martedì 13 maggio 2014

Dies nefasti

Premessa

A distanza di quarant’anni dal mefitico referendum sul Divorzio occorre – al di là di ogni inutile trionfalismo e di ogni becera ricostruzione di parte – dire le cose così come stanno, pur inquadrandole in un’ottica che prescinda dalle solite tesi politicamente corrette.

Il Leader storico del Partito Radicale, Marco Pannella

Il divorzio  è arrivato così alla fatidica soglia degli “anta”… con poche critiche e molti elogi. La famigerata Legge Fortuna-Baslini (dal nome dei deputati Loris Fortuna, socialista, e Antonio Baslini liberale, primi firmatari delle proposte poi abbinate nel corso dell’iter parlamentare) non fu abrogata, così come avrebbe voluto Amintore Fanfani. Si erano espressi a favore dell’abrogazione: la Democrazia cristiana, il Movimento Sociale Italiano, il Südtiroler Volkspartei e il Partito democratico italiano di Unità Monarchica; contro: socialisti, comunisti, repubblicani, liberali e radicali.
Il referendum, fortemente osteggiato dalla stampa e dalla cultura “progressista” naufragò miseramente. Votò a favore dell’abrogazione della legge il 40,7 per cento dei votanti, mentre votò contro l’abrogazione del divorzio il 59,2 per cento degli elettori.
A nulla valse l’accorato appello di Paolo Vi ai fedeli
Alle urne si recarono oltre 33 milioni di persone (su 37) aventi diritto.  I “no” (19 milioni 138mila 300)si tradussero in una conferma della Legge approvata alla Camera il 1 dicembre del 1970.
Chi volesse leggere un commento sui dati che confermano, in modo inequivocabile, il  nesso diretto tra l’introduzione del divorzio legale e la degenerescenza dell’Istituto Matrimoniale, può andare sul sito de il Foglio e leggere l’articolo di Riccardo Volpi.   
In questo post, mi occuperò, invece degli aspetti reconditi ed occulti che tale legge comportò.
Anzitutto giova ricordare agli smemorati e agli uomini di poca fede cosa veramente rappresenta il matrimonio cristiano.

 

L’importanza dell’Istituto matrimoniale: la sua sacralità

L’istituto matrimoniale devesi considerare sotto un duplice aspetto: naturale  e sacramentale.
Cristo – Restauratore per antonomasia di tutte le cose che sono in cielo e terra ( Ef, I, 10) – elevò il matrimonio tra i battezzati, da semplice contratto naturale (e quindi governato soltanto dal diritto naturale), a Sacramento, fondendo in uno solo entrambi gli aspetti dell’Istituto, divenuti, perciò stesso inseparabili!
Il matrimonio tra cristiani, dunque, è uno dei SETTE SACRAMENTI; e dall’essere questo sacramento lo stesso negozio naturale elevato all’ordine sovrannaturale (si parla in tal caso di Contractus supernaturalis) discendono i seguenti principi:
  1. potere di regolare il matrimonio, di dichiarare e stabilire gli impedimenti, di decidere circa la sua validità, di stabilirne le conseguenze ( che non siano meramente civili,) dev’essere riconosciiuto  esclusivamente alla Chiesa, UNICA COMPETENTE, per DIRITTO DIVINO, circa la materie sacramentale;
  2. che esso matrimonio può essere posto in essere che mercè il consenso dei contraenti, che “nulla humana postetare suppleri valet". Il "mutuus consensus per verba de praesenti expressus" è dunque la "causa efficiens" del matrimonio : e “ministri” di questo sacramento non possono perciò ritenersi che gli stessi sposi, le cui volontà consensienti si dirigono appunto a porre in essere il contratto (animus contraentis obbligationis) , e implicitamente, lo stesso sacramento (intentio); mewntre il sacerdote non fa che assistere quale /testis pubblicus et testis qualificatus od testis ex oficio deputatus, raccogliendo in nome e per conto della Santa Romana Chiesa il consenso dei nubendi ed invocando, con la benedizione, la grazia su di essi.

