Gira e rigira siamo - obtorto collo - ritornati al "grande inciucio", a quello che una volta si sarebbe chiamato, "Governissimo" e che, oggi, nelle stanze paludate del potere viene chiamato, molto prosaicamente, "governo delle larghe intese", ma che, in effetti, è solo un governicchio di vecchi e nuovi saltimbanchi. Il risultato elettorale - nonostante il Porcellum - non ha consegnato al Paese una maggioranza coesa. utile per governare. Per questo quasi tutti giustificano la nascita di questo governo.
Un governo senza un'identità precisa, senza una linea condivisa che si poggia sul deserto dei valori, dove c'è di tutto, non può essere un buon governo. Tuttavia. la notizia secondo cui due partiti maggiori avrebbero messo da parte le loro velleità partigiane in nome dell'interesse generale appare come un déjà vu. La farsa dell'alternanza, frutto bacato del bipolarismo di matrice anglosassone, non ha sortito i risultati auspicati dai poteri forti.
Oggi, viviamo in una democrazia bloccata dai parametri di Maastricht e dal pareggio di bilancio, dove l'alternanza è una pia illusione e il bipolarismo un utile escamotage per controllare il potere del popolo sovrano. Il bipolarismo viene costantemente mantenuto in vita per assecondare il volere di Bruxelles, non per altro. Quando un governo non segue le direttive europee viene immediatamente redarguito e indi commissariato. E' accaduto al precedente governo Berlusconi che ha dovuto, in fretta e furia, passare la patata bollente al liquidatore fallimentare, Mario Monti, in barba ad ogni volere popolare. La politica montiana, in effetti, non è stato un errore di percorso... tutt'altro; essa era stata auspicata da anni, nei cosiddetti ambienti "influenti". Per questo appare ingeneroso sostenere la tesi che essa sia stata perseguita da tecnici incompetenti. Monti - per questo ed altro - forse si aspettava più riconoscenza da parte di quei poteri che lo hanno incoraggiato a "salire in politica", ma che poi, nei fatti, non hanno fatto nulla per fermare Grillo. Monti ha infatti collezionato una mezza figuraccia e i suoi compagni di corsa sono rimasti appiedati.
Un governo senza un'identità precisa, senza una linea condivisa che si poggia sul deserto dei valori, dove c'è di tutto, non può essere un buon governo. Tuttavia. la notizia secondo cui due partiti maggiori avrebbero messo da parte le loro velleità partigiane in nome dell'interesse generale appare come un déjà vu. La farsa dell'alternanza, frutto bacato del bipolarismo di matrice anglosassone, non ha sortito i risultati auspicati dai poteri forti.
Oggi, viviamo in una democrazia bloccata dai parametri di Maastricht e dal pareggio di bilancio, dove l'alternanza è una pia illusione e il bipolarismo un utile escamotage per controllare il potere del popolo sovrano. Il bipolarismo viene costantemente mantenuto in vita per assecondare il volere di Bruxelles, non per altro. Quando un governo non segue le direttive europee viene immediatamente redarguito e indi commissariato. E' accaduto al precedente governo Berlusconi che ha dovuto, in fretta e furia, passare la patata bollente al liquidatore fallimentare, Mario Monti, in barba ad ogni volere popolare. La politica montiana, in effetti, non è stato un errore di percorso... tutt'altro; essa era stata auspicata da anni, nei cosiddetti ambienti "influenti". Per questo appare ingeneroso sostenere la tesi che essa sia stata perseguita da tecnici incompetenti. Monti - per questo ed altro - forse si aspettava più riconoscenza da parte di quei poteri che lo hanno incoraggiato a "salire in politica", ma che poi, nei fatti, non hanno fatto nulla per fermare Grillo. Monti ha infatti collezionato una mezza figuraccia e i suoi compagni di corsa sono rimasti appiedati.
Nathan Gardels |
“...ci sarà la necessità di una forma di ‘unità nazionale’ e di una ‘casta tecnocratica’, necessariamente no-partisan e in un certo senso ‘depoliticizzata’, affinché qualsiasi futuro governo sia preso sul serio”.
