La gente chiede al governo una netta inversione di tendenza. Anzitutto una ripresa della crescita economica; il che significa un aumento della occupazione e una brusca frenata dei licenziamenti. Qualcuno sarebbe pure tentato di suggerire misure di reale equità fiscale. Purtroppo ciò non si traduce con Equiltalia... tutti coloro che si aspettano questi benefici rimarranno delusi. Equitalia, infatti, segue il mefitico trend del "forte con i deboli e debole con i forti". Ma che cosa significa, esattamente, equità?
Non sono propenso a sostenere che la ricchezza, anche se ottenuta onestamente, vada perseguita e punita. Ciò si tradurrebbe in una becera guerra ottemperata non tanto in nome dell'equità ma della cosiddetta invidia sociale. Occorre saper dintinguere, dunque, divindendo nettamente chi lavora onestamente da chi è solito corrompere, raggirare, sfruttare, truffare e perseguire unicamente il tornaconto personale, senza tener in debito conto i diritti altrui. Penso per esempio a quei manager che hanno male amministrato tante aziende, portandole sull'orlo del fallimento; ma anche a certi operai sindacalizzati che sfruttano la loro posizione di relativo privilegio, per continuare a percepire uno stipendio, senza un debito corrispettivo in termine di produzione. I primi, magari, dopo aver fatto strada attraverso pratiche illegali, ricorrendo finanche alla corruzione, hanno lasciato tutti sul lastrico con una cospicua buonuscita. E i secondi non hanno mai avuto a cuore le sorti dell'azienda in cui prestavano la loro opera, preoccupandosi unicamente di sfruttare al massimo una situazione di vantaggio a cui non intendevano riununciare. E ancora. C'è equità di trattamento fra le diverse generazioni? Sanno i nostri giovani a cosa stanno andando incontro? Avranno questi ultimi un trattamento pensionistico che si rispetti? O meglio: avranno semplicemente una pensione? Qualcuno parlerà anche della famigerata evasione fiscale. Ma anche qui esistono delle considerazioni preliminari da farsi. Esiste una evasione che, in un certo senso, potremmo definire, strutturale e necessaria, poichè senza di essa, l'impresa cesserebbe di esistere (almeno in questo sistema). Ed esiste una evasione sistematica ed egoista, volta unicamente alla realizzazione di cospicui profitti. Allora per mettere fine ad entrambe occorre riformare totalmente il sistema. Sicuramente esiste una parte del paese che produce reddito e lavora e ve n'è un'altra sostanzialmente parassitaria. Penso, per esempio, alla pletora di colletti bianchi assunti massimamente attraverso la famigerata Legge 285 del 1977. Enti di ogni genere e tipo, senza alcuna cognizione di buona amministrazione e di bilancio, annoverano fra le loro fila facchini, braccianti agricoli, ecc. impiegati in modo del tutto disarmonico, magari con evidenti inversioni di ruoli e mansioni, giustificati nel loro agire solo da una nefanda prassi politico-clientelare.
Costoro, spiace dirlo, rappresentano la fascia di parassitismo più ampia esistente nello stivale italico anche se - occorre ammetterlo - sono in massima parte collocati al Sud, spesso attraverso il cosidcdetto "voto di scambio". Inoltre vi è un problema di credito per le imprese. I tassi di interesse, insieme alla presenza costante sul territorio della criminalità organizzata, portano al fallimento moltissime imprese. Queste mefitiche pratiche devono cessare. La Crescita non c'è e, temo, non ci sarà nemmeno in un prossimo venturo. Il cosiddetto decreto Salva-Italia altro non è che un decreto salva-banche e, per adesso, ha ottenuto un unico risultato: ha innalzato la pressione fiscale al top (45%). Ciò significa che in questo anno vi sarà un calo vertiginoso del reddito... Certo se si fossero tagliate le spese inutili e si fossero cancellati tutti i privilegi, a cominciare da quelli parlamentari, l'effetto sarebbe stato sicuramente depotenziato. Ma... tant'è. I nostri governanti parlano di "fiducia" come di una sorta di parola magica che può risollevare le sorti disastrate del nostro paese. E' vero, poichè in un sistema in cui la moneta non ha più intrinsecamente alcun valore, la fiducia rimane l'unica cosa di cui necessita. Ma a quale costo? Chi pagherà? Chi dovrà continuare imperterrito a fare sacrifici per mantenere in vita questa economia folle e profondamente iniquia?
