Il malcostume partitocratico, portato alla luce dalle note vicende giudiziarie, ha stravolto il nostro giudizio sulla politica, sul liberalismo e la democrazia.
Occorre perciò riportare nel dibattito politico l’ideale liberale nella sua essenza, senza alcun pregiudizio, privandolo delle inutili e sterili polemiche, ed invece analizzandolo nella sua pura essenza.
In questo senso possiamo prendere come riferimento il messaggio politico di Benedetto Croce, il quale ci ha trasmesso un’idea di liberalismo come metodologia di pensiero e azione.
Da questo punto di vista, possiamo serenamente affermare che l’essere liberale, secondo la visuale crociana, non si ascrive ad una sorta di ideologia statica ed inamovibile, come invece possono essere il comunismo, il fascismo, il socialismo eccetera. Il liberalismo è dunque un fenomeno metapolitico e metapartitico.
Non vi sono, per questo motivo, delle ricette precostituite, inserite nel “DNA” Liberale. Il liberalismo è piuttosto un metodo. Un metodo che fornisce strumenti utili per agire nell’agone politico attuale.
La religione della libertà
L’espressione va interpretata in due sensi. Anzitutto in senso etimologico. Religio è ciò che unisce. La libertà dovrebbe essere la più alta aspirazione umana, insieme alla conoscenza. Invece, oggi, per molti, vale più un accomodamento, un favore che la libertà. Per andare oltre. Croce usa questo termine poiché richiama la passione e, soprattutto, qualcosa di non meramente intellettualistico.
Quindi essere liberali significa essere uniti nella lotta per la libertà. La religione però riporta alla nostra mente la Fede e dunque la passione. In questo senso il liberalismo di Croce si avvicina molto a quello di Piero Gobetti. Il concetto di lotta è centrale nel liberalismo italiano. Quando Gobetti esalta l’associazionismo operaio non lo fa in termini propriamente marxisti ma proprio come una forma di lotta per l’emancipazione e la conquista degli spazi di espressione. Questa lotta si concretizza nella costruzione delle istituzioni democratiche ossia nella forma di rappresentanza modernamente intesa.
Il concetto di Libertà può essere equiparato ai concetti di “Vita” e “Amore”.
Benedetto Croce non dice quanto “mercato” o quanto “Stato” debba esserci nel liberalismo. Il liberalismo è una concezione del mondo e della vita. Una lotta per la libertà. Non può dunque associarsi ad alcun partito politico. Diversamente, il liberalismo diverrebbe un’ideologia come tante altre. E’ una continua tensione che serve all’uomo per creare la vita. Quindi tutto ciò che crea Vita è intrinsecamente etico. Croce vuole spronare gli uomini a coltivare la libertà come lotta. Questo perché la libertà va ri-conquistata ogni giorno. Anche Luigi Einaudi condivide quest’amore per la lotta, intesa come lotta per la libertà. Infatti nel suo saggio “La bellezza della lotta” spiega quale sia la sua idea del liberalismo. Per i liberali la storia non si muove né in un senso né in un altro, come invece avviene secondo la visione marxista. Per questo occorre agire con responsabilità e coscienza, senza farsi influenzare dalle mode o, peggio, dagli istinti materiali. Il liberalismo – correttamente inteso – non è altro che la continuazione della rivoluzione portata a compimento dal Cristianesimo. Una rivoluzione che combatte tutti gli elementi di fissità insiti nel materialismo e quindi non solo nel paganesimo ancestrale ma pure nel Cristianesimo istituzionalizzato (più preoccupato delle cose umane “molto umane” che di quelle spirituali).
“La menzogna ha preso il posto della verità come moneta che solo ha corso”
Queste le parole di Croce. Ma allora se la verità assume un ruolo centrale nell’analisi Crociana occorre che essa sia interpretata alla luce di un’altra ottica. Tutto rimanda all’individuo e al suo cosciente o incosciente operare e muoversi nella storia.
La colpa, l’errore e il male in generale, si rivelano come il negativo manifestarsi di un potere in cui l’Io ha il suo principio. L’insufficienza della volontà rispetto alla tensione umana. In altre parole la deficienza della volontà rispetto al mondo degli istinti. Il mondo degli istinti è il mondo naturale. Vi è poi una presenza fra due correnti che, per semplicità, si possono distinguere in due correnti principali: quella del passato e quella dell’avvenire, come segno di un’armonia o anche di una lotta fra bene e male.
Il decorso del destino individuale per Croce è frutto di questa lotta cosciente. A ben vedere, però, esso viene determinato dalla continua combinazione di queste due correnti. Gli orientali identificano il passato come il karma (anche se non è il karma) e il futuro che reca con sé il germe della libertà.
In altre parole esiste nell’individuo un percorso già esperito ( magari anche in malo modo), che rappresenta un percorso obbligato; e un percorso diverso che si dirige verso l’avvenire e rappresenta l’evoluzione umana. Questa è la corrente dell’IO attiva nel puro pensiero, indipendente dal sentire radicato nella natura. In questo processo il sangue, la razza e l’appartenenza nulla possono. Tuttavia, dall’incontro/scontro fra le due correnti nasce il destino dell’uomo.
© ♔Pier Luigi