domenica 1 giugno 2014

Rivalutazioni fraudolente, falsificazione dei bilanci, occulto contabile

Ormai, di fronte alla lapalissiana indifferenza del popolo bue, i Banchieri hanno le mani completamente libere per fare ciò che più gli aggrada, senza che nessuno osi proferir parola alcuna. 
Chi ha seguito i miei Web-logs sa che, viceversa, tutto è stato registrato prontamente, senza acribia, ma col solo scopo di far luce in una materia che, viceversa, risulta assai oscura. 

L'unico che ha messo il dito nella piaga è stato - come sempre - l'ottimo Marco Saba che è intervenuto persino presso l'assemblea dei soci Unicredit. Qui, di seguito, lo si può vedere mentre illustra il suo intervento alla trasmissione televisiva su LA7, "la Gabbia".




Ora, senza operare digressioni sul Signoraggio e la Banca d'Italia, che porterebbero il nostro discorso molto più avanti, perdendo però il nucleo centrale del discorso, possiamo dire, senza tema di smentita, che la Rivalutazione delle Quote della Banca d'Italia, appare come il palesamento parziale di una grandissima frode che prima era solo occulta. D'altro canto, questa frode è stata dichiarata tale anche da economisti e giornalisti di settore del tutto avversi alle teorie auritiane sul Signoraggio. Solo chi è "più realista del Re" può avvalorare una simile truffa. Ma, bando alle ciance, e veniamo ai fatti. 
Se andiamo a spulciare nei bilanci (falsi), troviamo che i partecipanti al capitale della Banca d'Italia (che sono Società PRIVATE!) hanno dei ricavi annuali. 
Fino all'anno scorso, ossia fino al bilancio relativo al 2012, i ricavi scaturivano da un calcolo assai complesso legato alle riserve. Ufficialmente,  questi ricavi si aggiravano a più di 70 milioni di € l'anno. In realtà essi possono variare e superare quella cifra.
Con la recente riforma dello Statuto e la sua truffaldina rivalutazione (lo ricordiamo la BANCA d'Italia dovrebbe essere degli italiani non delle Banche private!) è stato stabilito che i partecipanti, oltre a poter detenere quote non superiori al 3% del totale, possano godere al massimo del 6% del capitale! La Misura ha così aperto ad una parziale ufficializzazione dei proventi, suscitando altri dubbi nei benpensanti dell'economia attuale. 

In pratica ha scritto: state tranquilli, continuerete ad avere la vostra parte!

Il 30 maggio u.s. è uscita la relazione annuale della Banca d'Italia, a pagina 300 la quota "girata" ai quotisti (che sono dunque azionisti) è di ben 380 milioni di euro.. Non vi è alcuna equivalenza tra i flussi complessivi di dividendi calcolati con i criteri pre e post riforma!   Un aumento legale assai cospicuo che non va nella direzione auspicata di un Ente di diritto Pubblico ma che invece dimostra, se ancora ve ne fosse bisogno, che la Banca D'Italia non è un Istituto di Diritto Pubblico, ma un Ente Privato

Il fatto che i proventi dei partecipanti che prima detenevano le quote di capitale più grandi sono inferiori a prima, è un mascheramento. Infatti,  si tratta di un patto scellerato tra Stato e banche che si tradurrà in un ricavo

 Nel testo fraudolento attraverso  cui il Governatore  ha presentato la relazione annuale si legge:

 "I risultati dell’esercizio 2013 consentono di sottoporre all’Assemblea una proposta di ripartizione degli utili che, in aggiunta agli accantonamenti al fondo rischi generali, prospetta congrue assegnazioni alle riserve a fronte dei rischi connessi con la crisi".  

Ignazio Visco ha trovato così quella che a Napoli chiamano  "pezza a colore"!

Il Governatore dovrà spiegarsi meglio per giustificare la sua condotta  inadeguata al fine di giustificare l'aumento netto del 550% dei dividendi..
In fin dei conti sarà sempre la Banca Centrale ad avere l'ultima parola sui ricavi da distribuire! In ultima analisi l'ultima parola spetta al Governatore della Banca Centrale, vero e proprio deus ex machina, che deciderà quanto versare agli Istituti di Credito soci della Banca.
Per questo è oppurtuno rimuovere ogni dualismo e assommare i poteri di emissione in capo allo Stato, estromettendo i soci privati dalla gestione della politica monetaria.

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