© ♔Pier Luigi
Non sono propenso a sostenere che la ricchezza, anche se ottenuta onestamente, vada perseguita e punita. Ciò si tradurrebbe in una becera guerra ottemperata non tanto in nome dell'equità ma della cosiddetta invidia sociale. Occorre saper dintinguere, dunque, divindendo nettamente chi lavora onestamente da chi è solito corrompere, raggirare, sfruttare, truffare e perseguire unicamente il tornaconto personale, senza tener in debito conto i diritti altrui. Penso per esempio a quei manager che hanno male amministrato tante aziende, portandole sull'orlo del fallimento; ma anche a certi operai sindacalizzati che sfruttano la loro posizione di relativo privilegio, per continuare a percepire uno stipendio, senza un debito corrispettivo in termine di produzione. I primi, magari, dopo aver fatto strada attraverso pratiche illegali, ricorrendo finanche alla corruzione, hanno lasciato tutti sul lastrico con una cospicua buonuscita. E i secondi non hanno mai avuto a cuore le sorti dell'azienda in cui prestavano la loro opera, preoccupandosi unicamente di sfruttare al massimo una situazione di vantaggio a cui non intendevano riununciare. E ancora. C'è equità di trattamento fra le diverse generazioni? Sanno i nostri giovani a cosa stanno andando incontro? Avranno questi ultimi un trattamento pensionistico che si rispetti? O meglio: avranno semplicemente una pensione? Qualcuno parlerà anche della famigerata evasione fiscale. Ma anche qui esistono delle considerazioni preliminari da farsi. Esiste una evasione che, in un certo senso, potremmo definire, strutturale e necessaria, poichè senza di essa, l'impresa cesserebbe di esistere (almeno in questo sistema). Ed esiste una evasione sistematica ed egoista, volta unicamente alla realizzazione di cospicui profitti. Allora per mettere fine ad entrambe occorre riformare totalmente il sistema. Sicuramente esiste una parte del paese che produce reddito e lavora e ve n'è un'altra sostanzialmente parassitaria. Penso, per esempio, alla pletora di colletti bianchi assunti massimamente attraverso la famigerata Legge 285 del 1977. Enti di ogni genere e tipo, senza alcuna cognizione di buona amministrazione e di bilancio, annoverano fra le loro fila facchini, braccianti agricoli, ecc. impiegati in modo del tutto disarmonico, magari con evidenti inversioni di ruoli e mansioni, giustificati nel loro agire solo da una nefanda prassi politico-clientelare.
Costoro, spiace dirlo, rappresentano la fascia di parassitismo più ampia esistente nello stivale italico anche se - occorre ammetterlo - sono in massima parte collocati al Sud, spesso attraverso il cosidcdetto "voto di scambio". Inoltre vi è un problema di credito per le imprese. I tassi di interesse, insieme alla presenza costante sul territorio della criminalità organizzata, portano al fallimento moltissime imprese. Queste mefitiche pratiche devono cessare. La Crescita non c'è e, temo, non ci sarà nemmeno in un prossimo venturo. Il cosiddetto decreto Salva-Italia altro non è che un decreto salva-banche e, per adesso, ha ottenuto un unico risultato: ha innalzato la pressione fiscale al top (45%). Ciò significa che in questo anno vi sarà un calo vertiginoso del reddito... Certo se si fossero tagliate le spese inutili e si fossero cancellati tutti i privilegi, a cominciare da quelli parlamentari, l'effetto sarebbe stato sicuramente depotenziato. Ma... tant'è. I nostri governanti parlano di "fiducia" come di una sorta di parola magica che può risollevare le sorti disastrate del nostro paese. E' vero, poichè in un sistema in cui la moneta non ha più intrinsecamente alcun valore, la fiducia rimane l'unica cosa di cui necessita. Ma a quale costo? Chi pagherà? Chi dovrà continuare imperterrito a fare sacrifici per mantenere in vita questa economia folle e profondamente iniquia?
© ♔Pier Luigi
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