un principio che può trovare giustificazione nel perdonismo e, più in generale, nella femminilizzazione della giustizia, ma che, a ben vedere, esprime l'incapacità dello Stato a definire un confine fra lecito ed illecito.
Qui la fanno da padroni gli avvocati... anzi la Lobby degli avvocati. Questa lobby, potentissima in parlamento, si è sempre opposta, per vari motivi ad una riforma seria della Giustizia.
Si perché, a ben vedere, gli unici a guadagnarci da un processo dilatato all'infinito sono proprio loro: gli avvocati, appunto. Costoro stanno tanto a "destra" quanto a sinistra. Si tratta in buona sostanza, di una categoria trasversale agli schieramenti politici. E proprio per questo motivo è assai difficile stanarla e farla addivenire a più miti consigli. Questo dato è stato evidenziato chiaramente dal Ministro AnnaMaria Cancellieri che ha indicato nell'avvocatura uno dei principali ostacoli ad una riforma del nostro sistema giudiziario.
Naturalmente gli avvocati non sono gli unici a difendere lo Status Quo della giustizia. Il sistema giudiziario italiano ruota attorno al "motore immobile" di una Magistratura assolutamente autoreferenziale che rappresenta, a tutti gli effetti, uno dei poteri forti del nostro ordinamento. La magistratura è un potere intoccabile, caratterizzato da carriere intrecciate e automatiche che diffida sistematicamente di qualsiasi modifica ed innovazione. In questo senso la femminilizzazione della giustizia non ha giovato alla categoria. Per non parlare poi delle carceri italiane che, a dispetto delle indicazione di buoni propositi, è un mezzo non per giudicare in assoluta equità ma per far pesare il dolore  sulle vittime anziché sui carnefici. Ma, a causa di un aumento esponenziale della delinquenza, neanche i carnefici se la passano poi tanto bene, visto che sono costretti a subire pene ulteriori, a causa del sovraffollamento delle carceri e delle condizioni fatiscenti degli edifici in cui rimangono reclusi. La reclusione, infatti, dovrebbe consentire loro di rielaborare positivamente la pena e “ricostruirsi” una vita nella società. Ma, in un siffatto ambito, dubito fortemente che una tal cosa accada.

Il trend delle Griffe, dove solo ciò che è firmato serve e quello che non viene indicato dalla pubblicità non è percepito nemmeno come prodotto accettabile, ha ingenerato l'accoglimento incondizionato dei valori del mercato. Il telefono cellulare ha sostituito il cordone ombelicale, facendo si che la nostra vita sia scandita dall'accaparramento affannoso di questi prodotti pubblicizati dai mass-media.
La ricerca di un linguaggio servile e accomondante, e contestualmente, la progressiva scomparsa dell’imperativo dal linguaggio corrente  la dice lunga sullo stato di cose presente.
Del resto la globalizzazione è incline ad instaurare un mondo di flussi e riflussi, senza frontiere né punti di riferimento precisi, una sorta di mondo liquido, per parafrasare Baumann, dove vale la logica dei vasi comunicanti. 

Dopo  un periodo di preminenza del maschile sul femminile, che ha in un certo senso afflitto la condizione femminile e le sue aspirazioni, tutto ciò appare addirittura come qualcosa di positivo. Tuttavia, allo stato in cui siamo. siamo giunti nell’eccesso opposto. L'emancipazione del femminino è qualcosa che andava fatta. Ma nell'operare tale trasformazione occorreva rimanere in un ambito tradizionale senza eccedere nello stravolgimento della natura. Invece ciò che accade oggi viene attuato nel nome della svirilizzazione maschile, cancellando e sovvertendo l'azione simbolica del ruolo paterno, procedendo attraverso l’indistinzione tra i sessi.

La parificazione del lavoro e lo scambio dei ruoli, hanno fatto in modo che oggi gli uomini non abbiano semplicemente più tempo da dedicare ai figli. Il padre è stato a poco a poco ridotto ad un ruolo economico e amministrativo e con l'arrivo della donna in carriera, molto spesso, anche il ruolo economico-amministrativo finisce per scadere nel mero ruolo di badante.
Trasformato in “papà”, tende a diventare un semplice sostegno affettivo e sentimentale, elargitore di carezze e mero esecutore delle volontà materne, una sorta di assistente familiare,  un badante destinato a cambiare pannolini e spingere carrozzelle e passeggini.
Il padre, tradizionalmente inteso, colui il quale simboleggia la Legge, e ne è, in un certo senso, il garante, non è più percepito come tale.

