Mentre infuriano le polemiche sulla legge Bossi-Fini e scoppia la bagarre tra Beppe Grillo e i suoi parlamentari ribelli, ci si dimentica dei problemi reali che affliggono quotidianamente la gente comune.
E allora quale migliore occasione per parlare nuovamente di BANCHE?
Distratti come eravamo dalle immagini pietose giunte da Lampedusa e dintorni, ci eravamo dimenticati di due problemi fondamentali:
- una finanza pubblica estremamente erronea;
- il famigerato "Credit Crunch".
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Ciò è presto detto: esiste un patto scellerato tra gli stati nazionali (o quel che ne rimane) e le banche commerciali. Le banche commerciali, in seguito alla crisi dei debiti sovrani ingenerati dall'impennata dello SPREAD, si sono riempite la "pancia" di titoli del debito pubblico e in cambio gli azionisti non hanno diluito la loro quota di controllo, le fondazioni non scendono e d'altra parte il regolatore arriva tardi e male per attivare gli aumenti di capitale; in questa situazione accade che mentre le banche prendono la carta-straccia allo 0,5%, queste possono applicare a coloro che hanno un conto corrente e vanno in rosso senza avere un fido, un tasso di interesse fino al 25%! Ora se non è usura questa ditemi voi cos'è!?!
Eppure, nonostante l'apparenza truffaldina, tutto avviene secondo la legge. Quindi, a rigor di logica, non c'è usura. Banca Intesa per esempio applica questo metodo fissando il tasso al 22%, senza incorrere nel reato di usura.
Ma, in definitiva, chi è il legislatore? Il Politico. Quindi si conferma la tesi secondo cui, costui è il cameriere del banchiere. Ma veniamo al dunque.
Inizialmente l'usura era considerata quella praticata oltre il 50% . Fino al 1996 il reato di usura non era ancora ben definito, in quanto non era stata fissata una soglia precisa. Poi si è cercato di fissare il reato di usura in una maniera che i giornalisti prezzolati definiscono "obiettiva".
Costoro hanno preso il tasso medio per una determinata categoria, scoperto di conto corrente, eccetera. Ora, se il tasso medio era il 20% allora l'usura era il 30%. In finanza, però, ricorrere agli automatismi non serve a molto.
Inoltre, questa soglia appare ridicola oltre che perversa, se alla piccola usura praticata dalle banche commerciali viene paragonata quella -assai più imponente- delle Banche Centrali che prestano il denaro, creato ex nihilo
Ciò perché - occorre ripeterlo - "Chi da valore alla moneta non è chi l'emette ma chi l'accetta".
Quindi non le Banche, ma i cittadini sono i veri proprietari! Sono questi ultimi a creare ricchezza con il proprio lavoro e la accettano come moneta di scambio.
Questo è vero in base al Principio del Valore Indotto della Moneta (mai riconosciuto dagli ebeti del diritto e dai criminali delle banche centrali). Ma, appunto, siccome questo principio non viene nemmeno considerato tale, tutto il nostro ragionamento va a farsi benedire.
La verità, tuttavia, è questa; e nessun Banchiere Centrale e nessun economista la potrà mai cancellare.
Chi è proprietario del mezzo di scambio, è virtualmente il proprietario di tutti i beni prodotti dalla collettività che mediante esso vengono scambiati. Per questo preciso motivo, il compianto Prof Auriti sosteneva che l'Euro, il Dollaro e qualunque moneta emessa e registrata nelle poste passive della Banca CENTRALE è una MONETA-DEBITO!
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Attualmente, il cittadino è solamente un proprietario virtuale, momentaneo. Il proprietario effettivo e permanente è la Banca Centrale.
I detrattori del pensiero auritiano sostengono che, in tal modo, si renderebbe la Banca Centrale inutile.
E' vero. Occorre essere onesti intellettualmente ed ammettere questa chiara verità,
L'Istituto poligrafico dello Stato e il Ministero del Tesoro detengono tutte le competenze in materia di emissione monetaria. Perchè affidare ad un altro ente la gestione e l'emissione della moneta?
La teoria secondo cui le banche centrali sono dirette ad assicurare la stabilità monetaria e avrebbero come compito primario quello tenere sotto controllo l'inflazione e la disoccupazione appare come una mera petizione di principio che non affonda i dati nella realtà.
Accreditare allo Stato la moneta senza che questa finisca direttamente, attraverso il reddito di cittadinanza ad ognuno e il prelievo alla fonte delle tasse, significa solo cambiare le carte in tavola e lasciare tutto pressocché invariato.
Quindi affermare che la Banca Centrale di Emissione dovrebbe essere pertanto un Istituto di Diritto Pubblico anziché Privato, è fuorviante e non risolve il problema; poiché questi sistemi consentono entrambi ai grandi gruppi di investitori privati di accaparrarsi gran parte, se non tutte, le quote di proprietà.
La prova provata è stata la banca centrale nazionalizzata dell'URSS e, in particolare, sotto Stalin.
La quota di proprietà, non è cedibile e, soprattutto, non è cumulabile! Essa nasce insieme con l'uomo o e decade automaticamente con la sua morte. Per questo a rigor di logica essa dovrebbe essere consegnata ad ogni cittadino al momento della nascita, associando ad essa un vitalizio, scaturente dai proventi delle attività di emissione, sotto forma di Reddito di Cittadinanza, per il semplice fatto di essere cittadino Italiano. Ma così non avviene perché nessuno ha fatto proprie le teorie sulla proprietà popolare della moneta e del suo valore indotto.
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