Definizione del matrimonio

Nello stabilire la definizione del matrimonio è da tener sempre presente che il termine, benché abusato, non è univoco; poiché con il nome "matrimonio", si suole indicare sia l'atto giuridico in se stesso, che da origine alla società coniugale, sia il vincolo che da esso scaturisce e,  propriamente, la stessa società coniugale. come "status", posto in essere dal negozio matrimoniale.  Quando si afferma: "matrimonium facit partium consensus" e si studia la validità del matrimonio e quindi si parla di nullità del matrimonio medesimo, o si tratta degli impedimenti al matrimonio, ecc., il nome è inteso nel primo significato
quando si afferma "matrimonium esse societatem permanentem inter virum et mulierem ad filios procreandos" , che il matrimonio è indissolubile, o che induce questi  o questi altri obblighi  o diritti nei coniugi, o rispetto ai figli, ecc. il nome s'intende nel secondo senso.

V'è dunque, un matrimonio come atto transeunte, che i canonisti chiamano "in fieri" o "matrimonium active sumptum"; e un matrimonio come stato permanente, che si dice "in facto esse" o "matrimonium  passive sumptum". Ma il matrimonio inter baptizatos è sacramento sia "dum fit" sia " dum permanet postquam factum est". 
Il matrimonio può essere definito avendo riguardo all'uno o all'altro dei suoi due aspetti
Avendo riguardo soprattutto al matrimonio come atto, una definizione soddisfacente può essere questa
"Il matrimonio tra battezzati e il contratto-sacramento  che determina in piena e indissolubile unione tra un UOMO e una DONNA per la procreazione e l'educazione della prole e per il mutuo aiuto e perfezionamento".
                                                                    - - - - - - -

Ora, senza indulgere ancora nelle maglie della Legge Canonica, anche per non annoiare chi legge, si può subitamente capire che non di solo contratto si tratta...
Il matrimonio, per il suo carattere assai particolare, soprattutto in quanto Sacramento, è sottoposto a ulteriori speciali norme giuridiche, che si riferiscono sia alla sua confezione, sia alla sua vita, ossia ad altri rapporti che da esso necessariamente scaturiscono; i quali, a differenza di quelli nascenti da altri contratti di natura profana, sono, nella loro sostanzialità. indipendenti da ogni volontà dei soggetti contraenti.

Ritengo invece opportuno sottolineare il carattere rivoluzionario imposto dal Cristo nella questione dell'indissolubilità. Infatti se è ormai pacifica la figura del Matrimonio nel disegno divino, non appare altrettanto la sua indissolubilità che viene sancita solo dal Cristo che ha parlato per mezzo dei suoi apostoli.
Ogni uomo ( e ogni donna)  fa l'esperienza del male, attorno a sé e, soprattutto, dentro di sé. Questa esperienza si fa sentire anche nelle relazioni fra l'uomo e la donna. Da che mondo è mondo l'unione dell'uomo con la donna è stata minacciata dal disappunto, dalla prevaricazione, dall'infedeltà, dalla gelosia e da numerosi conflitti che possono insorgere durante la vita matrimoniale e indi portare alla rottura del sacro legame. Questo disordine può manifestarsi in modo più o meno acuto, e può essere più o meno superato, secondo le culture, le epoche, gli individui, ma sembra proprio avere un carattere universale. Certo, l'analisi che ne vien fuori è terribile, ma questo deve servire a rafforzare la fede, non ad indebolirla.
Quando ciò accade, allora davvero correre ai ripari. E solo con la FEDE diventa possibile superare l'impasse.
Pure questo non è affatto facile. Ma la realtà è che nessun uomo del mondo è immune, neppure quegli uomini di fede assai tradizionali. Il che ci riporta al "punto di partenza". Ed è qui che entra in campo il carattere assolutamente Stoico, anti-epicureo del Cristianesimo. Chi abbraccia una fede non può farlo solo a metà, privilegiando alcuni punti a discapito di altri. Vale sottolineane che, in questo ambito, fu proprio il Cristo a dare un carattere inderogabile all'unione matrimoniale.  Questo lo possiamo notare durante l'episodio delle nozze di Cana, dove, su richiesta di Maria, sua madre, il Cristo compie il suo primo segno... Inoltre, come se non bastasse, nella sua predicazione, Gesù ha insegnato, senza se e senza ma,  il senso originale dell'unione dell'uomo e della donna, ragion per cui il "permesso" conferito da Mosè, di ripudiare la propria moglie era una concessione motivata dalla durezza del cuore; una sorta di immaturità spirituale all'unione che, all'epoca veniva vista in senso del tutto materiale. Con la venuta del Cristo l'unione matrimoniale dell'uomo e della donna diventa indissolubile: Dio stesso l'ha conclusa: « Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi » (Mt  Oggi, purtroppo, in un periodo in cui, si da ampio risalto alla propria individualità, si mette in secondo piano la comunione con Dio. 
Oggi, alcuni esegeti, in odore di zolfo, affermano che questi detti del Signore avrebbero riscontrato già nei tempi apostolici una certa flessibilità nell’applicazione: e precisamente, nel caso della pornèia (fornicazione, cfr. Matteo, 5, 32; 19, 9) e nel caso della separazione tra un partner cristiano e uno non cristiano (cfr. 1 Corinzi, 7, 12-15). Le clausole sulla fornicazione sono state oggetto di controversa discussione fin da subito in campo esegetico. Molti sono convinti che non si tratti di eccezioni rispetto all’indissolubilità del matrimonio, ma piuttosto di legami matrimoniali invalidi. Ad ogni buon conto, la Chiesa non può fondare la sua dottrina in base ad ipotesi esegetiche controverse. Essa si deve attenere al chiaro insegnamento del Cristo, non ad altri seminatori di zizzania. Non a caso, storicamente lo scisma operato dalla "perfida Albione" è stato posto in essere non a causa di differenze dottrinali, ma perché il Papa, in obbedienza al Verbo del Cristo, non poteva assecondare la richiesta regale di Enrico VIII circa lo scioglimento del suo matrimonio.  La nascita della Chiesa d'Inghilterra, come sottolineava giustamente il compianto prof. Giacinto Auriti, rappresenta a tutti gli effetti una "rivincita di Satana sul Cristo". Inoltre, anche qui, si apre la divaricazione tra insegnamento cristiano e insegnamento Mosaico, con tutto ciò che una tal cosa comporta.