Parimnenti avanza, una sorta di privatizzazione della famiglia, dove ai coniugi non attenti o troppo impegnati nel "lavoro" viene affiancata una funzione educante dall'esterno con l'apporto di specialisti; sociologi, psicologi, ecc. Questo è, in effetti, il primo passo verso la spersonalizzazione della famiglia.
Così. attraverso una sorta di ingerenza nella vita familiare, attuata con la scusa di razionalizzare la vita quotidiana ha preso due piccioni con una fava:

  1. in primis, ha ratificato la medicalizzazione dell’esistenza, 
  2. in secondo luogo, ha provocato - anche se indirettamente - la deresponsabilizzazione dei genitori nei confronti dei  figli.
Si è instaurata, senza colpo ferire,  una società dominata dal matriarcato mercantile che si indigna oggi del virilismo “arcaico”  delle periferie metropolitane e si stupisce di vedersene disprezzata.
Per questo motivo la società (che ha ormai di fatto sostituito lo stato) si serve di diversi mezzi per reprimere il virilismo ancestrale, ultimo baluardo dell'uomo tradizionale e dello stato estinto.
In questo mestissimo quadro generale,  il maschio viene additato al pubblico ludibrio, e accusato di ogni nefandezza... Naturalmente qui non stiamo difendendo l'indifendibile  e chi commette un abuso o reati veri o presunti... Facciamo solo presente quale è il clima entro cui certi "reati" vengono commessi, qual è l'humus socio-culturale entro cui si moltiplicano i bacilli dell'intolleranza e, soprattutto, della violenza. Ed è importante notare come in questi frangenti la "comprensione" scompare magicamente;  ad essa viene sostituita la denigrazione tout court del violento e delle sue assurde pretese.

Dietro la forma esteriore dell'atto criminale si dissimula la realtà delle disuguaglianze sociali e, soprattutto, il disvelamento dell'estrema durezza del sistema liberista che, a parole, sembra regalare mari e monti, ma, nella realtà di ogni giorno,  è foriero di inestinguibili ingiustizie e di profonde ineguaglianze sociali.
© ♚Pierre

domenica 5 maggio 2013

Il Grande Blocco


Gira e rigira siamo - obtorto collo - ritornati al "grande inciucio", a quello che una volta si sarebbe chiamato, "Governissimo" e che, oggi, nelle stanze paludate del potere viene chiamato, molto prosaicamente, "governo delle larghe intese", ma che, in effetti, è solo un governicchio di vecchi e nuovi saltimbanchi. Il risultato elettorale - nonostante il Porcellum - non ha consegnato al Paese una maggioranza coesa. utile per governare.  Per questo quasi tutti giustificano la nascita di questo governo.
Un governo senza un'identità precisa, senza una linea condivisa che si poggia sul deserto dei valori, dove c'è di tutto, non può essere un buon governo. Tuttavia. la notizia secondo cui due partiti maggiori  avrebbero messo da parte le loro velleità partigiane  in nome dell'interesse generale appare come un déjà vu. La farsa dell'alternanza, frutto bacato del bipolarismo di matrice anglosassone, non ha sortito i risultati auspicati dai poteri forti.
Oggi, viviamo in una democrazia bloccata dai parametri di Maastricht e dal pareggio di bilancio,  dove l'alternanza è una pia illusione e il bipolarismo un utile escamotage per controllare il potere del popolo sovrano. Il bipolarismo viene costantemente mantenuto in vita per assecondare il volere di Bruxelles, non per altro. Quando un governo non segue le direttive europee viene immediatamente redarguito e  indi commissariato. E' accaduto al precedente governo Berlusconi che ha dovuto, in fretta e furia, passare la patata bollente al liquidatore fallimentare, Mario Monti, in barba ad ogni volere popolare. La politica montiana, in effetti, non è stato un errore di percorso... tutt'altro; essa era stata auspicata da anni, nei cosiddetti  ambienti "influenti". Per questo appare ingeneroso sostenere la tesi che essa sia stata perseguita da tecnici incompetenti. Monti - per questo ed altro - forse si aspettava più riconoscenza da parte di quei poteri che lo hanno incoraggiato a "salire in politica", ma che poi, nei fatti, non hanno fatto nulla per fermare Grillo. Monti ha infatti collezionato una mezza figuraccia e i suoi compagni di corsa sono rimasti appiedati.

In realtà, i poteri forti incominciano a far balenare l'idea che la "democrazia non basti più"... serve altro...

