martedì 12 agosto 2014

Cosa accadde veramente nel 1929 negli USA

Nel consigliare la lettura di un libro oltremodo interessante (richiedibile qui: http://www.edizionidiar.it/coogan-gertrude/i-creatori-di-moneta.html), è d'uopo pubblicarne un interessante estratto al fine di mettere in luce una delle pagine più nere della storia economica mondiale: la crisi del 1929. Il libro in questione è: “I creatori di moneta”, scritto da una sconosciuta  quanto sottovalutata economista americana.  Gertude M. Coogan, infatti,  racconta, con dovizia di particolari, cosa avvenne prima e, soprattutto,  dopo la grande crisi del 1929. 


IL GIORNO DELLA RESA DEI CONTI

I primi brontolii di tuono cominciarono a udirsi nel settembre 1929. Il fallimento della ditta Hatry a Londra nel settembre di quell’anno scatenò da parte di fonti estere “ben informate” una consistente vendita di titoli. Naturalmente, quelle fonti non potevano essere i banchieri internazionali, che erano in grado di conoscere il giorno e l’ora in cui sarebbe avvenuto un terribile crollo. Per tutto il mese di settembre e sino alla terza settimana di ottobre, mentre alcuni titoli raggiungevano nuove quotazioni record, vi furono massicce liquidazioni. I venditori europei di titoli li convertirono in denaro liquido e trasferirono all’estero i loro depositi, L’oro cominciò ad affluire in Europa.

Il 24 ottobre 1929, alle 11 in punto, centinaia di azioni in centinaia di emissioni vennero poste in vendita “sul mercato”. Sarebbe stato molto strano se si fosse trattato di una semplice coincidenza. Era assai insolito che migliaia di persone avessero deciso di vendere nello stesso istante. Era anche strano che tutti costoro avessero deciso di vendere “sul mercato”. Gli investitori inesperti non piazzano ordini “sul mercato”. Questa è un’operazione che sanno compiere solo le “vecchie volpi”, ovvero gli internazionalisti e i loro accoliti, sul genere degli speculatori che agiscono come consiglieri del Governo e affermano che “gli speculatori devono essere nel giusto”.


Gertrude M. Coogan
Il crollo del mercato continuò giorno per giorno. La nuova èra era finita. Gli internazionalisti avevano ristretto la fisarmonica monetaria. Erano stati loro stessi a gonfiarla d’aria e adesso spettava a loro il privilegio di sgonfiarla. Non avevano alcun dubbio di informare il signore o la signora Smith che essi avevano deciso di bloccare il credito. In fin dei conti, era un loro privilegio restringere il volume delle promesse di pagamento (prestiti) in circolazione, esportare l’oro al di fuori del paese e far crollare l’intera struttura della moneta e dei “prezzi”.


Non erano stati loro ad espanderla? Era il loro strumento, in modo “legale”; essi avevano il permesso esclusivo di servirsene a loro piacimento e per il loro personale profitto.
Come sapete, gli imprenditori hanno uno spiccato senso del dovere. Si assumono la responsabilità di costruire grandi fabbriche, di favorire la scienza e il progresso tecnico e di far sì che gli esseri umani meno intraprendenti di loro possano disporre di ciò che è fisicamente necessario per vivere. Tali ideali sono troppo elevati e se gli imprenditori non fossero tenuti a bada, entro poco tempo i lavoratori conquisterebbero una grande indipendenza; questi ultimi infatti, se hanno un lavoro assicurato e retribuito con alti salari, possono accumulare in breve tempo delle proprietà. E’ quindi necessario che i supremi custodi della Nazione, i banchieri internazionali, smorzino gli entusiasmi di questi imprenditori sinceri e laboriosi.
Gli imprenditori, gli agricoltori e i lavoratori americani continuarono a lottare. Quasi ogni giorno, un cosiddetto leader proclamava enfaticamente che l’America era fondamentalmente sana e che una campagna per favorire l’acquisto di titoli avrebbe risolto i problemi della Nazione. Siate patriottici: comprate adesso. Dopo tutto, non c’è nulla che vada male! Manca solo la fiducia. Occorre ripristinare la fiducia. Tutto il ciclo congiunturale si basa – in sostanza – sulla “fiducia” (fiducia malriposta, purtroppo). I cicli congiunturali si verificano perché, per qualche ragione “misteriosa”, la popolazione, in vaste proporzioni, perde improvvisamente “fiducia”.

Comunque, l’unico vero mistero è il motivo per il quale non si è mai detta la verità al popolo, e la verità è che la nostra stessa moneta (nella misura di oltre il 95%) [oggi al 100%, n.d.r.] è basata sulla fiducia; è un fatto puramente psicologico. Essa esiste quando lo vogliono alcune menti e scompare in modo analogo.



