mercoledì 1 gennaio 2014

L'Italia di San Silvestro


L'anno concepito all'antica maniera non interessa più alcuno, almeno qui, nel "Bel Paese".  La "settimana de l'avvento", i giorni de la Merla, "l'estate di San Martino", i "mercanti di neve", sono ormai orpelli del passato, cavalli di battaglia d'altri tempi. Eppure questi, una volta, rappresentavano l'antico Lunario e servivano a puntualizzare il tempo che passa inesorabile.



La gente, invece, si chiede che fine d'anno sarebbe senza il classico cenone di San Silvestro, magari attovagliati al desco di qualche politicante in bella vista, con superfinale da sballo in discoteca. E soprattutto che primo dell'anno sarebbe senza il consueto discorso di fine d'anno del capo dello Stato?

Questa è la cosiddetta Italia di San Silvestro che vuole oltre al suo benamato oroscopo di garanzia il solito repertorio offerto dal politicume nostrano, fatto dai "protagonisti dell'anno vecchio" e di vecchi fusti dell'anno a venire.
Mentre il paese dei Vip e dei meno Vip ha di queste amene preoccupazioni il Paese reale langue. 
Non si chiede quali siano le reali cause che lo hanno portato sull'orlo del baratro. 
Intanto, segnali assai drammatici si stanno moltiplicando a vista d'occhio. Visti tutti insieme sembrano del tutto privi di correlazioni logiche. Ma è solo apparenza. C’è invece una logica ben precisa al fondo di tutto. Tutti questi elementi ci dicono che siamo in una situazione di grande squilibrio. Uno squilibrio presente a tutti i livelli e per questo assai insidioso.   E qui l'economia e la finanza rappresentano solo due tasselli del mosaico. Lo squilibrio maggiore riguarda il pianeta terra, il suo ciclo vitale, la gestione del suolo che è - giova ricordarlo -  una risorsa non rinnovabile. Lo squilibrio perciò è un insieme di squilibri, tutti interconnessi fra loro e perciò influenzantesi a vicenda. Il guasto concerne un meccanismo complesso. Intervenire unicamente su uno di questi o su alcuni, non servirebbe a molto. Sono il risultato di miliardi di anni. Li abbiamo modificati in due secoli di sussulti violenti. Adesso gli effetti invadono tutte le sfere della nostra vita, la natura, la società, l’energia che ci è necessaria, la psicologia di tutti e di ciascuno. E 7 miliardi d’individui sono presi in un vortice immenso, al quale sembra non esserci riparo. Le strutture economiche e sociali che abbiamo costruito appaiono sempre di più non solo instabili, ma fragili. Pochi conoscono come funzionano. Quando si rompono – e si rompono sempre più spesso – pochi, quasi nessuno, sanno come ripararle. 


Chi ha in mano le redini del potere? Chi guida il circo? Ci sono i signori del mondo, che vivono ai piani alti di una altissima torre d'avorio. Nessuno li ha eletti, pochi li conoscono e tuttavia dispongono di tutto il potere necessario per fare quello che fanno. Il denaro li ha resi intangibili, al di sopra delle parti dotati di un vero potere assoluto, al punto che alcuni di loro si credono onnipotenti. E qui, però, nell'onnipotenza, che non è cosa umana, la loro principale linea di faglia. Vedono, da lassù, una parte del futuro (non tutto però).  Vedono dunque, meglio di noi, la crisi che arriva al galoppo. Sanno che la torre in cui vivono è ormai come la cima di un vulcano. E cercano di chiuderne la bocca, con tutte le tecnologie di cui dispongono, cambiando il clima, creando nuove armi, puntandole contro la natura, accrescendo tutti gli squilibri.  

Imitando, in qualche modo, senza averne la capacità, gli sciamani, costoro provano qualche magia per uscire dal cul de sac. Intanto dall'alto della loro torre, scrutano le plebi infbestialite risalire lungo i babrbacani, preparandosi alla pugna. Possono vincere contro quelli che salgono, ma non potranno fermare l’eruzione del vulcano su cui siedono.

San Silvestro, perciò, assume un ruolo assai in voga di questi tempi: il curatore fallimentare. Si, perché, Questa è la figura dominante che dopo la dipartita  di Berlusconi.  Tutti ricorderanno il famigerato Coup d'état messo a punto dal nostro cane da guardia Napolitano... ragion per cui chiunque lo abbia appoggiato è in dovere di ascoltarlo. E cosa ha detto allora?
Qui dobbiamo fermarci un poco, poiché il nostro monarca ci ha, per certi versi, lasciati basiti. 
Il nostro benamato Presidente ci ha letto molte lettere augurali di nostri connazionali.
Una cosa del tutto insolita ed inaspettata. Una mossa da gran giocatore d'azzardo. Ma proprio per questo si è rivelata un asso nella manica... Immaginiamo che queste lettere siano state adeguatamente selezionate, tra le molte arrivate, non tanto per il tono augurale quanto per le lamentele circa la disastrosa congiuntura che stiamo attraversando. Queste lettere rappresentano la distanza abissale che esiste già da tempo fra gli elettori e gli eletti, fra chi ci governa e chi viene governato. E proprio per questo invece di essere obliterate o passate in secondo piano, le missive vengono messe in bella vista, magari con qualche aggiustamento ad hoc...

Il secondo asso calato sul tavolo dall'astuto presidente è il rifiuto sdegnato delle critiche e, con esse, il rifiuto della logica del tutti contro tutti mostrando a tutti gli italiani che il Capo è lui, non altri. La sua rielezione non era frutto di un oscuro complotto... al contrario,  essa si spiega come un'ulteriore assunzione di responsabilità di fronte ad un pericolo per la democrazia. Infatti, secondo il nostro bene amato Presidente, soltanto in Italia la Crisi economica ha coinciso con una profonda crisi politica, ragion per cui il suo ridiscendere in campo è stato dettato unicamente dalla responsabilità e dall'amore profondo per il suo paese. La sua rielezione, in ultima analisi, coinciderebbe con un problema sistemico.

Il terzo asso nella manica consiste in un malcelato ricatto al Cavaliere di Arcore. Il ricatto che teme Berlusconi si espliciterebbe in caso di dimissioni volontarie del Presidente della Repubblica, prima delle cosiddette elezioni anticipate, la qual cosa manderebbe in fumo tutti i piani del cavaliere disarcionato.
Nella sua estrema solitudine, il presidente Napolitano non ha fatto emergere le profonde contraddizione di un parlamento delegittimato e di un governo senza maggioranza, di un governo perciò, assolutamente antidemocratico.  Di qui il quarto asso che però non è nelle mani del cane napoletano.

Napolitano dimentica che la sua rielezione non può essere il frutto di un capriccio o peggio di un suo arbitrio. L'art. 85 impone una durata precisa al mandato presidenziale, ragion per cui la sua difesa è debole.  Dunque le elezioni presidenziali non possono e non devono condizionare la vita politica e democratica del paese.
Per questo il  presidente ha assunto, forse senza accorgersene, il ruolo che una volta spettava ai dittatori..

I giorni, come tante auto da corsa, sono tutti allineati sulla linea di partenza, pronti a sfrecciare sul percorso delle stagioni. 
Cosa accadrà?


Riuscirà l'Italia a uscire dall'impasse ?


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