E, dunque, dopo la parentesi "tecnocratica" di Monti siamo ritornati al "Grande Blocco". Il Blocco storico, composto dalle oligarchie finanziare, ha scelto Enrico Letta, nipote del ben più importante Gianni Letta.
Attorno a quest'uomo si sono coalizzati gli interessi finanziari e quelli di partito. Letta rappresenta il trait d'union tra il centro destra e il centro sinistra, il compromesso storico per eccellenza. Come i democristiani della defunta prima repubblica restarono impassibili al governo mentre i "sinistri" colonizzavano la cultura, scristianizzandola, allo stesso modo i cattolici del PD stanno al governo mentre gli agenti del capitale dilapidano lo Stato, privatizzandolo e sottomettendolo ai potentati economici internazionali.
Sul conto dei suoi componenti non si raccontano cose assai commendevoli. Il "Fatto Quotidiano" fa un elenco dei cosiddetti impresentabili.
Il “padrone d'oltreoceano" conosce bene i suoi "polli" ed è dunque pienamente consapevole della differenza tra i due schieramenti. La sinistra, perciò, in un certo qual modo, viene preferita alla destra, ma fino ad un certo punto. I sinistri sono più meschini degli altri e quindi da preferire per certe covert operations in cui occorra duttilità e notevoli doti di mascheramento. E' già accaduto con il dott. Sottile e con Romano Prodi e continua oggi con il governo Letta-Alfano. Quindi, in un certo senso, assistiamo ad un peggioramento della situazione, rispetto al passato. La variante oggi è rappresentata da un governo di coalizione che dovrà conciliare gli interessi di bottega del PDL con la sete di potere del Partito Democratico. Per questo ed altri motivi, molti credono che il governo Letta faccia appena in tempo a superare l'estate.
Inoltre l'ossequio di qualsiasi governo "democratico" verso Palazzo Koch è davvero stucchevole.
Da quel covo di vipere sono usciti i migliori devastatori dello Stato sociale italiano: da Carlo Azeglio Ciampi a Lamberto Dini fino Mario Draghi. Costoro, con la complicità interessata dei politicanti presenti in entrambi gli schieramenti, hanno svenduto tutto il patrimonio pubblico italiano, con la scusa di sanare il debito pubblico. Sotto questo punto di vista occorre aprire una parentesi.
Esiste una legge che da anni giace moritura, temuta da tutti i banchieri, che se ne tengono alla larga, la Legge 28 dicembre 2005, n. 262.
"Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, è ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici".
La semplice attuazione di quest'articolo permetterebbe allo Stato italiano di recuperare in parte (si badi bene) la cosiddetta Sovranità monetaria, sancita dall'art. n.1 della nostra Costituzione e, soprattutto, di rientrare in possesso delle quote detenute dalla Banca d'Italia e della sua moneta nazionale. E' chiaro che una tal cosa va contro il Trattato di Maastricht, ma questo, e l'eventuale uscita del nostro paese dall'Eurozona, dovrebbe essere oggetto di una consultazione popolare, poiché l'entrata nell'euro non è stata decisa attraverso alcun referendum. Chiusa parentesi.
La stampa, rispetto al governo Letta, appare molto più incline all'encomio che alla stroncatura. D'altra parte anche i giornalisti vanno capiti... anche loro devono portare il pane a casa e siccome c'è la crisi è meglio tenersi stretto il posto che i padroni del vapore hanno assegnato loro. A stigmatizzare questo governo è rimasto solo Beppe Grillo con il suo corposo gruppo di parlamentari. Per questo motivo il Beppe nazionale è stato attenzionato dai suddetti pennivendoli del sistema con metodi molto spicci e per nulla rispettosi delle persone.
Sarà anche per questo motivo che Grillo rifiuta sdegnosamente di andare nei Talk shows o anche di rilasciare interviste...in specie se vengono dai soliti salotti del potere...
© ♚Pierre
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