Venne convocato il consigliere dei Presidenti [Bernard M. Baruch n.d.r.]. Egli era già stato il “consigliere” dei Presidenti Wilson, Harding e Coolidge e ora era il consigliere del Presidente Hoover. E’ strano che, con tutta la sua “grande conoscenza dell’economia e della finanza”, egli non consigliasse il Presidente Wilson di emettere in modo corretto una nuova valuta onesta, costituzionale e senza interessi, che recasse impresso il sigillo del Governo degli Stati Uniti. Se egli, nella sua “grande saggezza”, lo avesse fatto, l’America non avrebbe mai subito la drastica caduta dei prezzi agricoli che venne provocata nel 1920 né avrebbe mai avuto quel “problema agrario” di cui egli si occupa così spesso sulla stampa “rispettabile”.
Questo consigliere riferisce che dal 1921 ha concentrato le sue risorse mentali sulla “soluzione” del problema agricolo: le sue parole devono avere influito su gran parte della legislazione approvata per “soccorrere” gli agricoltori, dato che il suo parere era “richiesto dai Presidenti”. Certamente i suoi amici colsero i frutti del suo lavoro. Gli agricoltori sono soddisfatti di questi risultati? I documenti mostrano pure che dal 1920 il “consigliere” ha esercitato una notevole influenza sulla legislazione approvata per “regolare” gli scambi di beni che sino a quell’anno avevano funzionato in modo eccellente per gli agricoltori.


Fu anche strano che egli, nonostante le sue vaste conoscenze, non mettesse in guardia il Presidente Coolidge dal concedere prestiti internazionali svantaggiosi. Vista la sua grande conoscenza dei movimenti monetari internazionali, avrebbe dovuto sapere che stavamo semplicemente sottraendo risorse alle regioni agricole comportandoci in modo davvero magnanimo sullo scenario internazionale: producevamo beni e ne finanziavamo la vendita ai paesi stranieri, sottraendo al nostro stesso popolo il denaro necessario al loro acquisto.

A quanto pare egli non consigliò il Presidente Coolidge nell’agosto del 1927, quando il Consiglio di Amministrazione della Riserva Federale decise di aumentare la pressione e di sospingere un mercato azionario febbrile verso livelli sempre più alti. Vi erano numerosi uffici statali che raccoglievano statistiche per lui, ed egli doveva certamente sapere che molti titoli venivano venduti per un valore molto superiore a quello degli utili delle loro corporations. Oltre agli efficienti servizi statali, egli avrebbe potuto consultare il dottor Goldenweiser, direttore delle ricerche del Consiglio di Amministrazione della Riserva Federale. Questo funzionario capace avrebbe potuto fornirgli numerose statistiche che mettevano in evidenza i pericolosi sviluppi futuri.

Calvin Coolidge
Naturalmente, a quell'epoca, tutti si chiedevano se gli Stati Uniti sarebbero stati in grado di emettere certificati azionari tanto rapidamente da soddisfare la grande richiesta. Forse egli stava consigliando il Presidente  Coolidge sul modo in cui le tipografie e le industrie grafiche avrebbero potuto sfornare questi certificati in modo abbastanza rapido. Negli stessi scritti del “consigliere dei Presidenti” si rende noto al pubblico che egli uscì dal mercato azionario prima del crollo dell’ottobre 1929. E? strano che non abbia informato della sua sensazione di incertezza il Presidente Hoover. E’ strano che, se sapeva vendere oculatamente i suoi titoli, non abbia informato il Presidente Hoover che vi era qualcosa di “fondamentalmente sbagliato”. Se avesse capito, il Presidente Hoover non avrebbe ripetuto così spesso che “l’America è fondamentalmente sana” o che “la ripresa economica è imminente.”
Se il “suo consigliere” lo avesse avvertito, il Presidente Hoover non avrebbe mai commesso il grande errore di convocare una “conferenza economica” nel gennaio del 1930, nel corso della quale invitò gli imprenditori a continuare a investire denaro nell’ampliamento degli impianti industriali. Alcuni onesti imprenditori seguirono l’esortazione del Presidente e il prezzo che pagarono per la loro cooperazione fu la perdita delle loro imprese.
Eppure, questo stesso consigliere continua imperterrito a consigliare il Presidente. Egli – si afferma – è il “Presidente non ufficiale” di questa amministrazione. Noi cambiamo i Presidenti, ma non i consiglieri. Gli americani dovrebbero porre alcune domande al prossimo candidato alla Presidenza e cercare di cambiare i consiglieri.

Gertrude Margareth Coogan – I creatori di moneta

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