 Nathan Gardels
In particolare, il politologo americano, Nathan Gardels, sostiene che:

“...ci sarà la necessità di una forma di ‘unità nazionale’ e di una ‘casta tecnocratica’, necessariamente no-partisan e in un certo senso ‘depoliticizzata’, affinché qualsiasi futuro governo sia preso sul serio”. 

E, dunque, dopo la parentesi "tecnocratica" di Monti siamo ritornati al "Grande Blocco". Il Blocco storico, composto dalle oligarchie finanziare, ha scelto Enrico Letta, nipote del ben più importante Gianni Letta.
Attorno a quest'uomo si sono coalizzati gli interessi finanziari e quelli di partito. Letta rappresenta il trait d'union tra il centro destra e il centro sinistra, il compromesso storico per eccellenza.  Come i democristiani della defunta prima repubblica restarono impassibili al governo mentre i "sinistri" colonizzavano la cultura, scristianizzandola, allo stesso modo i cattolici del PD stanno al governo mentre gli agenti del capitale dilapidano lo Stato, privatizzandolo e sottomettendolo ai potentati economici internazionali.
Sul conto dei suoi componenti non si raccontano cose assai commendevoli. Il "Fatto Quotidiano" fa un elenco dei cosiddetti impresentabili.
 Gli ex  PDS-DS hanno dimostrato nel recente passato di essere  “alleati affidabili” degli States.
Il “padrone d'oltreoceano" conosce bene i suoi "polli" ed è dunque  pienamente  consapevole della differenza tra i due schieramenti.  La sinistra, perciò, in un certo qual modo, viene preferita alla destra, ma fino ad un certo punto.  I sinistri sono più meschini degli altri e quindi da preferire  per certe covert operations in cui occorra duttilità e notevoli doti di mascheramento. E' già accaduto con il dott. Sottile e con Romano Prodi e continua oggi con il governo Letta-Alfano. Quindi, in un certo senso, assistiamo ad un peggioramento della situazione, rispetto al passato. La variante oggi è rappresentata da un governo di coalizione che dovrà conciliare gli interessi di bottega del PDL con la sete di potere del Partito Democratico.  Per questo ed altri motivi, molti credono che il governo Letta faccia appena in tempo a superare l'estate.
Inoltre l'ossequio di qualsiasi governo "democratico" verso Palazzo Koch è davvero stucchevole.
Da quel covo di vipere sono usciti i migliori devastatori dello Stato sociale italiano: da Carlo Azeglio Ciampi a Lamberto Dini fino Mario Draghi. Costoro, con la complicità interessata dei politicanti presenti in entrambi gli schieramenti, hanno svenduto tutto il patrimonio pubblico italiano, con la scusa di sanare il debito pubblico. Sotto questo punto di vista occorre aprire una parentesi.

Esiste una legge che da anni giace moritura, temuta da tutti i banchieri, che se ne tengono alla larga, la Legge 28 dicembre 2005, n. 262
Questa legge all'Art. 19 comma 10, recita testualmente: 

"Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici".



La semplice attuazione di quest'articolo permetterebbe allo Stato italiano di recuperare in parte (si badi bene) la cosiddetta Sovranità monetaria, sancita dall'art. n.1 della nostra Costituzione e, soprattutto,  di rientrare in possesso delle quote detenute  dalla Banca d'Italia e della sua moneta nazionale. E' chiaro che una tal cosa va contro il Trattato di Maastricht, ma questo, e l'eventuale uscita del nostro paese dall'Eurozona, dovrebbe essere oggetto di una consultazione popolare, poiché l'entrata nell'euro non è stata decisa attraverso alcun referendum.  Chiusa parentesi.

La stampa, rispetto al governo Letta,  appare molto più incline all'encomio che alla stroncatura. D'altra parte anche i giornalisti vanno capiti... anche loro devono portare il pane a casa e siccome c'è la crisi è meglio tenersi stretto il posto che i padroni del vapore hanno assegnato loro. A stigmatizzare questo governo è rimasto solo Beppe Grillo con il suo corposo gruppo di parlamentari. Per questo motivo il Beppe nazionale è stato attenzionato dai suddetti pennivendoli del sistema con metodi molto spicci e per nulla rispettosi delle persone.

Sarà anche per questo motivo che Grillo rifiuta sdegnosamente di andare nei Talk shows o anche di rilasciare interviste...in specie se vengono dai soliti salotti del potere...
©  ♚Pierre