La motivazione più profonda  la si può rinvenire nella fedeltà di Cristo alla sua Chiesa. Dal sacramento del Matrimonio scaturisce il dovere di fedeltà. Gli sposi (che sono i ministri dell'Istituto matrimoniale) sono obbligati a rappresentare tale fedeltà e a darne testimonianza attiva. Dal sacramento, l'indissolubilità del Matrimonio riceve un senso più alto.
Oggi, legarsi per tutta la vita a un essere umano può apparire irrealistico e persino impossibile. È perciò quanto mai necessario annunciare la Buona Novella e ripetere le parole del Cristo.  Dio ci ama di un amore definitivo e irrevocabile e gli sposi sono partecipi di questo amore, che li conduce e li sostiene, e che attraverso la loro fedeltà possono essere testimoni dell'amore fedele di Dio. 

2 commenti:

  1. Ottimo post di ingresso nel Blog. Mi sembra di capire il senso riposto che sembra rivolto ad una cultura della "disgiunzione".Questa è stata un poco sommarizzata nella triade fisica che si trova nello stato di "separatezza".Viviamo dunque in un clima culturale in cui vi è *io da una parte, la natura da una parte, l'uomo da una parte, senza congiunzione alcuna. E ciò ben si collega al mio dire nel post sul Tramonto dell'Occidente. Oggi si fa qualche sforzo, anche da parte del mondo scientifico, di ricollegare i componenti della "triade". Mi riferisco in particolare al ricollegamento fra uomo e natura, L'ecologia è una disciplina che si muove in tal senso. Ma nulla viene fatto in ambito Spirituale, lasciando gli agnelli facili preda del lupo.

    RispondiElimina
  2. Questo post mi trova invece sostanzialmente discorde. Non che io sia un estimatore del progressimo divorzista... tutt'altro. Il disegno dell'abrogazione del divorzio, insieme alla corrente che lo propose, costituisce una tipica espressione d'ipocrisia, di falso zelo, e, perché no, di vera e propria irresponsabilità. Insomma proporre l'indissolubilità di un legame, in un epoca in cui tutto è precario, oltre ad essere profondamente anacronistico, e anche pericoloso.

    RispondiElimina